L’unica nota lieta, ma per certi versi un po’ stonata, dell’emergenza rifiuti, a Palermo, è il fatto che il sindaco Leoluca Orlando abbia deciso, con una delibera di giunta, di ritardare di qualche giorno la scadenza della seconda rata della Tari (la tassa sui rifiuti, per l’appunto). Che poi, data la quantità di cartoline disonorevoli che negli ultimi giorni si accavallano sui social, dove trasudano lo stesso olezzo che dal vivo, sembra davvero immotivato dover pagare per un servizio non reso. Anche secondo Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione a Palazzo delle Aquile, quella del primo cittadino è una mossa tardiva: “Gli ho dato atto sui social di aver seguito le indicazioni del Consiglio comunale – spiega l’esponente di +Europa – ma la mia era una provocazione. Non si può accogliere all’ultimo giorno utile una richiesta di tempo addietro dei commercianti. La stragrande maggioranza di loro ha già pagato”.
Lo slittamento dei termini riguarda le utenze domestiche e non domestiche. E anche chi, durante il primo e il secondo lockdown, è rimasto chiuso: “Essendo la Tari una tariffa su un servizio reso, non trovo etico far pagare chi non ne ha usufruito. Dal sindaco della quinta città d’Italia e dal presidente di Anci Sicilia – puntualizza Ferrandelli – mi sarei aspettato una battaglia senza quartiere, a Roma, per garantirsi lo storno delle bollette, in modo da ristorare i propri concittadini”.
Sulle tasse niente sconti.
“Ma se uno guarda le immagini della città, si interroga: per cosa sto pagando?”.
Serve una ratifica del Consiglio comunale?
“No. Il Consiglio comunale ha fatto talmente tanti atti per la dilazione dei pagamenti, che il sindaco è coperto. Basta la sua delibera”.
La Tari potrebbe addirittura aumentare se si decidesse di portare i rifiuti fuori dalla Sicilia. C’è un bando di Rap in scadenza il 21 dicembre.
“Sarebbe una vergogna. I costi lieviterebbero del 30%, con un aggravio per le casse del Comune e per le tasche dei cittadini. E comunque, il responsabile di questa situazione ha nome e cognome: Leoluca Orlando. E’ il più grande intonatore della Fiera dell’Est, dove venne il gatto che si mangiò il topo, che alla Fiera mio padre comprò…”.
In che senso?
“Che scarica l’emergenza sempre su altri. Ci siamo rotti di questa lagna. Siamo in attesa della settima vasca di Bellolampo da 34 mesi. Il Tmb mobile, che era un impianto già operativo, adesso è fermo. Orlando deve schiodarsi dalla poltrona e andare alla Regione per ottenere tutte le autorizzazioni che servono. L’emergenza è determinata da ritardi di natura amministrativa. Da un’assenza di pianificazione, controllo e governance dei processi. E soprattutto dal fallimento della raccolta differenziata. Questa Amministrazione non ha più scuse, perché è in carica da otto anni”.
Per uscire dall’emergenza sembra esserci un’unica alternativa: trovare altri impianti di trattamento, in giro per la Sicilia, disposti ad accogliere i rifiuti di Palermo. E’ così?
“Per un sindaco che pensa solo a sbaraccare nel 2022, sì… Per chi vorrebbe far vivere la città, e io sono uno di quelli, bisognerebbe insistere con la raccolta differenziata. Con un “porta a porta” spinto. Se dobbiamo spendere qualche milione di euro, tanto vale farlo per un piano di rilancio industriale”.
Fin qui il porta a porta coinvolge solo 200 mila residenti…
“Vorrei vederli ‘sti 200 mila. In alcune zone dove il servizio era partito, non viene più garantito”.
Palermo è passata in due anni da “Capitale della Cultura” a capitale della decadenza.
