Qualche minuto dopo aver sentito l’ex premier Conte come testimone nell’ambito del processo Gregoretti (in cui Salvini è imputato per sequestro di persona), e aver speso un endorsement per l’ex presidente del Consiglio (“Credo rappresenti bene il Paese, mi ha fatto un’ottima impressione”), il giudice catanese in trasferta nella Capitale, Nunzio Sarpietro, ne ha combinata un’altra. Si è recato in un ristorante al centro di Roma – chiuso – per pranzare con la figlia. Lì è stato intercettato dalla Iena Filippo Roma, che gli ha fatto notare come, in piena zona arancione, non fosse permesso consumare all’interno del locale.
Nel servizio che andrà in onda questa sera su Italia Uno, Sarpietro ha provato a difendersi: “E’ una situazione particolare, l’ho fatto per vedere mia figlia. Lo ammetto, ho sbagliato: e se c’è da pagare una contravvenzione, la pago”, sono le parole del giudice, anticipate dal Fatto Quotidiano. Era il 28 gennaio. Sarpietro era appena uscito da palazzo Chigi, quando si è concesso alla reunion. “La legge è sacra – ha ribadito il gup, incalzato dalla Iena -. In questo momento sto violando un regolamento, che è un elemento ulteriore e successivo, e questa violazione può essere considerata non condivisibile, ma di cose gravi c’è ben altro”. E ancora: “Ho fatto una violazione, ma il mio comportamento penso sia sicuro e non credo ci sia niente di particolarmente grave”.
Se la caverà con 400 euro di verbale e un richiamo pubblico. Ma soprattutto morale. Un atto di prevaricazione di questo tipo, da parte di un giudice in trasferta per audire un presidente del Consiglio, era l’ultima cosa che ci si sarebbe aspettati.