I soldi che non arrivano mai rischiano di mandare gambe all’aria i Comuni. Che di conseguenza si rivalgono sui cittadini: la promessa di applicare degli sconti sulle imposte locali va a farsi benedire. Così Palermo ha deciso di riscuotere per intero la Tari, facendo infuriare i commercianti; Catania (che aveva promesso una sforbiciata secca del 60%) la segue, così come Messina che pensava di applicare una riduzione pure sulla Tosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico. Per ora non se ne fa niente, più avanti si vedrà (coi rimborsi?). Queste misure, infatti, non possono trovare applicazione dal momento che il fondo perequativo promesso dalla Regione – 300 milioni di euro, nel frattempo diventati 378 – è impigliato nei nodi della burocrazia. Per la verità soltanto ieri la commissione Bilancio ha “liberato” l’ultimo miliardo della Finanziaria sospesa. Tutto questo perché il governo ha presentato in ritardo la proposta di riprogrammazione.
Adesso serve l’ultimo via libera, da parte del Comitato di Sorveglianza, poi verranno pubblicati bandi e avvisi. Il risultato è che dopo quasi otto mesi (la Finanziaria è stata approvata il 2 maggio dall’Ars) è tutto fermo. Dalle casse di palazzo d’Orleans non è uscito neppure un euro. Nemmeno quelli del Bonus Sicilia: 125 milioni che la Regione pensava di mettere a disposizione delle microimprese (con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a due milioni) che avevano dovuto fermarsi durante il lockdown. Dopo aver fallito per un paio di volte col click-day, si è proceduto con la classica distribuzione dei fondi a pioggia. Solo che l’iniziale impegno di garantire contributi a fondo perduto da 5 a 35 mila euro, è stato polverizzato dalle circostanze: alle 58 mila aziende richiedenti, andrà una mancetta da 2.150 euro a testa. L’Arit, l’autorità per l’innovazione tecnologica al servizio dell’assessorato all’Economia, conterà le richieste pervenute entro oggi (si parla di circa 58 mila pratiche), poi darà l’ok per i mandati di pagamento. La trafila potrebbe durare tutto novembre.
Ieri la commissione Bilancio ha dato l’ok alla riprogrammazione di nuove somme, tra cui gli 84 del Fondo Sicilia, gestiti dall’Irfis, che dovrebbero garantire un po’ d’ossigeno (ergo, di liquidità) alle imprese danneggiate dal lockdown di primavera. Anche i 55 milioni di euro per l’agricoltura, i 50 per il restauro delle facciate, i 15 per la pesca, i 10 per l’editoria, i 27 per le case popolari dovrebbero – finalmente – trovare applicazione. Intanto il deputato del Pd Giuseppe Lupo, intervenendo ieri all’Ars, ha chiesto notizie sulla prossima Finanziaria, che in linea meramente teorica dovrebbe essere approvata entro l’anno. La risposta camuffata di Micciché è stata: “Scordatevelo”. Il presidente dell’Assemblea, infatti, ha spiegato che alla manovra sta lavorando il governo, ma prima bisognerà attendere il giudizio di parifica della Corte dei Conti, che quest’anno, eccezionalmente, è slittato da luglio a fine dicembre. Poi ripartirà il valzer dell’esercizio provvisorio. Sarà l’ennesima primavera calda per una Regione dove i conti non tornano mai.
Orlando: spostare termini Tari a fine dicembre
“La Regione ha annunciato e deliberato il fondo perequativo per compensare i comuni siciliani della diminuzione di fiscalità locale per le categorie produttive. Si è già raggiunta da tempo l’intesa fra la Regione e l’Anci che rappresenta tutti i comuni siciliani. Attendiamo che la Regione eroghi queste somme, essendo già state quantificate comune per comune. Ma la mancata disponibilità di queste risorse, ovviamente, blocca la possibilità di detrazione della Tari e delle altre imposte locali. Per questo ho concordato con il presidente del Consiglio comunale una seduta del Consiglio che possa prevedere un eventuale spostamento dalla data del 2 dicembre ad altra data entro il corrente esercizio finanziario 2020, cioè entro la fine del mese di dicembre per consentire, nel frattempo, alla Regione di fare pervenire finalmente queste risorse e in questo modo far godere delle detrazioni gli operatori economici così fortemente danneggiati”. Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
Confindustria: la Regione sta portando le imprese al collasso
Debiti non pagati per servizi già erogati o forniture effettuate. Vincoli burocratici che bloccano procedure per l’emissione di decreti di finanziamenti già concessi o addirittura l’erogazione di somme già decretate. Alla Regione siciliana, insomma, nulla cambia neanche durante la peggiore crisi economica dal secondo dopoguerra. “Sicindustria – denuncia il vicepresidente vicario dell’associazione degli imprenditori, Alessandro Albanese – da settimane riceve decine e decine di segnalazioni da parte di imprese esasperate dai continui ritardi e da un modus operandi fatto di rimpalli di responsabilità e di scaricabarile inaccettabile in tempi di normalità e ora uno schiaffo in pieno viso a chi ogni giorno lotta per andare avanti”.
Particolarmente grave è quanto sta avvenendo all’assessorato regionale dell’Energia dove, nonostante le rassicurazioni verbali, si registra una totale stasi nelle procedure di erogazione e decretazione della misura 4.2.1 del Po Fesr 14/20. “Le nostre imprese associate – continua Albanese – segnalano ritardi nelle erogazioni non solo sulle richieste di anticipazione, ma anche sullo stato di avanzamento. Rinnoviamo pertanto l’appello all’immediata soluzione di tutte quelle difficoltà di natura amministrativa che rischiano di portare alcune imprese beneficiarie verso un irreversibile collasso finanziario per cause certamente non imputabili alla loro volontà. E, al contempo, chiediamo ancora una volta alla Regione siciliana di procedere immediatamente al saldo dei propri debiti. Un fatto di civiltà giuridica che, oggi, è anche un imperativo morale”.