“Giovanni Falcone credeva fermamente nella necessità di creare un fronte comune, una mobilitazione mondiale contro le mafie. Al centro della sua visione c’è sempre stata la necessità di investire sulla cooperazione internazionale nel contrasto al crimine organizzato”. Lo dice Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone e sorella del magistrato ucciso il 23 maggio 1992, commentando l’approvazione all’unanimità da 190 nazioni la risoluzione italiana presentata a Vienna alla “Conferenza delle Parti” sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale (nota come Convenzione di Palermo).
Delegazioni diplomatiche di tutto il mondo, esponenti delle istituzioni e della società civile, ong tra le quali la Fondazione Falcone, per quattro giorni, sotto l’egida dell’Unodc (l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine), hanno discusso dello stato della lotta alle mafie nel mondo e di come migliorare e rendere più efficace la Convenzione di Palermo, il primo strumento legislativo universale contro la criminalità organizzata transnazionale ratificato nel 2000 e fortemente voluta dal magistrato ucciso dalla mafia il 23 maggio del 1992 a Capaci.
Nella risoluzione si rende un “omaggio speciale al giudice Giovanni Falcone, il cui lavoro e sacrificio ha aperto la strada all’adozione della Convenzione” e si afferma “che la sua eredita’ sopravvive attraverso l’impegno globale per la prevenzione e la lotta alla criminalita’ organizzata”. E’ la prima volta che in una risoluzione internazionale si fa riferimento al contributo di una singola personalita’. La delegazione italiana era costituita dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dall’ambasciatore italiano Alessandro Cortese, dal consigliere giuridico Antonio Balsamo, e dal primo segretario Luigi Ripamonti.