Il grande tema della sanità siciliana – cioè la mozione di censura nei confronti dell’assessore Ruggero Razza – ieri pomeriggio, per un paio d’ore, ha lasciato il palcoscenico a una leggina esitata dalla prima commissione che stabilisce le nuove date per le Amministrative di primavera: a Tremestieri Etneo (dove si sarebbe dovuto votare domenica e lunedì prossimi), Vittoria e San Biagio Platani, si tornerà alle urne il 14 e 15 marzo. Covid permettendo. Per gli altri Comuni se ne parlerà ad aprile, per i Liberi Consorzi (dove si terranno elezioni di secondo grado) a luglio. La discussione ha paralizzato la commissione Affari istituzionali e di conseguenza l’Ars. E “congelato” fino alle 19 il regolamento di conti fra maggioranza e opposizione.
Che ci fosse poca voglia di affrontare il tema “sfiducia” s’era capito sin dalla mattina, quando l’assessore ai rapporti col Parlamento, Toto Cordaro, aveva ipotizzato il rinvio del dibattito fino al pronunciamento degli ispettori del Ministero della Salute, che da tre giorni indagano sugli ospedali di Sicilia. In teoria, un approccio favorevole a Forza Italia, che ha parecchio da offrire: una difesa d’ufficio per Razza (non così amato da Micciché) in cambio di un turnover degli assessori. Se tanto mi dà tanto, gli azzurri vorrebbero approfittare della debolezza di Musumeci per mettere a segno un colpo che hanno preparato nei minimi dettagli con l’adesione, nelle ultime settimane, di tre nuovi parlamentari (Caronia, La Rocca Ruvolo e Ternullo). Il contingente è talmente folto che il presidente della Regione non potrà più tergiversare. Né fare una negativa all’alleato-rivale.
L’attesa trepidante è servita a Micciché – che rimpiange di non aver preso la Sanità a inizio legislatura – per stanare Musumeci e avviare la trattativa: nelle ultime ore sono arrivati timidi segnali d’apertura. Ieri, dopo la riunione in prima commissione e in attesa di una conferenza dei capigruppo che non arrivava mai, l’unico vertice ha riguardato i leader della maggioranza. E un faccia a faccia tra Micciché e Cordaro, nella stanza di Musumeci, per capire il da farsi. Mentre là fuori, intorno alle 17.30, Fava scaldava i motori: “La discussione sulla mozione di censura nei confronti dell’assessore Razza doveva cominciare un’ora e mezza fa, ma la maggioranza non c’è: si è chiusa in conclave da qualche parte nel Palazzo fregandosene dell’aula. Per decidere come votare? Per confortare i dubbiosi? Per riallineare gli indisciplinati? Per far passare la nottata? Una fotografia dell’inossidabile compattezza del centrodestra siciliano attorno al suo assessore alla salute”.
Un’ora dopo era il turno di Anthony Barbagallo, segretario del Pd, indignarsi: “Questi sono i banchi del centrodestra: vuoti! Sono passate oltre due ore e mezzo – scrive l’ex sindaco di Pedara, con una foto a corredo, sui social – e la maggioranza non c’è, non si presenta per discutere sulla mozione di censura all’assessore alla Salute”. Mentre Carmelo Pullara, il centrista “dissidente”, comunicava l’intenzione di non partecipare al dibattito, pur ribadendo la gravità di alcuni errori: “Trasformare interi reparti dove venivano ricoverati i pazienti per altre patologie in reparti Covid, sottraendo risorse a tutte le altre attività, è grave. Ma non è questo il momento di rimuovere l’assessore”.
Il prorogarsi dell’attesa, alla fine, ha generato una fumata grigia. I numerosi iscritti a parlare, le esigenze del palazzo Reale, e lo spauracchio del coprifuoco alle 22, hanno reso inevitabile il rinvio del dibattito. Non prima di aver concesso a Lupo, capogruppo del Partito Democratico, la possibilità di illustrare la mozione e ad alcuni deputati (soprattutto grillini) di sferrare i primi attacchi. “E’ necessario che il parlamento cominci a dare delle risposte ai siciliani, e lo faccia a partire dalla rimozione di questo assessore – ha tuonato Cappello – che durante la seconda ondata non ha fatto nulla. Se non tenere all’oscuro la commissione Salute delle decisioni assunte”. Barbagallo sceglie invece una metafora calcistica: “Certo non era facile trovare piazzare un Van Basten all’assessorato alla Salute – ha detto, riferendosi a Musumeci – ma lei ha proprio scelto Luther Blissett, uno dei più grandi bidoni della storia”. Coda polemica fra Micciché e Zafarana per un “faccia la brava” di troppo, secondo l’esponente Cinque Stelle.
Quella che però, inizialmente, era una sfida fra il governo Musumeci e l’asse del “campo largo” (Pd-Cinque Stelle-Fava), di colpo si è trasformata in una competizione tutta interna al centrodestra. Dopo che la mozione sarà respinta (gli ex grillini di Attiva Sicilia e un paio di renziani si tireranno indietro), cominceranno i fuochi d’artificio. Quelli veri. Destinati a segnare l’ultima parte di questa legislatura e, soprattutto, l’avvio della prossima campagna elettorale. Musumeci che, secondo i rumors di palazzo, premeva per andare al voto subito e non prolungare l’agonia, sa bene di dover scendere dal piedistallo e fare delle concessioni. Il Covid rischia di avere conseguenze traumatiche anche per il suo governo.