L’unico argine al 57% di Lega e Cinque Stelle si chiama Sergio Mattarella. L’unica opposizione credibile, mentre il Pd prova a ricostruirsi dall’interno e Forza Italia si chiede i motivi della sua esistenza lontana da competizioni elettorali. Costante presidio di civiltà, oltre che della Costituzione. L’unico capace di mettere i bastoni fra le ruote a Matteo Salvini è il presidente della Repubblica, che l’ancoraggio della nave Diciotti al porto di Trapani ha costretto a un atto di forza.
Già, perché Mattarella non è più quel capo di Stato passivo, apatico, che si tiene in disparte dalla contesa politica. O meglio, non è più quell’uomo che molti avevano provato a dipingere prima del caso-Savona. Mai come stavolta, con due forze populiste (per non dire altro) al potere, è necessario un periodo di vigilanza che duri cinque anni. Ieri Mattarella è esploso, ha tuonato al telefono – non prendeteci esattamente alla lettera – durante una conversazione con il premier Giuseppe Conte. Lo ha svegliato in prima serata, per chiedere conto e ragione di quanto stesse avvenendo a bordo della Diciotti. Prima lasciata a marcire in rasa, a poche miglia dalla costa siciliana, poi finalmente fatta attraccare.
Basta sollevare un telefono per smuovere il mondo. Attenzione: Mattarella non ha imposto nulla, ha chiesto solo che si rispettassero le leggi e le procedure. E quando una nave attracca in un porto italiano, secondo il capo dello Stato, è la procura competente a stabilire chi sale e chi scende. Non il Ministro dell’Interno. Che, inevitabilmente, c’è rimasto male e, in un colloquio svelato da Repubblica, avrebbe mal sopportato l’ingerenza del Quirinale in una questione di competenza del governo. Ma tant’è. Il Quirinale ha fatto il Quirinale: con stile, determinazione, alzando una cornetta. E toccando i tasti giusti: la chiamata a Conte è un modo per dire “guarda che a capo del governo italiano c’è lei, sior Giuseppe”. Mica Salvini e Di Maio. “Quindi si faccia sentire”.
Cosa comporti la presa di posizione di Mattarella nel suo rapporto con Lega e Cinque Stelle è difficile da dire. Appare lampante che nel vuoto delle attuali opposizioni – che anche volendo, non potrebbero fare chissà cosa, visti i numeri – il presidente della Repubblica è l’unico a poter mettere i bastoni fra le ruote. Lo aveva già fatto alla vigilia della composizione del governo, quando il “respingimento” di Savona all’Economia aveva fatto gridare i 5 Stelle all’impeachment. Lo aveva rifatto qualche giorno fa, quando di fronte al coinvolgimento tentato da Salvini sulla questione dei 49 milioni della Lega – col ministro dell’Interno che annusa aria di persecuzione da parte della magistratura – Mattarella aveva fatto spallucce e preso le distanze. Alleato di tutti e di nessuno. Attore non protagonista (se non proprio indispensabile). L’ultima telefonata gli è anche costata numerosi apprezzamenti sui social, che fine a qualche tempo lo avevano denigrato. Starà mica diventando il nuovo Pertini?