Lucia Azzolina

La Sicilia sparisce dai radar del governo Draghi. Tutti fuori i luogotenenti grillini: Bonafede non sarà più Ministro della Giustizia (al suo posto l’ex presidente della Corte Costituzionale, Marta Cartabia); Lucia Azzolina lascia l’Istruzione (era subentrata in corsa nel Conte-due), tuttavia ne rimane traccia per la nomina (al suo posto) di Patrizio Bianchi, direttore scientifico dell’Ifab, che la Azzolina aveva messo a capo della task force sulla scuola. Per Nunzia Catalfo dura poco l’incarico al Lavoro (la “madrina” del reddito di cittadinanza sarà rimpiazzata dal vice-segretario dem Andrea Orlando). Abbandona l’esecutivo anche Peppe Provenzano, del Pd. Il nuovo ministro per il Sud e la Coesione territoriale, infatti, sarà la campana (e forzista) Mara Carfagna. Fallisce, così, l’opera di sicilianizzazione delle istituzioni. Con Conte, c’era anche Giancarlo Cancelleri, vice-ministro alle Infrastrutture. Alla luce della conferma di nove esponenti dell’esecutivo giallorosso (qualcuno, come la leghista Erika Stefani, è stato ripescato dall’asse Lega-Cinque Stelle), le pagelle dei siciliani possono dirsi negative.

Peppe Provenzano

Bonafede aveva provocato la caduta di Conte, “costretto” a dimettersi il giorno prima della relazione sulla giustizia in parlamento, e l’ira di Renzi, per alcune norme rivedibili come la riforma della prescrizione; la Catalfo aveva proposto una semplice proroga di otto mesi ai navigator, asse portante del progetto assistenzialista del reddito di cittadinanza; la Azzolina aveva pasticciato su scuola e banchi con le rotelle, ritenute un enorme spreco di denaro. L’unico a salvarsi era stato il ministro Provenzano, autore di un piano di fiscalità di vantaggio, da qui al 2029, per le regioni del Mezzogiorno. Ma non ha pagato.

M5s Sicilia: “Delusione. Non voteremmo la fiducia”

“Non era certo questo il governo che ci aspettavamo e che ci si aspettava soprattutto in Sicilia. Siamo delusi sia dal nome dei ministri, che dalla loro provenienza geografica. La Sicilia è stata totalmente dimenticata, e in questo momento storico, con la programmazione del recovery fund, questo può essere devastante, contribuendo ad allargare ancora di più il gap tra Nord e Sud. Se fossimo al posto dei parlamentari siciliani a Roma non voteremmo la fiducia a questo governo Draghi”. Lo affermano i deputati del M5s all’Ars. “La Sicilia – aggiunge il capogruppo Giovanni Di Caro – è sempre stata una roccaforte per il Movimento 5 stelle, non essere rappresentata nell’esecutivo è uno schiaffo per i nostri cittadini, che non lo meritavano. Inoltre abbiamo ceduto ministeri chiave e capisaldi dell’azione politica del MoVimento, primo fra tutti il ministero del Lavoro”.