Non ha mezzi termini nel definire un “governo del nulla” quello di Musumeci. Tanto meno nel rilanciare l’ipotesi del ponte sullo Stretto (è il primo esponente “dem”, in Sicilia, a ri-prendere ufficialmente posizione). Anthony Barbagallo è ancora in attesa dell’incoronazione ufficiale a segretario regionale del Partito Democratico, ma sulla carta è già tale: “Si sono svolti i congressi in 200 circoli, che hanno già nominato segretario e direttivo – spiega il deputato del Pd –. Entro il 21 contiamo di chiudere. Ma già dal 15 si insedieranno le assemblee provinciali per la proclamazione dei segretari. Vorremmo definire il percorso entro metà luglio. La data buona per il mio insediamento potrebbe essere il 19, che in Sicilia e a Palermo è un giorno particolarmente significativo”. Si ricorda, infatti, la strage di via D’Amelio, che costò la vita a Paolo Borsellino e ai cinque agenti della scorta.
Onorevole, a proposito di Borsellino. Il tema dell’antimafia militante è tornato a galla nelle ultime settimane, e si è manifestato come rigurgito della stagione crocettiana. Lei in quel periodo è stato anche assessore: la ritiene una stagione archiviata? Rinnega qualcosa in modo particolare?
“Bisogna contestualizzare. Il centrodestra è sempre stato al governo della Regione negli ultimi quarant’anni, fatta eccezione per i due anni di Campione e i cinque di Crocetta. Durante quel periodo, comunque, il governo “politico” è rimasto in carica per poco più di due anni, nell’ultimo scorcio della legislatura. Come accade spesso, alcune cose sono state fatte bene e altre si potevano fare meglio. Ma sì, è una stagione che ritengo archiviata già dal 2017, con la mancata ricandidatura di Crocetta. Per quanto mi riguarda, invece, non è entrato in giunta soltanto Barbagallo, ma il Partito Democratico con i suoi uomini di maggior spessore, facendo una scelta di campo”.
Che fase sta attraversando adesso il Pd?
“Una fase nuova e completamente diversa, in cui c’è unità e non c’è tensione fra le aree. Una stagione segnata in primo luogo dalla segreteria nazionale di Nicola Zingaretti. Questo è un partito che vogliamo riformare dal primo all’ultimo circolo”.
E’ terminato il logorio delle correnti? Dall’addio di Crocetta nel 2017 all’arrivo di Losacco, l’anno scorso, le cose non sono andate benissimo…
“Più che essere logorato dalle correnti, il Pd è stato disintegrato dalla scelta nefasta di non fare le primarie quando, per le Regionali, bisognava scegliere il candidato alla presidenza. E’ stata una decisione scellerata. Bisognava rifarsi allo Statuto e dare voce agli iscritti, ai militanti, alla base”.
Il nuovo segretario, cioè lei, ha parlato più volte di “campo largo”. Pescherete alla sinistra del Pd o cercherete di coinvolgere anche i renziani?
“Il tema vero è costruire un’alternativa alle destre. Io non sono mai stato a favore dello spostamento del ceto politico: si tratta di un errore che il centrosinistra, in Sicilia, ha pagato più volte sulla propria pelle. Io voglio allargare il campo sui temi che stanno a cuore al nostro mondo: dall’ambiente alla valorizzazione dei beni culturali, dai diritti dei lavoratori alla lotta alle diseguaglianze. Tutto passa da un’opposizione dura che il Pd sta conducendo a testa alta, e con la schiena dritta, all’assemblea regionale. Resta sullo sfondo il rapporto con il Movimento 5 Stelle, che va alimentato magari a partire dalle prossime elezioni amministrative”.
Il neonato gruppo parlamentare di Attiva Sicilia ha spiegato che da qui a fine legislatura proverà a portare a casa qualche risultato, cercando di far approvare alcuni dei punti contenuti nel programma elettorale dei Cinque Stelle. Qual è invece l’obiettivo del Pd?
