Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, originario di Mazara del Vallo, ma fiorentino d’adozione, ha chiuso le porte in faccia a Nino Di Matteo. Dopo avergli “soffiato” il posto da Guardasigilli – il Movimento 5 Stelle, in tempi non sospetti, si era pronunciato a favore del magistrato palermitano – e averlo escluso dai posti di sottogoverno, anche nell’ultima lista presentata al Csm il nome del pm non compare.
A completare lo staff del Guardasigilli in via Arenula saranno in sette: a capo del Dap (il Dipartimento amministrazione penitenziaria, per cui era in ballo Di Matteo) Francesco Basentini, procuratore aggiunto di Cosenza; come capo dell’Ufficio tecnico legislativo s’è fatto il nome di Mauro Vitiello, sostituto pg in Cassazione; Andrea Nocera, attualmente al Massimario della Corte Suprema, potrebbe diventare il nuovo capo dell’Ispettorato; Giuseppe Corasaniti, sostituto procuratore generale alla Corte di Cassazione, tornerebbe buono come Capo Affari Giustizia; il suo vice sarebbe invece Marco Nassi, che è il sostituto procuratore di Grosseto. Gli ultimi due anelli della catena sono Liborio Fazzi, nel ruolo di vice capo dell’Ispettorato, e Lina Di Domenico, magistrato di sorveglianza a Novara, come vice di Basentini.
La rinuncia a Di Matteo ha lasciato l’amaro in bocca negli ambienti vicini al magistrato, dalle agende rosse alle associazioni, e a chi – come Scorta Civica – ha sempre manifestato affetto e sostegno nei confronti del pm, reduce da ottimi risultati (per certi versi inaspettati) nel processo della Trattativa Stato-Mafia.
Ma il treno è passato, inesorabile. Tutte le richieste di Bonafede sono state presentate al Consiglio Superiore della Magistratura, cui spetta l’ok definitivo dopo il pronunciamento di Terza Commissione e Plenum. Lo stesso Csm che ieri ha ricevuto la prima vista ufficiale del ministro. Il quale, dopo aver lanciato la sua battaglia contro la corruzione (“Serve il carcere”), ha ribadito un altro concetto caro ai Cinque Stelle (e non solo a loro, ricordate le battaglie berlusconiane?): dopo un’eventuale discesa in politica, occorre “impedire che un magistrato torni a svolgere un ruolo requirente o giudicante per garantire l’autonomia e indipendenza”.