Negli ultimi tempi a Palermo si parla poco di pallone. E molto più spesso di ciò che accade attorno al pallone. In questo caso specifico, dell’impianto in cui il pallone tornerà a rotolare l’autunno prossimo in Serie C. Parliamo dello stadio “Renzo Barbera”, il nuovo tempio di Daniele e Dario Mirri, che appena un’estate fa hanno acquisito il club. E solo un’estate dopo si sono ritrovati a fare i conti con alcuni aspetti manageriali, tipici dello sport, che forse ignoravano. Prima la lite intestina con Tony Di Piazza, l’ex vicepresidente che accettò di entrare in Hera Hora con il 40% delle quote e adesso non riesce a disfarsene (ma è più probabile che non lo voglia fare per davvero); ora la questione stadio, che andrà a risolversi positivamente, ma per qualche attimo ha fatto temere a proprietà e tifosi una soluzione d’emergenza. Il Palermo che gioca lontano da Palermo, però, è un’ipotesi che tutti, ma proprio tutti – compresi i consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione – vorrebbero scongiurare.
E’ in Consiglio comunale, non più tardi del 29 luglio, che si decideranno le sorti di una convenzione su cui gli uffici di Palazzo delle Aquile hanno lavorato a lungo. Il precedente accordo è scaduto nel 2017 e lo scorso anno il Palermo si è ritrovato a giocare praticamente gratis. Non sarà più così. Perché, secondo alcuni consiglieri di minoranza che hanno sollevato il caso, il mancato pagamento di un canone d’affitto, genera un danno economico di cui al Comune nessuno avverte l’esigenza. Tanto meno l’Amministrazione comunale. Per cui si è cominciato a ragionare su un nuovo schema che dovrà essere pronto entro il 29, data in cui il Palermo calcio dovrà iscriversi alla prossima Serie C. Senza stadio non è possibile.
Il canone di 341 mila euro, rivendicato dagli uffici, non ha trovato d’accordo i Mirri e Sagramola, l’amministratore delegato e dirigente tuttofare del club rosanero, il quale ha persino “minacciato” di rivolgersi altrove (Marsala e Caltanissetta). Ma fin qui ha desistito dal dichiarare guerra al Comune. L’approccio del Palermo è chiaro: tutti quei soldi potevano andar bene con il club in Serie A. Oggi non più: “Non possiamo pagare la stessa cifra che pagava una società che fatturava 60 milioni di euro e che oggi, invece, ne fattura 3,5”, ha detto l’Ad in una recente intervista a Repubblica. L’anno prossimo diventeranno una decina, ma il menu a-la-carte offerto dal Comune è ancora troppo esoso.
Così l’unico modo per farvi fronte è il sistema delle compensazioni. Ossia trovare/inventarsi dei servizi utili da scorporare rispetto alla cifra pattuita. Ad esempio: la manutenzione ordinaria e straordinaria dello stadio, che al Palermo, in una struttura di quarant’anni fa, è costata un bel gruzzoletto. O ancora: una serie di iniziative per il sociale, compresa l’organizzazione di eventi nei quartieri più popolari. E, perché, no l’aumento della capienza del settore riservato ai disabili (da 70 a 140 posti) e qualche biglietto omaggio in più per le scuole, allo scopo di portare allo stadio più famiglie e meno ultras. Per abbassare le pretese economiche di palazzo delle Aquile, sarà d’aiuto anche una sponsorizzazione da parte del Comune, il cui logo tornerà a svettare sulle maglie rosanero già dal prossimo campionato. Come già avvenuto dal 1987 (quando nacque l’Unione Sportiva Città di Palermo) al 1991.
Ma nei meandri della convenzione – non sono esclusi ritocchi anche importanti – spiccano un paio di elementi su cui, nei prossimi giorni, si deve mettere mano. Dall’ultima bozza, ad esempio, è sparito il capitolo della gestione pubblicitaria dentro e fuori dallo stadio. La cartellonistica, per intenderci. Una materia su cui la Damir, la società di Daniele e Dario Mirri, è leader del settore. Al Palermo farebbe – ovviamente – piacere gestirla: un ritorno sotto il profilo imprenditoriale sarebbe garantito. Non si tratta, secondo gli addetti ai lavori, di un ostacolo insormontabile. Ma l’altro aspetto è più da accattonaggio politico: riguarda i 60 biglietti omaggio in tribuna autorità di cui hanno sempre goduto i membri del Consiglio comunale e della giunta. Il pacchetto, secondo il club, vale 80 mila euro l’anno.
A questo punto, però, subentra una questione morale, e l’opportunità (economica) si mischia al privilegio. Un aspetto che non poteva lasciare indifferente il Movimento 5 Stelle, che ha già presentato un emendamento per riscrivere questa parte della convenzione, allo scopo di eliminarla. “Vedremo chi ci seguirà per togliere questo ingiustificabile privilegio – ha detto Tony Randazzo, capogruppo del M5s a Sala delle Lapidi – Noi non siamo contrari alle compensazioni, ma abbiamo un’altra proposta. Anche Mirri ha acquistato il proprio abbonamento e la politica dovrebbe dare il buon esempio”. Nonostante il livello del campionato non sia blasonato come gli anni addietro, però, vuoi mettere una domenica allo stadio con nipotini e congiunti vari? La moda del biglietto “omaggio”, come quella del parcheggio a gratis, non ha mai perso il proprio fascino nell’universo-mondo, e Palermo non fa certo differenza.
Attaccarsi alla “compensazione” è un modo intelligente per non cedere al pressapochismo della morale grillina. Equivarrebbe, comunque, all’affermazione della moda dei “muzzunari”, quelli che nel dopoguerra ricicciavano le cicche delle sigarette per farsene una nuova. Ma se i politici-muzzunari raccolgono le cicche (una poltroncina nelle prime file), i Mirri – imprenditori notoriamente aggressivi e spregiudicati – raccolgono milioni. L’elemosina dei biglietti omaggio, infatti, gli garantirebbe di acquisire valori patrimoniali che farebbero crescere il peso delle loro azioni. In questo modo, inoltre, si assicurerebbero una clientela massiccia per la prossima campagna elettorale. Perché i Mirri fanno questo: attaccare manifesti. Con un bel giro dietro, sarebbe più facile applicare qualche codice-sconto. Nulla di male, per carità. Nessuna attività illecita. Solo un normale tornaconto commerciale (a questo punto perché non allargare la platea ad amici e parenti stretti dei parlamentari regionali, oltre che di consiglieri e assessori comunali?).
Il continuo rimpallo Mirri e le istituzioni, però, non si fermerà al big match fra Palermo e Sicula Leonzio, nel prossimo campionato di Serie C (il via è stato fissato per il 27 settembre, ma la squadra è ancora senza allenatore). Come annunciato dall’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao, infatti, la Regione, d’accordo col Comune, sta pensando a mettere a bando il cosiddetto “diritto di superficie”, come richiesto da Dario Mirri. Il “Barbera” ricade, infatti, in un’area di pertinenza regionale. Acquisendone i diritti, per 99 anni, il Palermo avrebbe la possibilità di costruirci il nuovo stadio. Uno stadio di proprietà come l’Allianz di Torino (dove gioca la Juve) e la Dacia Arena di Udine, con un aumento considerevole dei ricavi. Altro valore patrimoniale per la Mirri’s family. Ma questo è tutto un discorso di prospettiva, che alimenta il sogno di un club sano e di una città pronta. Al momento, l’esigenza più realistica, è tornare allo stadio gratis e salire in B, per continuare la scalata al calcio, al potere e ai soliti privilegi.