“Attiva Sicilia mi pare abbia già portato a casa un bel po’ di cose, a partire dalla vicepresidenza dell’Ars che mi è parsa un’elezione abbastanza chiara… Vede, noi in questi anni abbiamo avuto uno scarsissimo confronto sul piano delle proposte, perché il governo si è intestardito su alcune questioni e ha provato a fare da solo. Ma se chiedeste a un uomo della strada cosa ricorda di questo esecutivo – un’azione, un’opera pubblica finanziata o qualcos’altro – farebbe fatica a rispondere. Noi speriamo che il clima cambi. Tifiamo per la Sicilia e non ci auguriamo che le cose vadano male per strappare qualche punto percentuale in più. Nel frattempo vogliamo chiedere conto di tante cose”.
Ci dica.
“Intanto: a che punto è arrivata l’attuazione della Finanziaria? Abbiamo votato un mese fa, ma non ci sono notizie né di bandi né di avvisi. Piuttosto, girano annunci con le gigantografie degli assessori al ramo, anche molto singolari da un punto di vista istituzionale, che ci hanno lasciato perplessi. Non abbiamo avuto notizie della ridefinizione dei fondi comunitari. Molte norme devono essere rifinanziate con la rimodulazione del Poc ma non c’è stata alcuna delibera. La copertura della Finanziaria dipende anche dall’accordo di finanza pubblica con Roma, ma nessuno ci ha detto o scritto niente. La verità è che le settimane passano, stiamo per giungere alla pausa estiva, e quello di Musumeci si sta rivelando sempre più un governo del nulla”.
Sulla stasi di questa Finanziaria, ha colpe specifiche l’assessore all’Economia?
“E’ sotto gli occhi di tutti che abbiamo speso due anni e mezzo di legislatura a rincorrere le previsioni errate delle Leggi di Stabilità, ad aggiustarle con l’esercizio provvisorio, a puntare soltanto sul negoziato con Roma… Non si sono potute fare leggi di spesa perché non ci sono le risorse, e questa non è esattamente una novità. Credo che dalle parti dell’assessorato al Bilancio qualche problema ci sia, soprattutto in termini di programmazione”.
In questi giorni è tornato d’attualità il Ponte sullo Stretto. Prima Franceschini, poi lei, vi siete espressi favorevolmente. Ma non c’è il rischio che quest’opera abbia perso credibilità?
“Secondo me, invece, è utilissima. E’ collegata innanzi tutto alla velocità dei trasporti. E diventa strategica se consideriamo che i Frecciarossa arriveranno in Calabria. Il mio pensiero è coerente con la mia storia: da quando sono diventato per la prima volta rappresentante d’istituto, cioè 25 anni fa, sostengo che il ponte va fatto. La stessa cosa pensa Franceschini. Il 26-27 novembre del 2016, quando facemmo a Taormina gli Stati generali del Turismo – lui era ministro dei Beni culturali e io assessore al Turismo – abbiamo detto pubblicamente ciò che avevamo sempre pensato: che il ponte era una priorità. Ora non ci sono più scuse. Bisogna continuare il percorso di ammodernamento della rete infrastrutturale, che fra l’altro fa fede alle vecchie programmazioni comunitarie e al famoso corridoio Berlino-Palermo”.
Sulla viabilità, però, è in atto un “muro contro muro” fra il governo regionale e l’Anas. Come potrebbe beneficiarne la Sicilia?
“Questo atteggiamento non è per niente utile. L’unica cosa di cui è capace Musumeci è dare la colpa agli altri. O meglio, dare la colpa al governo nazionale, ma solo da quando Salvini non ne fa più parte. Tutto questo distoglie dalle responsabilità più grosse, che sono in capo al governo regionale: ad esempio l’errore macroscopico commesso sulla liquidazione della cassa integrazione in deroga. In base ai dati in possesso del Pd, non tutte le pratiche risultano esitate. Sono trascorsi due mesi”.
