Prima un’avvertenza: “Il ritorno della Sicilia in zona gialla è un rischio. Le nostre Terapie intensive sono piene”. Poi il retroscena: “Abbiamo deciso di presentare la mozione di censura dopo l’uscita “negazionista” dell’assessore Razza, in conferenza stampa: ci avevano declassato in zona arancione, ma lui sosteneva che era tutto perfetto. A quel punto un politico si preoccupa, e comincia a temere per la salute della propria famiglia e di tutti i cittadini”. Giorgio Pasqua, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Assemblea regionale, è perfettamente conscio che la battaglia con il virus sarà molto lunga. Ed è altrettanto convinto che la Regione non ha le carte in regola per vincerla.
Ieri scadeva il secondo step del piano illustrato da Razza il 4 novembre, alla vigilia della ri-classificazione del rischio delle regioni. A regime, si sarebbero dovuti attivare 416 posti-Covid in Rianimazione e 2.384 in area medica. “In verità – obietta Pasqua – il piano è stato sconfessato dopo una settimana, dato che si è deciso di attrezzare alcuni ospedali, come quello di Termini Imerese, che non erano mai stati considerati. Ma che affidabilità può avere una Regione come la nostra? Capisco l’adattamento alle varie situazioni, ma un minimo di coerenza non guasterebbe”.
Lei, in qualità di membro della Commissione Salute dell’Ars, mercoledì scorso ha fatto un sopralluogo in alcuni ospedali di Palermo – Civico, Cervello e Villa Sofia – per verificare lo stato dell’arte. Che sorprese ha trovato?
“Al Pronto soccorso del Civico c’erano 24 persone in osservazione breve intensiva. Cioè in attesa di capire se dovevano essere ricoverate o dimesse. Il periodo di osservazione dovrebbe durare non più di 12 ore, ma la permanenza media, al Civico, è di 6-8 giorni. Sono numeri preoccupanti. Inoltre, i posti-letto di Rianimazione – molti dei quali ottenuti dalla trasformazione di posti-letto dedicati ad altre patologie – erano pieni”.
Andiamo per gradi. Avete scaricato sul governo Musumeci le colpe per essere diventati “zona arancione”. Di chi è, invece, il merito dell’ultima promozione in “zona gialla”?
“Dei siciliani e, in parte, dello Stato. A monte della colorazione arancione c’era un dato sconfortante riguardo alla resilienza, cioè alla capacità di reagire al diffondersi dell’epidemia, da parte della Regione. Così, per limitare la curva, era stato necessario intervenire con delle limitazioni personali. Rimanere a casa per tre o quattro settimane, porta a una riduzione della diffusione del contagio. E’ accaduto ovunque”.
Ma in questo mese, la Regione ha attivato altri posti-letto negli ospedali.
“Bisogna fare attenzione al verbo “attivare”. L’analisi semantica di questa parola indica che un percorso è già stato completato. Nell’accezione utilizzata dal governo regionale, invece, non è così. Significa, semplicemente, “programmare”. Questo è un gravissimo errore, dal momento che i siciliani, ma anche il governo centrale, pensano che siano già a disposizione. Invece, non è così. Fisicamente potresti anche aver messo i letti uno accanto all’altro, allestito i ventilatori polmonari etc… Ma se non hai i medici, come fai ad utilizzarli? E io, direttore generale, perché dovrei caricare sulla piattaforma un numero di posti che non sono in grado di garantire?”.
Teme, che in quell’audio uscito sulla stampa, ci siano state pressioni indebite da parte dell’ingegnere La Rocca sui manager delle Asp?
“Questo non lo so, dovranno accertarlo i magistrati. Non mi preoccupa tanto quell’audio, quando la puntualizzazione che ne segue”.
Cioè che qualche medico potrebbe aver manomesso le cartelle cliniche per ostacolare la conversione dei reparti, e che qualche manager possa averlo coperto?
“Sarebbe gravissimo: il direttore generale, che rappresenta l’apice dell’amministrazione, è un pubblico ufficiale. Qualora si accorga di un reato, è tenuto a denunciarlo. Altrimenti diventa complice. Parliamo di falso materiale in atto pubblico, articolo 476 del codice penale…”.
Se ai posti-letto di terapia intensiva, sommiamo quelli ottenuti dalla riconversione dei reparti tradizionali e, talvolta, dall’utilizzo delle sale operatorie, il numero diventa importante.
