Riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento; articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso; frequenza scolastica in turni differenziati; per le scuole secondarie di II grado attività didattica in presenza e digitale integrata; aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari; estensione del tempo scuola alla giornata di sabato. Sono le proposte avanzate nella bozza di Linee guida per la ripartenza della scuola a settembre. Le scuole potranno poi valutare l’opportunità di effettuare la refezione scolastica in due o più turni per evitare l’affollamento dei locali. Qualora non sia sufficiente, gli enti locali potranno studiare la realizzazione di soluzioni alternative come il consumo del pasto in monoporzioni all’interno dell’aula scolastica.
Sono queste le indicazioni di massima giunte dal Ministero dell’Istruzione guidato da Lucia Azzolina, che da par suo ha demandato gran parte delle decisioni alle amministrazioni locali, agli uffici scolastici regionali e ai presidi. L’autonomia, infatti, è definita “strumento privilegiato per elaborare una strategia di riavvio dell’anno scolastico che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie”. A proposito di precauzioni: le linee guida non si esprimono in maniera definitiva sull’uso della mascherina, e sull’opportunità di indossarla solo nel caso di spostamenti (non quando si segue la lezione dal proprio banco). Mentre la distanza fra alunni dovrebbe essere di un metro.
Ma i presidi non ci stanno. Il Piano scuola “non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse e senza attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale”. Arriva dai presidi di Anp guidati da Antonello Giannelli la bocciatura alle Linee guida sulla ripresa a settembre della scuola che devono avere il via libera domani in Conferenza Stato-Regioni.
Duro il commento su Repubblica, nel fondo pubblicato in prima pagina, di Chiara Saraceno. Dalla proposta del Ministro dell’istruzione emergono chiaramente due cose: “La prima è, che in nome dell’autonomia scolastica, che viene comoda quando dal centro non ci si vuole assumere responsabilità, viene delegato totalmente alle singole scuole come “garantire il ritorno alla didattica in presenza” (…) con buona pace dei diritti educativi dei bambini e ragazzi e del diritto dei genitori, specie dei più piccoli, di sapere con ragionevole anticipo come sarà organizzata la giornata e la settimana dei loro figli. La seconda cosa che emerge da queste “linee guida” è che la ministra apparentemente non si rende conto che sia i turni, sia la didattica mista, richiedono di aumentare i docenti perché non si può chiedere semplicemente agli insegnanti di sdoppiarsi”. La giornalista tira in ballo anche altri elementi, e conclude: “Questa sciatteria e mancanza di rispetto per i nostri figli, per le giovani generazioni, sono davvero intollerabili”.