La commissione Territorio e Ambiente dell’Ars ha dato parere favorevole al Piano regionale dei Rifiuti redatto nei giorni scorsi dall’assessorato all’Energia, che adesso verrà adottato dalla giunta per superare un vulnus ultra ventennale. Ma lo ha fatto senza i voti di Pd e Movimento 5 Stelle. Giampiero Trizzino, deputato grillino e facilitatore nazionale per l’ambiente, ha depositato alcune osservazioni ad integrazione del verbale, in cui spiega che “uno degli aspetti più rilevanti di un piano dei rifiuti attiene alla localizzazione e alla individuazione degli impianti. In particolare, il Codice dell’ambiente è molto chiaro nello stabilire che tale documento debba contenere “la tipologia e il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti da realizzare nella Regione” (art. 199, comma 3, lett. b) ed inoltre “il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani secondo criteri di trasparenza, efficacia, efficienza, economicità e autosufficienza della gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all’interno di ciascuno degli ambiti territoriali ottimali” (art. 199, comma 3, lett. d)”.

“Ciò detto – continua Trizzino nel suo intervento – il piano dei rifiuti oggetto di questa analisi, sebbene indichi i criteri di localizzazione, specificando le aree idonee e non idonee per la realizzazione degli impianti, non stabilisce mai, nello specifico, quale tipologia di impianti sia necessario realizzare in considerazione del reale fabbisogno regionale”, ma “si limita a fornire un semplice quadro descrittivo dell’attuale situazione impiantistica e di quella in divenire, tra l’altro in fase di autorizzazione. Nulla viene previsto per il futuro e ciò non solo in evidente violazione delle summenzionate norme del Codice dell’ambiente, ma anche del ben noto principio della certezza dell’azione amministrativa. La mancanza di una specifica indicazione degli impianti da realizzare al fine di garantire scenari di lungo termine – secondo Trizzino – costituisce un pericoloso vuoto prescrittivo e, dunque, una possibile linea di credito nei confronti di interessi squisitamente speculativi e poco inclini a garantire il raggiungimento degli obiettivi sottesi alle Direttive sulla Economia circolare, da poco recepite anche dall’Italia”.

“Questo piano non risolve nulla – hanno commentato a bocce ferme i tre commissari del M5s, Trizzino, Campo e Zito – perché scarica tutte le responsabilità sui Comuni, i quali dovranno stabilire quali e quanti impianti costruire all’interno degli ambiti territoriali. Musumeci dopo tre anni di silenzio assordante nel quale non ha fatto alcun passo in avanti per risolvere l’emergenza dei rifiuti, oggi se ne esce con un documento col quale se ne lava le mani”. “Il piano – spiega Trizzino – si limita a fotografare l’esistente, senza dire nulla per il futuro. Nemmeno un cenno viene fatto ai tanto decantati inceneritori, sui quali noi restiamo contrari. Nulla sulle discariche esistenti e nulla sugli impianti di recupero. Al momento della votazione – spiega – tra i gruppi di opposizione soltanto il MoVimento 5 stelle era presente, sarebbe bastato un solo voto contrario in più oltre ai nostri, per bocciare il piano e rimetterlo in discussione. Stupisce e dispiace l’assenza dei deputati di Attiva Sicilia che da sempre si sono professati a tutela dell’ambiente. Oggi la loro assenza è pesata enormemente. Vogliamo sperare che non sia stata studiata a tavolino per fare un assist al governo”.

Ma Attiva, in una nota, si dichiara a favore “Il piano regionale dei rifiuti – affermano le deputate Palmeri e Foti – ha un’impostazione complessiva che si innesta su norme superate ed è debole sull’aspetto dell’economia circolare. Sono carenze importanti ma questo piano ha il merito di superare un’impasse colposa che dura da 23 anni. Si può considerare una sorta di piano-ponte che va obbligatoriamente integrato con un programma di economia circolare”. “Continuare a boicottare il piano – sostengono Palmeri e Foti – significa far scivolare ulteriormente il finanziamento di oltre 150 milioni di euro della programmazione europea e del ministero per la realizzazione dei tanto agognati impianti pubblici. Infine, non possono parlamentari regionali, in assenza di critiche nel merito di questo importante strumento di regolazione dei rifiuti in Sicilia, sostenere che il piano regionale debba essere redatto in violazione dell’art.10 della legge regionale 9/2010 e prevedere e scegliere gli impianti sui quali invece dovranno esprimersi gli ambiti territoriali”.