Il primo esonero della gestione Damir – quello di Boscaglia, ieri notte – coincide col punto più basso della presidenza Mirri. E segna un ritorno, più o meno diretto, alle questioni di campo, che l’imprenditore per tutta la prima parte di stagione aveva affidato al direttore Sagramola. Preferendo concentrarsi sul business: le liti con Di Piazza, il centro sportivo di Torretta, la ricerca smodata di un nuovo socio che rilevi il 40% di HeraHora (la holding che controlla il pacchetto Palermo). L’addio del paisà, segno di una frattura societaria insanabile, rappresenta l’inizio della fine. E coincide con un momento in cui le casse societarie, ormai da tempo, non vedono un becco d’un quattrino. Tutto fermo a causa della pandemia: gli ingressi allo stadio, gli abbonamenti, il merchandising. Il Palermo è un giocattolino a perdere e Mirri, che da questa operazione da libro cuore sperava di tirare su qualche soldino, ha infranto le proprie aspettative su un muro di gomma.
Non gli sono bastati i buoni uffici presso il sindaco Leoluca Orlando per l’upgrade imprenditoriale in cui sperava il re delle affissioni. Che in queste ore si sta scontrando con la capacità di fare sport ad alto livello e con una città appassionata, ma per nulla disposta a perdonare. Lo dimostrano gli striscioni esibiti qualche settimana fa di fronte all’ingresso del “Barbera”. La tregua potrebbe durare tre giorni – il tempo di vedere la squadra tornare in campo per il derby, mercoledì, a Catania – e poi potrebbe infrangersi sulle promesse non mantenute. La tifoseria, dopo il campionato dello scorso anno vinto su una gamba sola, è di fronte all’ennesima stagione anonima, come se non fossero bastate le ultime di Zamparini e Foschi. E ha manifestato una voglia irrefrenabile di cambiare fantino. Un’ipotesi nemmeno tanto peregrina. Ma per convincere Mirri a farsi da parte, anche il suo ego dovrebbe alzare bandiera bianca.
Ieri, alle 23.50, è arrivata la prima sterzata, sicuramente un po’ in ritardo. Cioè l’esonero di Boscaglia, tecnico esperto ma che non è mai riuscito – se non per piccoli frangenti – a trasmettere a una squadra senz’anima un’idea di gioco. Il tecnico, ex Trapani, è stato liquidato dal club dopo l’ennesima sconfitta stagionale sul campo della Viterbese: “Il Palermo FC – si legge sul sito ufficiale – comunica di aver sollevato dall’incarico l’allenatore Roberto Boscaglia. La guida tecnica della Prima Squadra è stata affidata all’allenatore Giacomo Filippi. I rosanero domani (oggi, per chi legge) andranno in ritiro per proseguire la preparazione in vista della gara di mercoledì sera a Catania”.
Il Palermo a Viterbo ha collezionato la seconda sconfitta di fila, la terza nelle ultime cinque partite e, addirittura, la nona stagionale. La formazione rosanero, costruita per dare l’assalto alla Serie B, si ritrova aggrappata per i capelli all’ultimissimo treno per i playoff. Seppure a trenta punti di distanza dalla capolista Ternana. Trenta. Basterebbero i numeri per chiuderla qui e pensare alla prossima stagione. Invece il Palermo si ritrova ogni settimana a lottare per riemergere dal guado di una classifica troppo brutta per essere vera.
La sconfitta di ieri è la dimostrazione plastica di una squadra senz’anima, dove si salvano soltanto il portiere Pelagotti (un rigore parato nella ripresa), e Silipo, prestazione nella sufficienza. Male tutti gli altri: a partire da Almici e Odjer, entrambi espulsi, che costringono la squadra di Boscaglia per oltre mezz’ora in inferiorità numerica, e regalano un doppio vantaggio al Catania in vista del derby di mercoledì prossimo. Il gol della Viterbese arriva nel recupero del primo tempo, sugli sviluppi di un corner, dove Adopo è il più lesto ad intervenire. Poi è una partita segnata da nervi ed errori. Dove Odjer si permette addirittura di mettere le mani addosso all’arbitro per protestare (episodio che gli costa il rosso). A fine match la decisione del club. E’ il primo esonero della nuova gestione.