La salvaguardia del territorio non passa soltanto dalla guerra ai piromani (sacrosanta). Né da qualche titolo a effetto che ha lo scopo di esorcizzare gli avvenimenti di sabato e domenica scorsi, e la paura e i danni che hanno provocato. Le fiamme per poco non inghiottivano il centro abitato di Altofonte. Anche la riserva dello Zingaro, nel Trapanese, è stata devastata. In questo caso, però, bisogna essere fiduciosi: “Da quelle parti – spiega l’assessore al Territorio e Ambiente, Toto Cordaro – non ci sono pini, lecci, oleandri o alberi ad alto fusto, ma piante di macchia mediterranea. La vegetazione ripartirà spontaneamente da qui alla prossima primavera. Il tema è un altro: immaginare un percorso che riguardi da un lato la prevenzione, dall’altro la possibilità di intervenire con uomini e mezzi più adeguati per fare fronte alla follia incendiaria di questi assassini”.
Siete già riusciti a fare una stima dei danni?
“Dal sopralluogo col presidente della Regione ad Altofonte, è nata la richiesta ai tre dirigenti generali “competenti” – Agricoltura, Sviluppo Rurale e Corpo Forestale – di fare una quantificazione dei danni che sarà pronta all’inizio della prossima settimana. Inoltre, Musumeci mi ha chiesto di presiedere una riunione che vedrà la presenza dei tre dirigenti e dei sindaci del comprensorio: sarà un’occasione per tirare le somme – si parla di 900 ettari andati in fumo, di cui 600 boschivi – e raccogliere, oltre ai dati oggettivi, le indicazioni dei primi cittadini sulle maggiori emergenze. Immediatamente dopo, chiederemo al governo nazionale lo stato di calamità”.
Al di là dei piromani, c’è qualcosa che non ha funzionato?
“La prevenzione, che è una competenza in capo al Dipartimento Sviluppo rurale, si fa da febbraio a maggio, perché dal 15 giugno comincia la stagione dell’antincendio boschivo. Ma il 23 febbraio siamo entrati in lockdown. Quando nei primi giorni di aprile si è cominciato a parlare di riaperture, ci siamo immediatamente resi conto che fra i codici Ateco non era stato inserito quello relativo alla silvicoltura e alla forestazione. Il presidente Musumeci ha scritto immediatamente al presidente del Consiglio e nel giro di una settimana anche gli operai forestali, quelli che si occupano della prevenzione, hanno iniziato a lavorare. Tuttavia eravamo a fine aprile e non siamo riusciti recuperare un gap di quasi tre mesi”.
Non sono poche 500 guardie forestali a fronte di un territorio vasto come la Sicilia?
“Oggettivamente sono poche. Ma noi paghiamo alcuni errori storici che ci portiamo dietro. Nel 2015 il governo Crocetta ha approvato una legge che bloccava il turnover fra gli agenti in divisa del Corpo Forestale, e quindi la possibilità di una sostituzione a seguito dei pensionamenti. Non possiamo far finta che non sia mai accaduto… Inoltre, in questa legislatura abbiamo posto in essere alcune leggi fondamentali per la ripartenza, la scelta e l’assunzione del personale. Abbiamo eliminato il blocco del turnover, ri-approvato la pianta organica, e inaugurato una nuova stagione di concorsi e assunzioni previsti per legge. Stiamo operando per avviare il concorso e stabilire quante risorse riusciremo a reperire per determinare il numero esatto di agenti da immettere in campo da subito. Fermo restando che si formerà una graduatoria a scorrimento, grazie alla quale, nei prossimi anni, potremo sopperire al gap di personale esistente”.
Quanti sono gli agenti attualmente in servizio?
“Appena 400 agenti in divisa”.
Di cosa si occupano gli agenti del corpo forestale?
“Hanno compiti di polizia giudiziaria e tutela del territorio. Si occupano di frodi alimentari, di abusivismo edilizio, di inquinamento e reati ambientali, di pascoli abusivi, del controllo del grano sulle navi che arrivano dall’estero, di bracconaggio. Durante il Covid hanno controllato gli ingressi sullo Stretto di Messina e nelle stazioni ferroviarie, e i prezzi maggiorati dei prodotti nei mercati e nei supermercati, e si sono occupati di sanificazione degli enti locali. Ma, soprattutto, gestiscono le operazioni di spegnimento degli incendi e coordinano il lavoro dei circa 6 mila operai, ripartiti nelle nove province. A capo di tutto ci sono i Dos, i direttori delle operazioni di spegnimento”.
Musumeci aveva annunciato una riforma del comparto forestale in campagna elettorale. Ma le parole non hanno avuto seguito.