“Secondo me non è mai stata la capitale della Cultura. All’epoca ci si è trovati in un momento fortunoso di compresenze ministeriali favorevoli, ma Palermo di quel titolo non ha mai goduto. La spazzatura era già per strada, e non è stato promosso alcun evento – una biennale, una mostra permanente – in grado di portare benefici alla città o agli artisti locali. L’investimento iniziale non è mai stato ripagato. Non è rimasto nulla. Il fatto che Palermo abbia una grande attrattività turistica, lo si deve più alla sua bellezza che non alla capacità del sindaco di promuoverla”.
Per l’alluvione del 15 luglio, nel giorno della Santuzza, non è stato ancora riconosciuto lo stato di calamità. Lei ha spiegato che manca una relazione da parte del Comune. Perché?
“Perché dormono. Io sono andato alla radice dei problemi. Lo stato di calamità va chiesto al governo nazionale dal presidente della Regione. Ma il presidente della Regione può farlo sulla base di una relazione dettagliata dell’entità dei danni del Comune di Palermo. Che fino a una settimana fa non è mai pervenuta. A questo punto, dopo aver sentito un fiume di dichiarazioni – in questo Orlando è un maestro – i palermitani hanno un solo modo per far valere i propri diritti: fare causa al Comune. Questo comporterà un aggravio per l’Avvocatura, e dei costi legali qualora l’Ente venga condannato. Dalla casella e-mail istituita per la comunicazione dei danni, nessuno ha mai avuto risposta. E nessuno ha utilizzato i report per scrivere quella relazione. Siamo di fronte a un pachiderma”.
Dalla sua ultima ispezione al Cimitero dei Rotoli, sono emerse delle novità?
“L’unica novità è che è tutto fermo. Ci sono 460 salme in deposito e zero capacità di visione. Ci hanno preso in giro dicendo che avrebbero fatto un inceneritore mobile, per questo hanno bloccato la manutenzione del vecchio impianto. Ma si sono accorti che la soluzione proposta dal sindaco è in contraddizione con la normativa nazionale che ne vieta le emissioni. Sono dei dilettanti allo sbaraglio. Morale della favola: il forno crematorio è guasto dal 15 marzo e noi abbiamo perso otto mesi di tempo senza trovare una soluzione”.
Nel Recovery Fund ci sono parecchie opere che riguardano Palermo…(qui Ferrandelli ci interrompe subito)
“Non se ne farà niente. Opere così approssimative non otterranno mai un finanziamento. Il Ministero finanzierà grandi opere con progetti già esecutivi. Quelli del Comune fanno ridere. E’ ora di finirla con queste minchiate… Ci hanno detto che avrebbero trovato i soldi per rifare le scuole, ma col Recovery non verrà sistemato un solo tetto, e nel frattempo le scuole continueranno a cadere sulle teste dei nostri figli”.
Si candiderà per la terza volta a sindaco di Palermo?
“Conosco bene la macchina amministrativa, i palermitani, le borgate. Ho sfidato due volte Orlando, che è un peso massimo della politica, quindi non temo nessuno. Inoltre sono mosso da una passione autentica e non posso far mancare il mio contributo. Ma è finito il tempo dell’io. Non anteporrò al destino e alla governabilità di Palermo, la mia voglia di essere in primo piano”.
Vuol dire che non si candiderà?
“Vuol dire che sono disponibile a ragionare con tutti coloro che vogliono mettere testa e cuore per risolvere i problemi della città, senza fughe in avanti o voglie di primogenitura. Purtroppo non ne vedo tanti… Di certo sarò in trincea, ma non c’è la voglia smodata di un’affermazione personale”.
Però ha detto che ha già pronta una lista civica.
“E lo confermo. Una lista civica che darà alla macchina comunale dai 4 ai 6 consiglieri: professionisti giovani e capaci, che siano in grado di irrobustire la mia battaglia. Ritengo di dover dare il mio know-how, di spendermi, metterci la faccia. Il mio programma è sempre valido e il fallimento delle politiche di questa Amministrazione ne dimostra la lungimiranza. Potrei ambire a ruoli nazionali di prestigio con +Europa, ma non abbandono la mia città”.