“Credo che un giorno, quando finirà il suo momento, la signora dovrà interrogarsi sulla morbosa, sinistra attrazione per questi modelli diseducativi portati in tv per anni e chiedersi quanto abbia contribuito all’abbrutimento della fetta del paese più povera di strumenti. Un danno culturale incalcolabile che si porteranno dietro non so quante generazioni”.
La chiosa non è «signor presidente, signori della Corte», non c’è richiesta di pena ma il reato ascritto, l’accusa così forte e personale, l’apocalittica responsabilità sulle sorti dell’Italia a venire, forse valgono bene l’enfasi oratoria, il tono moralistico, l’afflato etico che Selvaggia Lucarelli ha sfoderato sul suo profilo facebook contro Barbara D’Urso, rea di ospitare sempre più, nel suo talk domenicale serale (in quello pomeridiano – festivo o feriale che sia – si occupa infatti per lo più di corna, parrucchieri esosi con o senza ricevuta fiscale, grandi fratelli vip e nip, isole della fregola sessuale, plastiche facciali miseramente ridotte a mosaici da Villa del Casale con conseguente risarcimento danni e così via, passando in un breve giro d’ore di camerino, lontana dalle telecamere, da Novella 2000 a Cronaca vera, da reginetta del gossip a strega del male in pizzi e paillettes) personaggi quasi sempre sullo scivoloso crinale tra vita domestica e camera di sicurezza, cura dei figli e parlatorio, spesa al supermercato e arringhe in Assise, pranzo con i familiari e obbligo di firma o di dimora.
A scatenare la selvaggeria di Selvaggia è stata l’ultima ospitata nel corso di Live di Fabrizio Corona – collegato dalla propria dimora per obblighi di giustizia, si suppone – del quale Barbarella si è oramai arrogata il salvifico ruolo di tutrice-rieducatrice se non addirittura di vicemamma, quasi sostituendosi a mamma Gabriella, quella naturale. Chiamato in causa su una telefonata di minacce, vere o presunte, nei confronti dell’ex moglie Nina Moric che, con adeguato senso di riservatezza, invece che consegnarla a chi di dovere l’ha subito postata sui social, mettendo in piazza un disagio psicologico, vero o presunto, del figlio Carlos, Corona si è esibito in un “the best of”, nel fior da fiore del suo repertorio, sfiorando stavolta livelli da Actors Studio. Imbarazzante, onestamente, ha ragione Lucarelli. Sembrava una scena di Scarface, con un Corona – Al Pacino in sedicesimo – in evidente stato di alterazione, tra urla da distorsione audio, vene del collo dilatate, occhi di bragia come Caron dimonio, mani e braccia accusatoriamente mulinanti, frasi scomposte in un confuso andirivieni narrativo in cui la stessa assistente sociale/soccorritrice di casi psicogiudiziari si perdeva di strada, non si raccapezzava più, chiedeva vanamente illuminanti rewind cronologici. Terribile, forse una delle pagine più “nere” della televisione generalista della ultime settimane.
Santa Barbara dei Miracoli (e dei Miracolati) ha anche ospitato uno che si è pubblicamente pentito per essersi sbattuto porte in faccia onde simulare aggressioni omofobe, il revisionista del fascismo nonché razzista in nome di Marino Barreto Jr. Fausto Leali, reduce dal GF Vip piuttosto che da una serata al dancing come gli si confarrebbe, lo youtuber ghanese Bello Figo che ha notiziato d’essere superdotato e che è così contento di questo dono che gli ha fatto mamma da sbandierarlo nei suoi brani rap. Si faceva notare stavolta, in verità, l’assenza di Angela da Mondello, l’influencer panormita (o ex influencer, pare infatti che nonostante l’assortimento del merchandising le quotazioni web siano stagnanti) del “noncenecoviddì”, passata dagli angoli domestici della sua borgata alle opime curve dei tubini di lamè nei quali la cinica produzione Mediaset l’ha insaccata per farne forse una fugace starlette. Probabile che la brusca impennata dei contagi, la risalita del numero dei morti, la brutta aria che tira su questo fronte, insomma, abbiano consigliato un po’ di tempo in panchina. O chissà, l’invenzione di un nuovo tormentone o la ricerca di un mentore mediatico diverso da Barbarella.
Barbarella, per suo conto, continua comunque ad aprire le gabbie del suo serraglio senza colpo ferire, strabuzzando gli occhi, battendo le lunghe ciglia, accavallando le gambe, allungando i tendini dei polpacci, camminando con naturalezza sul tacco 14. Tutto grasso che cola, ascolti che crescono, soldi degli sponsor che arrivano. Linea editoriale è una parola brutta, Giancarlo Schieri – direttore dell’ammiraglia Mediaset – immaginiamo che stia lì a fregarsi le mani. Che volete che sia una selvaggia intemerata di Selvaggia?