“Per fare una riforma del comparto forestale è necessario trovare una sintesi con le forze presenti in parlamento e le sigle sindacali. Noi, per la prima volta dopo vent’anni, abbiamo adeguato il Cirl (contratto integrativo regionale di lavoro) dei forestali, con il consenso unanime dei sindacati; ci siamo occupati delle emergenze e, adesso, anche di riforme. Al netto della polemica sterile, ci siamo già confrontati coi sindacati confederali e c’è un’ipotesi di riforma che verrà discussa la prossima settimana fra le sigle e i dirigenti. Inoltre, c’è un tema importante che l’Europa ci segnala e va affrontato: la necessità di porre rimedio a uno stato di pre-infrazione che riguarda la stabilizzazione degli operai forestali. E’ sbagliato mantenere nel precariato un comparto strategico per le sorti dell’Isola”.
L’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao, ha detto che politica e burocrazia devono pagare per questo disastro. Si è soffermato, inoltre, sulla mancanza di mezzi, organizzazione e pianificazione del lavoro.
“La prossima volta inviterò Corrao a venire con me, sulla scena di un incendio, per dare una mano agli uomini e alle donne straordinari che mettono a rischio la loro vita per difendere i siciliani. E’ facile esprimere giudizi per chi, come Corrao, non ha mai governato. Io mi confronto quotidianamente con la realtà. Non devo farla pagare a nessuno, ma devo solo ringraziare tutti quanti, se è vero come è vero che domenica scorsa in Sicilia abbiamo avuto circa 200 incendi in ventiquattr’ore. Abbiamo raggiunto un picco di 44 roghi contemporanei”.
Il Tar ha bocciato il piano della qualità dell’aria della Regione per l’assenza di alcuni valori e per l’adozione di criteri non validi. Inoltre, vi ha invitato a correggere alcuni parametri che penalizzano troppo gli industriali. Quali sono i prossimi passi del governo?
“Entro metà settembre verranno convocati un tavolo tecnico tra rappresentanti delegati dal governo regionale e gli esperti degli impianti industriali e un tavolo di programmazione politica, richiesto dalle sigle sindacali. Al primo toccherà il compito di affrontare e trovare soluzioni alle criticità scaturenti dall’applicazione del Piano della qualità dell’aria e dalla successiva decisione del Tar Sicilia che ne ha messo in discussione alcune prescrizioni tecniche. Il secondo momento di confronto servirà invece a definire la strategia di sviluppo, di innovazione e di transizione energetica che le industrie hanno dichiarato di volere perseguire, tenendo fermo l’obiettivo della tutela dei livelli occupazionali e della difesa dell’ambiente e della salute pubblica. Il nostro obiettivo è quello di pervenire a una soluzione condivisa che risolva tutte le questioni allo stato pendenti e che ci consenta finalmente di definire, e applicare, un piano di sviluppo sostenibile”.
Quella dei migranti è davvero un’emergenza? Faraone ha denunciato Salvini e Musumeci per procurato allarme.
“La questione migranti è strutturale, esiste almeno da vent’anni. Diventa emergenza quando la si coniuga con la pandemia. Ha visto le immagini che arrivano dall’hotspot di Lampedusa? Questi poveri cristi vivono in condizioni di estrema insalubrità. Il governo, con un atto coraggioso e giuridicamente corretto, firmato dal presidente della Regione in qualità di commissario attuatore dell’emergenza Covid, ha stabilito che, così come sono, gli hotspot vanno chiusi. O, in alternativa, messi in condizioni tali da impedire la promiscuità e la diffusione del contagio. In risposta a questo atto politico forte, il presidente del Consiglio ha ritenuto di convocare formalmente il presidente Musumeci. L’auspicio è che il governo nazionale sia consequenziale e agisca, innanzi tutto, nell’interesse degli stessi migranti. La loro salute non vale meno della mia”.
Dopo l’ordinanza e le critiche di Musumeci alla presidente della terza sezione del Tar, molti hanno sottolineato la deriva di destra di questo governo…
“Io sono e resto un uomo di centro. Sento forte la responsabilità di lavorare al rafforzamento di quest’area politica per contribuire in maniera decisiva, qualora il presidente Musumeci vorrà ricandidarsi, alla sua rielezione. L’azione di questo governo, che vede 8 assessori su 12 di area moderata – anche se qualcuno, a volte, fa finta di dimenticarlo – è sempre stata improntata alla tutela del bene collettivo secondo quei principi di solidarietà e sussidiarietà che connotano l’agire in politica di un uomo di estrazione cattolica e di centro come me”.