Il primo giorno di scuola, in fin dei conti, poteva andare peggio. I dati forniti dal Ministro Lucia Azzolina, però, somigliano a un depistaggio: gli studenti tornati in classe – dopo un lockdown e mesi d’incertezza – sono molto meno dei 5,6 milioni sbandierati a mezzo stampa. Rientravano nel computo totale anche quelli siciliani, che in realtà hanno ripreso le lezioni in minima parte (il contingente attuale non supera il 20%: riguarda solo le superiori). Molti presidi, come da decreto, hanno approfittato del regime di deroga concesso agli istituti sede di seggi elettorali, e ripartiranno direttamente il 24, dopo il referendum. Dovranno garantire, comunque, duecento giorni di lezione.
La prima campanella, al di là del fatto di ritrovarsi, ha regalato zero soddisfazioni ai pochi “fortunati”. Per tutti ingresso scaglionato, percorsi obbligati e distanziamento sociale. Una studentessa del liceo magistrale “Danilo Dolci”, dove nei giorni scorsi una bidella è risultata positiva al sierologico e costretto il preside a sospendere i recuperi in presenza, ha sconfitto le bizze del termoscanner, che segnalava una temperatura di 37,6°: così ha potuto varcare il portone d’ingresso e partecipare a questa anomala rimpatriata. Senza i banchi monoposto, che al “Dolci” non sono mai arrivati. Il risultato? Due ore di lezione con la mascherina prima del “liberi tutti”. Niente in confronto a un episodio accaduto in Toscana, in provincia di Massa, dove un’alunna ha avuto l’esito del tampone (ovviamente positivo) mezz’ora dopo il ritorno in classe: diciotto allievi sono finiti in quarantena, gli insegnanti pure. Ma l’episodio più curioso si è verificato in Liguria, nel quartiere genovese di Castelletto, dove il governatore Giovanni Toti ha postato la foto di alcuni bambini intenti a scrivere in ginocchio, sulla sedia. Il dirigente scolastico, stoppando la polemica, ha spiegato che i banchi arriveranno oggi pomeriggio e che “abbiamo evitato di rimettere quelli vecchi. La foto ritrae bambini che, durante un’attività didattica, stanno disegnando in libertà. E’ sbagliato strumentalizzarla”.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, alla vigilia, aveva spiegato che “ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all’inizio”, ma aveva assicurato pure che il “governo sarà al vostro fianco e continuerà ad esserlo”. Si potrebbe cominciare proprio dai banchi: la distribuzione è scattata a macchia di leopardo l’8 settembre, ma è difficile pensare di raggiungere l’intero Paese prima di fine ottobre, quando la macchina dovrebbe aver terminato il rodaggio. “Se al Nord il problema principale riguarda la carenza di organico, al Sud il problema è il reperimento degli spazi – commenta Antonello Giannelli, dell’Associazione Nazionale Presidi -. Al momento i banchi consegnati sono solo 200 mila, sui due milioni e 400 mila previsti (circa il 10%). Dalle segnalazioni, diverse difficoltà ci sono per gli enti locali in Sicilia e Calabria, alcune situazioni nel Lazio e, tante, in Campania, che però non è ancora partita”. Ma anche gli undici milioni di mascherine al giorno che Domenico Arcuri, commissario per l’emergenza e ora anche per la scuola, ha promesso di distribuire, ancora non si sono viste. Le criticità sono e restano tante, al netto delle condizioni di vita, letteralmente stravolte, all’interno degli ambienti comuni. Dove ci si misura con una serie di regole ferree che sarà difficile “imporre” ai più piccoli: dal divieto di canto all’impossibilità di scambiarsi il cibo.
A livello “strutturale”, invece, è stato l’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, ad aggiornare i numeri. Negativi, molto negativi, quelli che riguardano la somministrazione dei test sierologici al personale scolastico (dai docenti ai bidelli, passando per gli amministrativi): “Si è sottoposto al test solo il 20/30% della platea. Si tratta di circa ventimila persone. E fra queste sono emersi circa 150 casi di positività. Si tratta di persone che ora dovranno essere sottoposte anche al tampone. E che resteranno ferme fino a quando non risulteranno negative a due tamponi consecutivi”. Qualche cattedra vuota in più. Va detto che i test si effettuano su base volontaria. Solo la Campania ha deciso di rendere lo screening obbligatorio.
