Il modello Lombardia è stato messo a dura prova dagli effetti nefasti del Coronavirus, che nell’area più ricca e scintillante d’Italia – sotto il profilo sanitario – ha seminato migliaia di morti e più di qualche dubbio attinente alla gestione della crisi. Ma questo non ha fermato la Sicilia: la commissione Salute dell’Assemblea regionale, infatti, sta esaminando un disegno di legge che prevede l’istituzione dell’azienda regionale emergenza urgenza, denominata Areu Sicilia. Che si fonda sul modello lombardo. E che secondo l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, è utile a “riorganizzare un sistema di emergenza” molto confusionario, che “ha bisogno di essere efficiente, di rispondere alle esigenze di tutti i cittadini e di avere livelli di governo adeguati”.
La proposta, adottata da Musumeci e Razza, ha origini lontane: nel 2018, infatti, Musumeci e Fontana, il governatore della Lombardia, siglarono un protocollo d’intesa, “nel quale sono stati definiti, demandandone l’attuazione ad Areu Lombardia e a Seus Sicilia (il servizio di emergenza-urgenza), le linee direttrici volte alla modernizzazione e definizione delle modalità di funzionamento del servizio regionale dedicato all’emergenza-urgenza extraospedaliera”. L’obiettivo di Palazzo d’Orleans, come ha spiegato Razza qualche giorno fa in un video polemico, è mettere in collegamento il sistema dell’emergenza-urgenza (il 118, per intenderci) con la rete regionale dei servizi (torna sempre buona l’espressione “fare sistema”). E per questo si è pensato di dar vita a una società nuova di zecca, l’Areu Sicilia, in grado di assorbire le funzioni della Seus (magari implementandole), ma soprattutto i 3.200 autisti-soccorritori che ci lavorano.
Il tentativo di “lombardizzare” la sanità siciliana va avanti da mesi. La lenta transizione da Seus ad Areu è stata gestita da due padani: Davide Croce, messo a capo di Seus, e Alberto Zoli (manager di Areu Lombardia), mentre già lo scorso anno, attraverso una delibera di giunta molto chiacchierata, Palazzo d’Orleans autorizzò le aziende ospedaliere dell’Isola, tramite apposita convenzione, a rivolgersi alle Cuc di altre regioni – Lombardia in primis – per le gare d’appalto utili all’approvvigionamento delle strutture sanitarie, dato che la Cuc siciliana (finita di recente al centro di uno scandalo-corruzione), non rispondeva “complessivamente alle esigenze di razionalizzazione e controllo della spesa in relazione alle quali è stato introdotto il sistema di centralizzazione delle committenze”. Lo spauracchio delle gare “in trasferta” è stato rintuzzato negli ultimi mesi, grazie alla trasformazione della Cuc, oggi guidata da Fabio Marino (ex capo della segreteria particolare di Antonello Cracolici), in Ufficio speciale della Regione.
La macchina siciliana si è rimessa in moto, ma la tentazione di cedere al modello lombardo è ancora forte. Razza, nel video di cui sopra, ha escluso categoricamente che si tratti di una “svendita” della società di emergenza-urgenza a Fontana & Co., anche se i Cinque Stelle non ci vedono molto chiaro e hanno protestato, definendola una “ipotesi folle”: “In commissione – commenta Giorgio Pasqua, capogruppo dei grillini all’Ars – noi del M5S stiamo conducendo da molti mesi una dura battaglia contro il teorema che il modello lombardo sul campo della emergenza-urgenza porterebbe risultati positivi al sistema sanitario della Regione Siciliana che, invece, si basa sul sistema del Seus 118, sulle sue quattro centrali operative (Caltanissetta, Catania, Messina e Palermo) e sulle migliaia di professionalità acquisite nel corso di tanti anni al servizio dei pazienti siciliani”.
