“E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano / Il peggio sembra essere passato / La notte è un dirigibile che ci porta via lontano…”.
Se l’assessore Sebastiano Tusa è un fan di Sergio Caputo forse ieri sera cantava così allontanandosi dalla zona della perigliosa Siracusa, dove era atteso ma non giunse per l’inaugurazione della sala Ipostila del Castello Maniace restaurata dalla soprintendenza, cioè dalla Regione, cioè in senso lato proprio da lui. Però forse andare a celebrare sul campo di battaglia senza sapere se per l’assessore-Napoleone si tratti di Austerlitz o Waterloo non gli è parso opportuno. E così è saltato l’arrivo di Tusa nella città delle polemiche, dei castelli, del detto e non detto, del fatto e non fatto e misfatto forse.
Ad attenderlo c’era una popolazione in fermento innanzi tutto per la querelle del piazzale antistante il Maniace, concesso per 1230 euro al mese per 12 anni ad un privato per farci ristoro, bar, spettacoli. Concesso dal demanio che ha per il patrimonio artistico e paesaggistico siracusano la stessa amorevole cura che avevano i talebani per i Buddha di Bamiyan, o l’Isis per le vestigia di Palmira. Concesso con l’ok del Comune e segnatamente dell’assessore pro tempore a Ortigia Francesco Italia che, visto che i tempora currunt, nel frattempo è diventato sindaco della città. Concesso con l’ok della soprintendenza che della Regione, cioè oggi di Tusa, è il braccio operativo e periferico.
Ad accoglierlo avrebbe trovato il suo vecchio amico Fabio Granata, oggi assessore alla Cultura del comune, che lui (Tusa) supportò in campagna elettorale con gli imbarazzi successivi dovuti al sostegno di Fabio per il candidato di centrosinistra al ballottaggio, mentre una delle liste che lo appoggiava era la Bellissima di Musumeci e in ogni caso Tusa è assessore di una giunta di centrodestra. Ma vabbè sappiamo che la politica ormai è liquida, quasi aerosol, e solo gli azzeccagarbugli novecenteschi si attardano su questa ubbìa delle appartenenze.
L’assessore avrà quindi un’altra l’opportunità per sdoganare Granata anche da un paio di polemiche (sub polemiche rispetto a quella “main” del castello) che i suoi avversari stanno alimentando e che riguardano la gestione dell’ipogeo di piazza Duomo, che collega la piazza alla Marina e che è ricco di testimonianze storiche antiche e moderne (è stato anche rifugio per i bombardamenti durante la seconda guerra mondiale). L’ipogeo era ritenuto malsano e quindi ingestibile per la Soprintendenza e venne tempo fa chiuso. Successivamente è stato affidato ad associazioni che fanno capo a Granata con un canone poco più che simbolico (5 mila euro l’anno) senza gara né niente. Le associazioni l’hanno tenuto aperto e incassato il prezzo dei biglietti e realizzando mostre ed eventi culturali dentro l’ipogeo di cui di fatto sono stati e sono attualmente custodi.
Ora c’è chi dice che l’ipogeo fruttava 70 mila euro l’anno quando era gestito dalla soprintendenza a 2 euro a biglietto. Gestito dalle associazioni guidate da Granata a 4 euro a biglietto, avrà fruttato molto di più anche tenuto conto che, sempre secondo i critici, le bollette delle luce continua a pagarle la soprintendenza. Granata s’è difeso, puntutamente come suo costume, affermando che solo grazie alle attività dei volontari delle associazioni il monumento è stato reso fruibile al pubblico e che sostanzialmente con gli incassi si sono appena pagate le spese. L’assessore comunale afferma inoltre di aver a più ripreso chiesto alla Soprintendenza che si facesse un bando e per l’assegnazione del sito ma invano. In ogni caso l’ultima concessione scade a ottobre e, dice Fabio, poi l’ipogeo chiuderà e tutti i critici saranno contenti.
Parlando con Tusa, Granata lo informerà anche di essersi tirato fuori dalla gestione della chiesa sconsacrata dei Cavalieri di Malta, ottenuta in concessione da una delle associazioni che a lui fanno riferimento e che oggi, da assessore ai Beni culturali non potrebbe allo stesso tempo gestire e controllare.
Tusa, se ricorda davvero la song di Caputo (“equilibristi in bilico nel fine settimana”) lo sa, ci si aspetta da lui una parola, studiate le carte e verificati i luoghi, sull’operato della Soprintendente Panvini, che ha dato l’ok al bar ristorante con piattaforma di cemento e che ora è difesa dal centrosinistra. Ma in campagna elettorale era difesa dal centrodestra, mentre il centrosinistra presentava in prima linea l’ex soprintendente Bice Basile (assessore in pectore della giunta del candidato a sindaco e attuale vicesindaco Giovanni Randazzo), oggi asperrima oppositrice del manufatto nella piazza.
Ma la Basile è accusata, dai supporter del baretto-ristorante di aver dato l’ok al collegamento fra due immobili della riserva Plemmirio sempre nel perimetro dell’area attorno al Maniace. E infine il progetto per il restauro concluso, e di cui ieri c’era l’inaugurazione, dentro il Maniace era firmato da Mariella Muti, ex-ex soprintendente, candidata (perdente) al Senato per il centrodestra alle ultime politiche. La Muti peraltro era Soprintendente ai tempi del G8 del 2009 occasione in cui secondo Granata è stato cementificato il Maniace. “Cemento? Nemmeno un grammo, solo brecciolino”. Ha replicato subito lei.
Tusa ricordando il “Sabato italiano” ha capito quanta verità c’è nelle canzoni e starà pensando che l’idea di mettere mano alla sciarada dei beni culturali siracusani e degli attori in questa commedia, come prevedeva Caputo, “rende tollerabile perfino la gastrite”.