Otto mesi. Sono trascorsi otto mesi da quando Rosario Crocetta ha lasciato l’incarico di presidente della Regione. Troppo pochi per lasciarsi alle spalle una lunga stagione politica. Impossibile nascondere sotto il tappeto le macerie rimaste sul campo. Sono i processi e le indagini della Procura regionale della Corte dei Conti a ricordare la negligenza e l’imperizia con cui è stata amministrata la cosa pubblica. I guasti si prolungano ben oltre la scadenza dei mandati elettorali.
Nulla di certo, non ci sono sentenze definitive, ma l’ex governatore e gli ex assessori da lui voluti dovranno difendersi dall’accusa di avere provocato un danno erariale che ha assunto i numeri di una voragine. L’ultima grana giudiziaria è di pochi giorni fa. Il governatore e la sua giunta sono accusati di avere sperperato 35 milioni di euro di fondi pubblici per imbastire il progetto Spartacus della formazione professionale.
Una montagna di soldi che non avrebbe prodotto alcun risultato concreto se non quello di alimentare la pratica dell’assistenzialismo tanto diffusa in terra di Sicilia. Al solo Crocetta viene contestato un danno da 8 milioni di euro. Soldi che si aggiungono ai 400 mila euro per la nomina del segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, ai 4,3 milioni di euro per il flop della raccolta differenziata che condivide con il suo predecessore Raffaele Lombardo, l’ex sindaco di Palermo Diego Cammarata e il suo successore Leoluca Orlando. La parte di Crocetta supera i 600 mila euro. Un difetto di giurisdizione ha evitato che il politico gelese dovesse rispondere pure del danno di un milione per le assunzioni a Sicilia e-Servizi, il cui via libera fu dato dall’ex pm Antonio Ingroia.
Nel calderone vanno messi i fascicoli, ancora aperti, sulle nomine di altri esterni alla Regione. Senza contare che in alcuni casi si è attivata anche la magistratura penale. Crocetta, ad esempio, è indagato nell’inchiesta che ha coinvolto l’imprenditore dei trasporti marittimi Ettore Morace.
Non si sa ancora se e quando arriveranno le condanne. Poi bisognerà aspettare di recuperare le somme. Chissà se saranno attivate, come spesso accade, le polizze assicurative per coprire i danni provocati. Tutti o quasi metteranno al sicuro il portafogli. Resteranno, però, le macerie della politica. Di ciò che avrebbe potuto fare e non ha fatto con una montagna di quattrini spesi, nella migliore delle ipotesi, malissimo.