Un centro direzionale da 425 milioni, “il più importante investimento di edilizia pubblica realizzato in Italia negli ultimi decenni”, per abbattere il costo dei fitti passivi, che il presidente Musumeci, nel video di ieri, ha quantificato in 27,5 milioni l’anno. In attesa di capire se si farà davvero ma soprattutto in quanto tempo e con quali soldi, emerge sempre più chiara l’ultima passione (non ce ne vogliano i cavalli) di Musumeci: il mattone.
Pochi giorni fa, armato di caschetto, s’è presentato nel cantiere del polo di emergenza del Policlinico di Palermo, dove nasceranno un pronto soccorso, un reparto di terapia intensiva, l’emodinamica e alcune sale operatorie: è uno degli interventi di riqualificazione (è stato attivato il 30% dei 79 cantieri previsti) che fanno parte del piano di spesa da 240 milioni varato dalla struttura commissariale di Domenico Arcuri, oggi diretta dal generale Figliuolo, e co-finanziato dall’assessorato alla Salute. La prima risposta all’emergenza sanitaria. Il presidente, a gennaio, aveva fatto tappa anche al Cervello. Mentre a fine novembre aveva dato il via, simbolicamente va da sé, alle opere di riqualificazione dell’ex ospedale militare, all’interno della Caserma “Michele Ferrara” di corso Calatafimi. I lavori, dal valore di 7 milioni di euro finanziati da Regione e Agenzia del Demanio, sono propedeutici alla creazione di un nuovo Polo direzionale per l’Arma dei carabinieri.
Al netto degli ospedali-colabrodo da riqualificare, e degli hub vaccinali da inaugurare (siamo a quattro, ma per l’ultimo, a Caltanissetta, Musumeci ha marcato visita), altri appuntamenti hanno scandito la vita quotidiana del governatore. Per questo il 12 febbraio, assieme all’assessore Toni Scilla, s’è presentato in via Catania, a Palermo, e ha osservato il degrado imperante dell’ex palazzo Esa, un’autentica perla appartenuta alla famiglia Florio, lasciata appassire dall’Ente di sviluppo agricolo. Che sarà pure “l’ultimo carrozzone della Prima repubblica”, ma in quanto a patrimonio immobiliare è secondo a pochi. Musumeci, che dopo aver scattato qualche foto sull’imponente terrazza, s’è offerto di “sottrarlo al degrado e all’abbandono”. Ghe pensi mi…
Così come, grazie a un altro progetto presentato in pompa magna col sindaco Salvo Pogliese, sarà stato sottratto al degrado e all’abbandono l’ex ospedale di Santa Marta, a Catania. Il 25 gennaio le ruspe sono entrate in azione, e serviranno tre mesi per la demolizione. Ma poi, al posto dell’ex fabbricato da 33 mila metri cubi, sorgerà una bella piazza. E tornerà visibile anche il prospetto del palazzo settecentesco di scuola vaccariniana che si affaccia sull’area.
Tornando a Palermo, in attesa che qualcuno si ricordi del villino Verderame (conteso fra l’assessore Armao e la Crias), Musumeci ha già messo l’imprinting sulla rivalutazione del bellissimo castello Utveggio, in cima al Monte Pellegrino. Il governo regionale ha finanziato per 5 milioni di euro un progetto di efficientamento energetico che permetterà di cambiare anche gli infissi e apporre un cappotto termico che non modifichi di un’unghia il prospetto originario. Alla fine del mese è prevista la consegna dei lavori, che dovrebbero terminare entro l’anno.
Mattone, che passione. E pensare che gli indizi c’erano tutti. A cavallo fra il 2018 e il 2019, Musumeci aveva dato il via a un mega progetto di restauro – con il rifacimento di strade, parcheggi e ponticelli – nella tenuta equina di Ambelia, a pochi chilometri dalla sua Militello, che sarebbe diventata sede della Fiera Internazionale del Cavallo e della Coppa d’Assi. Due eventi strappati alla concorrenza a suon di quattrini. E che dire dei tre (minuscoli) borghi fascisti, che sempre nel 2019 la giunta aveva scelto di finanziare per 14 milioni di euro? Nonostante le insinuazioni sul suo credo (politico), Musumeci se ne infischiò e decise di andare avanti perché “con questa iniziativa raggiungiamo due obiettivi: anzitutto, il recupero di uno straordinario patrimonio di architettura rurale appartenente alla storia contadina della nostra Isola; e la restituzione a territori poveri dell’entroterra di tre strutture da destinare ad attività compatibili col contesto, a cominciare dall’agriturismo o dal turismo rurale”.
Più di recente, per non farsi mancare nulla, la Regione ha investito un altro milione di euro per l’acquisto e la valorizzazione della casa natale di Salvatore Quasimodo, a Modica. La casa del letterato è sottoposta a vincolo culturale e dunque, in caso di eventuale compravendita, è previsto che la Regione possa esercitare il diritto di prelazione. Dopo tanta spesa, almeno un po’ di resa…