“Il punto è un altro: per fare otto posti di terapia intensiva, cioè l’equivalente di un intero modulo, hai bisogno di dodici medici anestesisti e rianimatori. Ma in Sicilia non ci sono medici. E già da un mese, sia nei reparti di Rianimazione che di area medica, abbiamo superato la soglia critica di riempimento”.
I dati del Ministero dicono che siamo sotto.
“Proprio perché la percentuale non è tarata sulla dotazione reale di posti-letto, ma su quella ipotizzata dalla Regione…”.
Quali altre pecche ravvisate nell’operato di Razza e Musumeci
“Prenda le Usca (unità speciali di continuità assistenziale). Si riempiono la bocca dicendo di attivarne una ogni 25 mila abitanti. Ma i manager delle Asp le confermeranno che non è così. A Siracusa, per 400 mila abitanti, ne funzionano quattro. Anche qui perché mancano i medici. Un’altra vergogna è il tracciamento”.
Perché?
“I laboratori che fanno i tamponi molecolari, al momento della registrazione, non chiedono codice fiscale e numero di telefono. In caso di positività, risalire al paziente attraverso il medico di base non è facile. Potrebbero esserci dei casi di omonimia o qualcuno potrebbe aver cambiato numero… Da qui il fenomeno dei positivi “isolati”. Come fai a tracciare il contagio se non riesci nemmeno a intervistare una persona che ha contratto il virus? Inoltre, vengono utilizzati i medici delle Usca per caricare i dati – manualmente – sul portale della Regione e su quello dell’Istituto superiore di sanità, distogliendoli da altre mansioni. Siamo nel 2020, e nessuno a Palermo ha pensato di dotarsi di web services, cioè di interfacce informatiche che, una volta al giorno, possano caricare i dati su entrambi i portali. Questo è il motivo per cui i dati del tracciamento, in Sicilia, viaggiano con dodici giorni di ritardo”.
Quali conseguenze crede abbia prodotto sul governo Musumeci la mozione di censura all’assessore Razza?
“Il nostro intento era svegliare il governo. Il centrodestra, come è solito fare, l’ha utilizzata per un regolamento di conti interno. Per soddisfare alcuni appetiti e scambiarsi gli assessorati. Questa è una cosa doppiamente triste”.
Il gioco dell’assurdo vuole che si ricominci a parlare di Finanziaria, mentre molte delle misure dell’ultima Legge di Stabilità sono ferme al palo.
“Andremo sicuramente in esercizio provvisorio, dato che la Corte dei Conti dovrà prima completare il giudizio di parifica. Mi consenta, però, un paio di riflessioni…”.
Prego.
“Una sulla Finanziaria di maggio. Hanno sbloccato appena 400 milioni su 1,4 miliardi, e questo palesa l’incapacità del governo ad attivare delle procedure che dovrebbero essere normali. I fondi potevano essere “scongelati” già a febbraio, dopo che l’Unione Europea, in nome dell’emergenza, ha derogato al Patto di Stabilità. Invece, dopo dieci mesi, gli assessori si stanno interrogando su quali siano le risorse “libere”. E’ qualcosa di ignobile. La seconda riflessione riguarda il governo nazionale, che in questi mesi ha destinato alla Sicilia qualcosa come 480 milioni di euro. Non sono bruscolini e non intaccano di un centesimo le poche risorse regionali. Che – sono pronto a scommetterci – nella prossima Finanziaria verranno bruciate in marchette elettorali, per sistemare alcune questioni nei collegi di provenienza dei singoli deputati”.
Come trova la proposta di Recovery Plan del governo regionale? Ponte sullo Stretto, un aeroporto internazionale a Milazzo, un centro di produzione cinematografica a Termini, un centro aerospaziale sui Nebrodi…
“Assolutamente incoerente coi tempi. Altro fumo negli occhi dei siciliani. Hanno costruito l’ennesimo libro dei sogni senza nemmeno interpellarci in commissione. Che ce ne facciamo di un quinto aeroporto, se alcuni già stentano a sopravvivere? Senza i soldi della Regione, Trapani avrebbe già chiuso. Una cosa su cui bisogna spingere, e a livello nazionale lo faremo, è il fascicolo sanitario elettronico. Ci avrebbe reso la vita più semplice anche col trattamento. In Sicilia avremmo già dovuto averlo da dieci anni…”.