“Quella dei 6 mila tirocinanti dell’ex avviso 22 è l’ennesima frittata del governo regionale. Non solo questi giovani non hanno ricevuto alcun pagamento, ma oggi la stessa Regione si trova nelle condizioni di dover emettere ben 6 mila CUD perché il bando è stato scritto letteralmente con i piedi”. A denunciarlo sono i deputati regionali del Movimento 5 Stelle a margine dell’audizione in V Commissione all’ARS sui tirocini dell’articolo 22 mai pagati, se non in strettissima minoranza, dalla Regione Siciliana, audizione chiesta proprio dai componenti del gruppo parlamentare M5S. All’appuntamento di Palazzo dei Normanni ha preso parte, tra gli altri anche il Dirigente generale del Dipartimento Lavoro, Giovanni Bologna. “Oltre al danno anche la beffa – dicono i deputati. – Non solo infatti questi tirocinanti sono stati illusi dalla prospettiva occupazionale di poter essere formati ad un destino professionale al termine dell’esperienza per cui sarebbero stati pagati per ogni bimestre, ma sono stati beffati per diverse ragioni, anzitutto perché per svolgere l’attività presso gli Enti accreditati dalla Regione hanno dovuto sostenere le spese per gli spostamenti, non hanno potuto beneficiare dei numerosi bonus emessi dal Governo per far fronte alla pandemia da Coronavirus e inoltre non hanno mai ricevuto una lira”.
“Oggi – sottolineano ancora i deputati M5S – il dirigente Bologna ci ha detto chiaramente che ciascuna di queste seimila pratiche, deve passare attraverso ben 7 passaggi burocratici. Altro paradosso? E’ la Regione a dover emettere i 6 mila CUD relativi ai pagamenti dei tirocinanti, anziché gli Enti che li hanno presi in servizio. Morale, avremo 6 mila dipendenti in più. Sarebbe inoltre interessante capire se i CUD verranno emessi solo dopo i pagamenti e non prima dato che da questa macchina burocratica della Regione c’è da aspettarsi di tutto. Ai nostri seimila tirocinanti giunga non solo la nostra solidarietà, ma anche l’impegno da parte nostra di spronare in tutti i modi possibile questo governo a trovare una soluzione rapida” – concludono i deputati M5S all’Ars.