Ieri in Sicilia, come in tutta Italia, è ripresa la didattica a distanza. In presenza soltanto asili e scuole per l’infanzia, che però fanno segnare assenze record. A dichiararlo, a Live Sicilia, è il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: “Nei nidi abbiamo un terzo di assenze, nelle scuole per l’infanzia un 50 per cento abbondante non si è presentato. C’è paura, insomma, ma i genitori non hanno a chi lasciarli i bambini”. Tenere gli asili aperti, spiega Orlando, “è una scelta sofferta ma ha un senso. Noi da oggi (ieri, per chi legge) abbiamo avuto una corsia preferenziale alla Fiera del Mediterraneo dove abbiamo invitato tutti gli operatori degli asili nido a fare il tampone di pomeriggio”. Screening di massa per evitare di incorrere in brutte sorprese. Ma non è detto che basti.
Una delle conseguenze della DaD è la dispersione scolastica. L’ultimo report aggiornato dell’Ufficio scolastico regionale risale a prima della pandemia. E indica che in Sicilia il 24% dei ragazzi in età scolastica non frequenta. L’utilizzo esclusivo degli elementi digitali potrebbe allargare la forchetta: “In un territorio con un elevato tasso di dispersione scolastica – dice Suraniti, direttore dell’Usr, a Repubblica – povertà educativa e un gap degli apprendimenti che si traduce in una dispersione implicita, la didattica in presenza risulta essere un elemento fondamentale per la crescita individuale e sociale”.
Lunedì prossimo, secondo l’ultima ordinanza di Musumeci, dovrebbero tornare in classe elementari e medie. Ma con l’attuale quadro epidemiologico è impossibile fare previsioni. Gli studenti, nel frattempo, si sono mobilitati per dire “basta” alla Dad. Hanno raccolto la sponda del Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che in un’intervista a Radio 1 ha spiegato che “la didattica a distanza non funziona più. E’ difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui”.
Il cuore della protesta è Roma, dove il corteo è sfilato di fronte alla sede del Miur, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. “Vogliamo la scuola in presenza ed essere priorità del paese, basta rimandi e rimpalli”, hanno detto gli studenti. Davanti all’istituto Mamiani si sono riuniti circa 200 ragazzi e la polizia locale ha chiuso la corsia laterale di viale delle Milizie. Mentre a Villa Torlonia, si è svolta un’assemblea organizzata del Collettivo Plinio. “Diritto alla scuola” e “La nostra scuola” sono alcuni degli striscioni esposti. “Non si può tenere aperto tutto, mentre la scuola resta sempre chiusa, da ormai un anno”, dicono gli aderenti al comitato “Priorità alla Scuola”.
Le scuole superiori hanno riaperto solo in Toscana (poco più di 166 mila studenti), Abruzzo (56.500) e Valle d’Aosta. Tutte le altre Regioni hanno scelto di rinviare il ritorno sui banchi degli studenti delle superiori in date che vanno dal 18 gennaio al 1 febbraio.