Che Musumeci restasse in piedi c’erano pochi dubbi. La mozione di sfiducia del Movimento 5 Stelle, tuttavia, ha rappresentato un’occasione per testare la compattezza della maggioranza e far gettare la maschera ad alcuni gruppi parlamentari. Un paio si sono defilati: Italia Viva, che ha preferito assentarsi durante il voto, e Attiva Sicilia, la creatura nata da una costola dei grillini. I cosiddetti “responsabili”, a lungo accusati di “stampellismo”, hanno abbandonato Sala d’Ercole quasi in blocco. L’unica a votare a favore della mozione, simbolicamente, è stata Valentina Palmeri. “Per far vedere che siamo opposizione”. La sostanza non cambia granché. Attiva è pronta a reggere la candela al governo Musumeci? Angela Foti, deputata e vicepresidente dell’Ars, non ne fa una questione di appartenenza: “La mozione di sfiducia è un atto parlamentare che andrebbe condiviso con tutte le opposizioni. Ma sia noi che il Pd siamo stati esclusi dal ragionamento. Il fatto che i Cinque Stelle abbiano agito in solitaria, è il primo motivo per cui abbiamo scelto di non votarla”.

Gli altri quali sono?

“Di questa mozione si discuteva da tempo. Da prima che lasciassimo il Movimento 5 Stelle. C’è stato un periodo in cui si voleva sfiduciare Armao, poi è toccato a Musumeci. La mia sensazione è che si proceda un po’ a casaccio. Come quando devi fare la prova Invalsi a scuola: non sai mai qual è il momento. Detto questo, gran parte degli argomenti presentati dai colleghi erano facilmente smontabili. Mi è sembrato un piatto unico con dentro tutto: carne, pesce, verdura… Temi che, fra l’altro, erano stati ampiamente spiattellati sui giornali. Nessun effetto-sorpresa che potesse determinare il disgusto generale. I Cinque Stelle si sono rivelati scarsi sotto il profilo politico, dei contenuti e delle tecniche d’aula”.

Prenda l’esempio della cassa integrazione in deroga. Sarebbe la prima a sostenere che tutto è andato per il meglio.

“E’ vero, la cassa integrazione in deroga ha avuto gravi ritardi. Ma esiste una Regione in cui è stata erogata puntualmente? Sono le stesse cose che Salvini rimprovera a Conte. Il presidente del Consiglio e i presidenti di Regione non avevano a disposizione il manuale della pandemia. Il governo nazionale, con in testa la ministra Catalfo, ha inventato uno strumento inedito, urbi et orbi, e trovato i soldi per metterlo in piedi, senza che le macchine amministrative avessero mai svolto questo esercizio. Era normale che fossero impreparate”.

Il fatto che Musumeci abbia assegnato un assessorato – ai Beni culturali, fra l’altro – a un leghista, non le fa alcun effetto? Lei disse che era più facile farsi bionda che non passare alla Lega.

“Usai quell’espressione per indicare un’azione estrema rispetto a qualcosa di improponibile. Ma una cosa è andare alla Lega – mi ci avevano accostato i giornalisti – un’altra che Musumeci nomini un assessore di quel partito. Che la Lega fosse un suo alleato, ai siciliani era chiaro fin dal patto dell’arancino. Chi l’ha votato ne era consapevole. Inizialmente il Carroccio fece eleggere all’Ars un solo deputato (Rizzotto), ma era naturale che a metà legislatura gli venisse riconosciuto un assessore. Poi guardi il partito in Assemblea… Sarà un po’ sgangherato, ma non mi sembra che l’onorevole Ragusa faccia sproloqui sulla religione o argomenti cari ai leghisti. Al contrario: è una persona equilibrata e moderata. Dicasi lo stesso per Bulla (tornato nel frattempo all’Udc, ndr)”.

Quindi la presenza del Carroccio non le ha provocato alcuno stupore?

“Musumeci ha proseguito legittimamente nel suo percorso. Ma io, in un post su Facebook, scrissi che se il problema erano i voti, in aula – per le cose utili – i voti si sarebbero trovati. Molti hanno interpretato questo mio pensiero come il tentativo di offrire una stampella”.

Un ragionamento che torna d’attualità anche adesso.

“Noi non facciamo più parte dell’esercito dei “guastatori”, ma ragioniamo con la nostra testa. Possiamo essere critici o propensi rispetto a qualcosa, ma nessuno ci dà ordini. Siamo disposti a ragionare su tutto. Anche Musumeci, durante il dibattito sulla sfiducia, ha detto che quattro parlamentari dei Cinque Stelle lo avevano chiamato per fargli sapere di non essere orgogliosi di votare la mozione. Vede, è una delle sensazioni che avvertivo sempre più spesso all’interno di quel gruppo”.

Cosa è cambiato rispetto ad allora?

“Nulla. Le richieste sono sempre uguali, fin da prima che ci impegnassimo in politica: semplificazione, acqua pubblica, completamento delle incompiute, politiche di rigenerazione urbana, modelli diffusi di produzione dell’energia rinnovabile, accesso democratico alle opportunità. Su queste cose non abbiamo cambiato idea. Ma adesso è finito il tempo delle maschere. Bisogna portare avanti ciò che è necessario. Serve una riforma della dirigenza? Facciamola. Non possiamo sparare nel mucchio e far credere alla gente che tutti i dirigenti di “terza fascia” siano ignoranti e raccomandati. Non è così. La stragrande maggioranza è entrata per concorso, ha una o due lauree… Sparare nel mucchio porta a credere che la politica faccia tutta schifo. Io non credo di fare schifo”.