“Non è con la costituzione di una decima azienda sanitaria che si risolvono i problemi del sovraffollamento dei pronto soccorso o della mancanza di organico medico ed infermieristico in queste strutture – insiste Pasqua -, non è attraverso l’istituzione di una nuova azienda che si favorirebbe un migliore coordinamento tra PTE (i presidi territoriali di emergenza), guardie mediche e pronto soccorso. Sarebbe gravissimo se questa proposta di riforma fosse dettata da ragioni ed impegni politici assunti da questo governo fuori dall’isola”. In effetti l’impegno c’è, ed è il famoso protocollo d’intesa siglato nel 2018. Che oltre alla ridefinizione dell’azienda regionale dell’emergenza-urgenza, si pone altri obiettivi, come “l’implementazione del servizio di elisoccorso regionale” e “la formazione di tutte le figure professionali coinvolte anche mediante l’uso di strumenti e metodiche sperimentali”. Questi obiettivi sono finiti dritti nel disegno di legge che i Cinque Stelle criticano in maniera feroce. E che prevede, per altro, “la costituzione, attivazione e funzionamento del numero unico dell’Emergenza (NUE 112); la riorganizzazione delle Centrali Operative a valenza provinciale e la loro trasformazione in Sale Operative Regionali oltre che la riprogettazione dell’intera infrastruttura tecnologica regionale”.
Areu Sicilia avrà pieni poteri – espressione abusata di questi tempi – nella gestione del “nuovo mondo”. Come si evince dalla relazione allegata al Ddl, “dovrà assicurare l’organizzazione dell’emergenza extra ospedaliera nell’area di competenza, la predisposizione e l’adozione di procedure clinico assistenziali omogenee; la uniformità su tutto il territorio regionale dei mezzi messi a disposizione del servizio; la stesura dei piani di emergenza e maxiemergenza in collaborazione con le prefetture e le ex province; il compito di coordinare le attività trasfusionali”. Ma anche la “gestione e il trasporto di organi, tessuti, équipe chirurgiche e pazienti candidati al trapianto”.
La questione economica pare marginale: infatti ad Areu verranno trasferite le stesse quote, a saldi invariati, di quelle spettanti a Seus (che nel frattempo non verrà né liquidata, né sciolta, bensì assorbita). Con una sola eccezione: i costi delle “poltrone”. Quelli andranno ri-conteggiati. Ma Razza lo ha già fatto: “I maggiori oneri derivanti dalla costituzione di un nuovo soggetto giuridico (organi, direttore amministrativo e sanitario, organizzazione amministrativa), quantificati in misura pari a circa 700 mila euro, dunque di entità non rilevante rispetto al valore complessivo dell’attività che sarà svolta da Areu Sicilia, gravano sul fondo sanitario e comunque potranno essere assorbiti dalle economie di scala”. La Regione Siciliana, inoltre, è autorizzata a trasferire ad Areu la propria quota azionaria, pari al 53,25%, della Seus. Ma manterrà la funzione di indirizzo e di controllo.
Per la verità resta un’ultima questione centrale: il destino dei lavoratori. L’assessore alla Salute è intervenuto in modo netto su Facebook per andare contro “la meschinità” di “certi rappresentanti sindacali” che avevano prospettato lo scenario più greve al personale di Seus: cioè la perdita del lavoro: “Da alcune settimane si gioca una partita molto triste, nel raccontare fatti che non sono veri, nel creare timore e nel dire cose che non sono né in cielo e né in terra – ha esordito Razza -. Qualcuno ha scritto che vorremmo mettere a rischio il lavoro di 3.200 operatori. Ma da quando si è insediato il governo Musumeci, da Seus non è arrivata una sola richiesta di licenziamento. Noi siamo quelli che abbiamo provveduto a stabilizzare il maggior numero di precari in Italia, e vogliamo mantenere i livelli occupazionali”. E’ scritto anche al comma 2 dell’articolo 10: “Le dette procedure dovranno garantire la continuità dei servizi di assistenza resi e il mantenimento dei livelli occupazionali attualmente in essere, valorizzando l’esperienza professionale acquisita dal personale in forza alla Seus e selezionando quanti dovranno transitare in Areu Sicilia e quanti, adeguatamente garantiti dal contratto di servizio, permarranno nella società partecipata”.
Quest’ultima, però, è un’eventualità che preoccupa Giorgio Pasqua, più di quanto non lo facciano le eventuali raccomandazioni dei deputati – escluse da Razza – per l’assunzione di nuovo personale: “Il comma non chiarisce chi dei 3.154 dipendenti della Seus 118 passerà ad Areu Sicilia – obietta il capogruppo del M5s – La differenza non è poca: in Areu un lavoratore è pagato, ed ha le garanzie del contratto nazionale di lavoro Sanità. Mentre in Seus continuerebbe ad avere applicato il contratto sanità privata, con poche garanzie e con un livello di reddito nettamente inferiore. L’oggetto del contendere non è la perdita o meno del posto di lavoro, ma se il lavoratore deve andare in Serie A o deve rimanere in Serie C”. La partita è ancora lunga e non si escludono i supplementari.