Roma si prepara a mettere i sigilli, ancora una volta, alla grande bottega delle illusioni che è l’Ars. Dove i mercanti di sogni svendono promesse a frotte di fiduciosi in trepidante attesa. Salvo poi lasciare al governo nazionale lo scomodo ruolo di guastafeste. Storia vecchia è. E già vista. In tutte le stagioni. Prima, la parte dell’uomo nero la interpretava in commedia il commissario dello Stato, figura quasi mitologica che con la sua falce come la Morte in un film di Bergman faceva strame delle bubbole votate a Sala d’Ercole per rabbonire i clientes. Ora ci pensa direttamente il governo. Che potrebbe impugnare grossi pezzi della Finanziaria regionale. Come ha fatto sapere il ministero dell’Economia all’assessorato al Bilancio, annunciando la mannaia per tutta una serie di norme allegre votate dall’Ars nell’ultima manovra.

Nel mirino ci sono tra l’altro le stabilizzazioni dei precari degli enti locali e dei Pip, le promozioni di massa dei circa 700 dipendenti regionali di categoria D5, i finanziamenti a pioggia e tanto tanto altro. La nota di 14 pagine con cui il Ragioniere dello Stato ha sollevato rilievi non secondari all’ultima legge di stabilità regionale sembra il preludio all’impugnativa che verrà. Ma toccherà al governo nazionale decidere, da qui a un paio di giorni, in che misura. Di certo non sarebbe la prima volta che le finanziarie votate all’Ars vengono fatte a pezzettini da Roma. Accadde e più di una volta negli anni di Rosario Crocetta. Il commissario dello Stato nel 2014, ad esempio, ne fece carne da macello mandando su tutte le furie il governatore che parlò di “assassinio della Sicilia”. L’anno prima era stata fatta a pezzi la famigerata Tabella H. Una lunga storia, insomma. Che gira e rigira, torna quasi sempre alla manica larga dei deputati che a volte votano pur sapendo, o per lo meno sospettando, che la legge finirà alle ortiche.

La Regione adesso cercherà di difendere le norme e salvare il salvabile. Ma la sensazione è che ancora una volta il legislatore regionale abbia pasticciato preoccupandosi più di mandare messaggi a pezzi organizzati di elettorato che di fare buone leggi. In attesa delle deliberazioni del governo regionale, resta un dato: in questa legislatura, sul fronte della produzione normativa, le istituzioni regionali sono state sostanzialmente impegnate solo in una lunghissima sessione di bilancio. Ora, la legge-pilastro di questa produzione rischia di finire in frantumi. Mentre dei decreti attuativi di una serie di norme importanti, vedi ad esempio alla voce disabili, non si vede l’ombra. Ce n’è, eccome, per tornare a vedere aleggiare minacciosi gli spettri dell’inconcludenza della legislatura precedente.