Non sarà una Finanziaria di guerra come quella dello scorso anno (rimasta inattuata); i ristori sono esigui e, per di più, nemmeno così certi. L’interrogativo più grande, infatti, è rappresentato dalle coperture finanziarie: “Ci sono più di 50 milioni a valere sui fondi Poc – spiega Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico – che dubito si possano utilizzare per la spesa corrente. Pertanto rischiano di rimanere scoperti”. Si tratta di risorse extraregionali destinate agli investimenti (infrastrutture comprese), che solo con il ‘via libera’ di Roma potrebbero essere riprogrammati per i lavoratori del mondo dello spettacolo, dei cinema, della fotografia, del wedding. L’iter, che ha preso il via lunedì pomeriggio ma si è subito stoppato, è tempestato di dubbi come nel 2020: “Sono soldi già impegnati su interventi legati allo sviluppo – chiarisce Lupo, in maniera quasi didascalica –. Queste voci, dopo aver fatto un’attenta verifica della qualità della spesa, andrebbero definanziate, laddove non esistono obblighi giuridicamente vincolanti, e le risorse investite altrove. I Poc, comunque, non sono immediatamente disponibili e non è detto che Roma acconsenta”.
Ci siamo già passati, eppure l’imprinting della maggioranza è il medesimo. Curare le ferite della pandemia provando a mettere pezze. Inoltre, Armao e soci si portano sul groppone un altro dubbio amletico: a quanto ammonta il reale disavanzo della Regione? Nessuno potrà dirlo con certezza finché non si darà pronunciata la Corte dei Conti con il giudizio di parifica sull’ultimo rendiconto.
Basteranno i 100 milioni accantonati preventivamente?
“Se il giudizio di parifica dovesse accertare un maggiore disavanzo, dovremmo coprirlo con un assestamento. E inoltre dubito che la stima di 100 milioni di maggiori entrate, prevista in Bilancio, sia corretta. In parte deriverebbero dal gettito delle imposte da slot machines. Ma con le sale giochi chiuse, e le slot che non funzionano, come fa il gettito ad aumentare?”.
La classica coperta corta.
“Sono risorse che vengono prese da una parte e spostate dall’altra. La cosa più grave è che non creeranno lavoro né occupazione”.
In una fase come quella della pandemia è difficile immaginare sviluppo.
“Io capisco che attraversiamo un momento complicato, ma questo governo sembra rassegnato a un declino economico. In questo Bilancio e in questa Finanziaria non c’è alcun progetto di ripresa”.
L’accordo Stato-Regione, oltre a imporre un taglio della spesa di 40 milioni, blocca il turnover nel comparto dirigenziale, e obbliga a una riduzione del personale nella macchina amministrativa. Il governo Musumeci ha già chiesto di modificarlo. Quanto è vincolante?
“L’accordo impone la razionalizzazione della spesa, mette dei paletti, ma nessuno ha costretto la Regione a firmarlo. Inoltre, non credo ci sia bisogno di nuovi dirigenti, perché sono notoriamente in sovrannumero. Musumeci faccia pace con se stesso. Dato che continua a sostenere che i dirigenti non lavorano – e io non sono d’accordo – sarebbe il caso che si occupasse di farli lavorare. Ma se dice di voler assumere altro personale non è coerente”.
Lei ha contestato questa manovra anche per la “miriade di emendamenti-mancia” presentati dal centrodestra.
“Al di là dei singoli interventi, contesto l’idea della spesa a pioggia. Piccoli interventi che, magari, possono anche essere una risposta a un Comune o a un territorio, ma, essendo slegati fra loro, non esprimono alcun progetto complessivo per la Sicilia. E non generano sviluppo”.
Anche i comuni sono stati dimenticati. I sindaci, inoltre, attendono ancora il fondo perequativo da 260 milioni dell’ultima Finanziaria.
“I Comuni sono la vera nota dolente di questa Legge di Stabilità. Saranno loro a pagare il costo della stabilizzazione dei lavoratori Asu: i 10 milioni appostati in Finanziaria, infatti, sono stati sottratti al Fondo delle autonomie locali. Non dimentichiamo che i Comuni continuano a sostenere costi ingenti. Ad esempio per il trasporto degli alunni, che nell’ultima riforma del diritto allo studio viene indicato come “gratuito”. Questa gratuità costerebbe alla Regione 27 milioni circa, ma in bilancio ne vengono garantiti 9, appena un terzo. Significa che la parte restante sarà a carico dei bilanci comunali o delle famiglie. Fra le altre spese sostenute dagli enti locali ci sono quelle per il ricovero dei minori disposto dall’autorità giudiziaria, delle donne vittime d’abuso nei centri antiviolenza. O degli animali abbandonati, che vale fior di milioni. Noi queste cose le abbiamo dette: abbiamo fatto le nostre proposte e scritto i nostri emendamenti, ma il governo non ci vuole ascoltare. Se si scarica tutto sui comuni, questi rischiano di scoppiare e andare in dissesto. Il primo effetto sarebbe un aumento dei tributi e della pressione fiscale. A pagare per tutti sarebbero i cittadini”.
Però la stabilizzazione degli Asu è stata accolta con favore da tutti i partiti.
“Ma non è possibile che gravi sulle casse dei comuni. La Regione, anziché disperdere risorse in mille interventi a pioggia, avrebbe dovuto garantire una quota considerevole. E fare in modo che i precari fossero stabilizzati almeno a 18 ore, non a 14 o 15. Quanto stabilizzi questi lavoratori a 14 ore, vuol dire che lavoreranno un giorno in meno a settimana. E questo provocherà una disfunzione negli uffici e nell’erogazione dei servizi”.
A questo mostro che è la Finanziaria hanno contribuito anche i numerosi emendamenti presentati in commissione Bilancio. C’è un padre di questo disastro o ci sono più colpevoli?
“Il padre è Musumeci. Non mi sorprende il fatto che un collega possa presentare un emendamento al posto di un altro: è una dinamica naturale per far fronte alle richieste dei territori. Il problema è che il governo non ha un’idea, un progetto di sviluppo. Il disastro è generato dal vuoto totale della sua programmazione economica”.
Una domanda che esula dalla Finanziaria: qual è il suo giudizio sulla campagna vaccinale?
“E’ del tutto negativo. La cosa più grave è che finora non si sono vaccinati i soggetti fragili, cioè coloro che soffrono di patologie gravi o gravissime, ad esempio gli ammalati di fibrosi cistica. Dovevano essere i primi. E’ assurdo, invece, procedere per categorie o per fasce d’età, senza tenere conto di quelli che stanno peggio. Cioè una over-70 malata di tumore polmonare non la vaccinano perché ha un tumore…”.
Spesso non ci sono i vaccini adatti per le persone vulnerabili.
“Ma nemmeno la possibilità di registrarsi sulla piattaforma online, indicando di che patologia soffrono… Capisce? Fin qui non hanno potuto nemmeno prenotarsi. Su questo ho presentato un’interpellanza”.
Da oggi la Regione si adegua al piano nazionale e i soggetti fragili saranno vaccinati per primi.
“La pandemia è esplosa più di un anno fa. Avrebbero dovuto pensarci già da mesi, non da lunedì 15”.