Ma la Sicilia è in ansia che per il numero di aule a disposizione: attualmente ne mancano circa 270, che dovrebbero dimezzarsi grazie agli accordi raggiunti fra la Regione e la Curia, che mette a disposizione alcuni edifici della parrocchia, o con enti e associazioni private. Se il fabbisogno non sarà raggiunto – come probabile – ci si dovrà affidare ai “doppi turni” e al recupero da casa. Col ritorno in auge della didattica a distanza che, sulla base delle indicazioni del comitato tecnico scientifico, potrà occupare soltanto gli studenti delle superiori, gli unici in grado di gestirla. Una parte seguirà le spiegazioni in aula, un’altra dal divano di casa. Garantendo il turnover.
Ieri l’assessore Lagalla ha dato un saluto alle prime classi dell’Istituto Principessa Elena di Palermo. E anche il sindaco Orlando, impegnato a sbrogliare la matassa della mozione di sfiducia che lo riguarda, ha trovato il tempo per augurare un buon anno scolastico a ragazzi e famiglie: “Alle alunne e agli alunni, ai genitori, al personale docente e non docente di Palermo, auguro di affrontare questa riapertura particolare dell’anno scolastico al tempo della pandemia con fiducia, ma anche con prudenza. Affinché si possa garantire un ritorno a scuola in presenza che ci preoccupa ma che, allo stesso tempo, si ritiene essenziale per una corretta e positiva strategia educativa, è indispensabile l’operosa corresponsabilità di tutti voi. Per questo, invito i genitori a leggere con attenzione il Patto di corresponsabilità che sono chiamati a sottoscrivere: è un documento importante che traccia una nuova alleanza tra famiglia, scuola e territorio, uno strumento di valorizzazione della comunità educante chiamata sempre più a farsi parte attiva in questo difficile momento. Tutti siamo coinvolti perché la scuola è il nostro futuro”.
La cosa più bella, nel comune capoluogo, è stato il murale realizzato dall’artista locale Igor Scalisi Palminteri: nato sul muro di 18 metri di una palazzina dello Sperone (via XXVII Maggio), a pochi passi dalla scuola ICS Sperone-Pertini, vandalizzata durante il lockdown, è uno dei simboli di questa difficile ripartenza. Mentre dal Comune arriveranno fondi extra per le scuole: da un lato per fronteggiare l’emergenza Covid-19, dall’altro per garantire la manutenzione ordinaria degli impianti di videosorveglianza. Si tratta di 650 mila euro di risorse proprie comunali che si aggiungono al consueto contributo ordinario di 900 mila euro per l’anno scolastico 2020-2021. Il servizio per i ragazzi disabili, a differenza di quanto avviene in numerose parti d’Italia (a Pisa un ragazzo è rimasto fuori per l’assenza dell’insegnante di sostegno) ci sarà regolarmente. “Non vi saranno interruzioni nei servizi di assistenza ai bambini e alle bambine con disabilità nelle scuole comunali – ha detto Orlando -. L’attuale situazione di incertezza normativa che riguarda le altre città e gli altri livelli di istruzione non coinvolge il Comune di Palermo e abbiamo, quindi, adottato una delibera che sblocca la situazione”. Una volta tanto, Palermo arriva prima. Anche a Catania, però, l’assistenza è ripartita: ne potranno beneficiare 480 alunni.
A tirare le somme, però, ci pensa Adriano Rizza, il segretario della Flc Cgil Sicilia: “La maggior parte delle 831 scuole presenti in Sicilia sono a corto di personale tra docenti e Ata. E’ corsa contro il tempo per adeguare i locali dei 4 mila plessi scolastici alle esigenze di sicurezza imposte dal Covid, mentre sono solo poche centinaia i banchi monoposto arrivati. Sebbene il Ministero continui a parlare di decine di migliaia di immissioni in ruolo – spiega – la realtà è che in questa prima fase mancheranno nelle nostre scuole moltissimi docenti. Avevamo chiesto un concorso straordinario per titoli destinato a docenti precari con almeno 36 mesi di servizio per garantire l’avvio del nuovo anno scolastico. Invece ci scontriamo con una situazione ben diversa e drammatica poiché i concorsi ordinari e straordinari devono essere avviati. Mentre il nuovo sistema di reclutamento dei precari, le cosiddette Gps (Graduatorie provinciali per le supplenze), registra migliaia di errori che ne hanno paralizzato l’utilizzo”. In fondo, siamo solo all’inizio.