Visto l’operato dei primi due anni e mezzo, Musumeci merita di stare ancora al governo?

“Questa domanda è inficiata dal momento storico. In questa fase di difficoltà ritengo che nessun presidente di Regione che non sia a scadenza naturale, come in Puglia o in Campania, debba essere forzatamente sostituito. E’ prevalente il diritto-dovere di governare. Senza Covid, sarebbe da 6 meno meno. Sono state superate delle questioni che erano già note prima del governo Crocetta, ma che durante la scorsa legislatura non furono mai messe sotto la lente d’ingrandimento”.

Il disavanzo costituisce un naturale legame fra le due esperienze di governo.

“Crocetta dovette ridurre la spesa pubblica per effetto del nuovo decreto legislativo 118 sull’armonizzazione dei bilanci. Ma fece delle cose criminali, che dovrebbero impedirgli di rimettere piede in Sicilia. Ad esempio, d’accordo col ministro Padoan, ma senza consultare l’aula, decise il ritiro dai contenziosi col governo centrale, compresi gli eventuali effetti positivi delle sentenze: quando la Corte Costituzionale si pronunciò a favore della Regione, i siciliani furono privati di risorse ampie e legittime. Inoltre, l’assessore Baccei cancellò tutti i residui attivi ritenuti non più esigibili. Mentre i debiti della Sicilia nei riguardi di altre pubbliche amministrazioni ci hanno obbligato a contrarre mutui trentennali a carico dei cittadini, i debiti di altre pubbliche amministrazioni nei nostri confronti abbiamo deciso di cancellarli. Un abominio. Più che Crocetta, che mi fa quasi tenerezza come persona, condanno chi stava al suo fianco e ancora oggi siede in parlamento Questo governo, in qualche modo, ha rimesso un po’ di ordine. E ha avuto il merito, portando indietro la macchina del tempo, di riaprire il dibattito”.

Ieri è cominciato il percorso della riforma dell’urbanistica all’Ars. Oltre mille emendamenti e il rischio, segnalato da più parti, di un ritorno della speculazione edilizia. Si vorrebbero sanare degli edifici in riva al mare per cui è già stata prevista la demolizione.

“L’ultima legge sull’urbanistica risale al governo Mattarella e, al netto degli abusi, ha avuto il merito di preservare l’integrità del suolo e del paesaggio. La riforma è un elemento qualificante di questa legislatura. Collaboreremo fattivamente all’approvazione della norma entro l’estate. Purtroppo, nella fase di presentazione degli emendamenti, ci sono stati dei tentativi di assalto alla diligenza. Su mille, ce ne sono 950 pretestuosi o innocui. Quelli pericolosi sono soltanto alcuni e mi aspetto che i proponenti li ritirino. Sanare gli edifici sulla spiaggia è un atto di forza che non può essere avallato né da noi né dal M5s, ma sarebbe un’ingiustizia oltre che un danno ambientale. Parecchi di questi edifici, oltre a creare un problema di bellezza, di estetica e di armonia del paesaggio, provocano dei problemi sulla linea di costa, perché hanno interrotto il continuum delle zone retrodunali, provocato l’abbassamento della falda di acqua dolce. La cementificazione selvaggia non può essere risolta con un colpo di spugna. Serve un’operazione di demolizione e risanamento ambientale”.

La riforma dell’edilizia, invece, rischia di impaludarsi sull’articolo 18, ossia quello che estende i benefici del condono del 2003 anche nelle aree a inedificabilità relativa. Il Movimento 5 Stelle si è messo di traverso. Voi cosa farete?

“Il mio gruppo si è posto in maniera molto critica. Siamo dell’idea che debba essere espunto dalla legge, o rischia di dequalificare il lavoro fatto. E’ stata una forzatura che ha reso ancora più odioso il ragionamento. E’ vero che trattandosi di vincoli relativi, laddove c’è la possibilità di regolarizzare – magari pratica per pratica e senza autorizzazioni a cuor leggero – si può aprire un ragionamento. Ma ciò che mi infastidisce è che sia stato inserito a posteriori, come emendamento, nel testo. Va stralciato e discusso a parte, in maniera più approfondita. L’ho proposto anche all’assessore Cordaro”.

Qual è l’orizzonte politico di Attiva? Una federazione con la Lega o una convergenza col M5s e i partiti della sinistra nel nuovo “campo largo” che sorgerà attorno al Pd?

“Sicuramente ci facciamo delle domande e ci guardiamo intorno. Ci aspettiamo che il Movimento 5 Stelle faccia una profonda riflessione su se stesso. Tra tutti i partiti, perché mi sento di definirlo tale, è quello che ci somiglia un po’ di più. Potremmo essere noi quel partito “di spalla” di cui si è sempre parlato, anche a livello nazionale, ma non si è mai realizzato. In questa fase, per noi, è naturale collocarci al centro. Non mi sento di escludere, in vista delle prossime Regionali, la nascita di un terzo polo, che possa rappresentare quei cittadini che non hanno la forza di candidarsi da soli. Secondo me ci saranno più di due candidati per guidare la Sicilia. Tuttavia, il ragionamento è prematuro: in questa fase stiamo guardando a noi stessi e alla nostra capacità di radicarci sul territorio, raccogliendo sensibilità che si ritrovano attorno ai temi e non alle provenienze”.