Sulle infrastrutture anche il governo nazionale non è immune da colpe. Vale per tutti l’esempio della viabilità secondaria: si attende un commissario da quasi due anni.
“Noi abbiamo sentito il ministro De Micheli – non devo fare l’avvocato d’ufficio di nessuno – e ci ha detto che Musumeci, riguardo ai problemi della viabilità secondaria, non ha formalmente comunicato al Ministero l’elenco delle strade per cui è richiesta la presenza di un commissario. Questo per dire che anche la Regione ha colpe gravissime e che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Il Consorzio Autostrade siciliane è una vergogna: la galleria Giardini, ad esempio, è un’opera infinita, che non è mai stata completata. E sorge a ridosso di una delle perle siciliane (Taormina). Per non parlare della vicenda con cui è stato nominato nel consiglio d’amministrazione del Cas un imputato per induzione indebita (l’ex vicesindaco di Caltagirone, Sergio Gruttadauria ndr). Dopo l’Ersu e i parchi naturalistici, ci mancava anche questo. I posti di sottogoverno ben pagati, finiscono puntualmente in mano ai primi dei non eletti nelle liste del centrodestra. I partiti non si fermano nemmeno di fronte a un’accusa grave come l’induzione indebita”.
Lei che è stato assessore al Turismo, come giudica l’operato di Manlio Messina e le garanzie offerte dalla Regione agli operatori del settore per venire fuori dal lockdown?
“Intanto aspettiamo con ansia il bando relativo ai 75 milioni dell’articolo 10, promessi dall’assessore in Finanziaria. Ancora non abbiamo visto nulla e siamo molto preoccupati. All’interno della Legge di Stabilità, per iniziativa del Pd, sono state inserite altre norme: quelle che riguardano il sostegno agli spettacoli dal vivo, alle sale cinematografiche. Continueremo a incalzare il governo per capire quando verrà attuata questa Finanziaria. Fino ad allora sarà difficile esprimere un giudizio”.
All’Ars si discute di altre riforme: in primis quella sulla sburocratizzazione, che verrà incardinata martedì prossimo a Sala d’Ercole, e quella sui Beni culturali, che è stata criticata da parecchie associazioni. Qual è la posizione del Pd?
“Sui beni culturali siamo contrarissimi. E’ vero: c’è un tema che riguarda la semplificazione amministrativa, il sistema delle tutele paesaggistiche, l’accelerazione delle pratiche dell’edilizia. Si tratta di questioni molto attuali, però la risposta è lacunosa e va approfondita. Può essere migliorata se in V commissione ci sarà un dibattito costruttivo. Riguardo al disegno di legge sulla sburocratizzazione, occorre un’istruttoria sulla natura delle opere e su quelle che esigono il commissariamento”.
Delle altre proposte del governo pensa di condividerne qualcuna? Edilizia, urbanistica…
“Guardi, uno dei temi su cui l’Ars si è già pronunciata, ma che io ritengo un disastro, è la legge che modifica il sistema di aggiudicazione degli appalti. Il Pd si è opposto in tutte le sedi, commissione compresa. Il governo dovrebbe avere il buonsenso di fermare tutto e riscriverla. Sull’urbanistica, invece, il governo ha praticamente copiato una legge del Partito Democratico, ma l’ha portata avanti a colpi di maggioranza: non ci soddisfa. Ci preoccupano le norme che consentono un ampio consumo di suolo e di territorio, quando la tendenza nazionale e internazionale va in direzione opposta. E non ci convince nemmeno l’articolo 18 della legge sull’edilizia, che prevede la possibilità di regolamentare gli abusi dove vige l’inedificabilità relativa. Sui quel punto la pensiamo come il M5s”.
Ha compreso i motivi per cui Musumeci ha assegnato l’assessorato ai Beni culturali alla Lega? Condivide i motivi della protesta di due giorni fa di fronte a palazzo dei Normanni?
“Intanto, se dà un’occhiata su Google, il nome completo è Lega nazionale per l’indipendenza della Padania. E’ vero, in Sicilia avrà anche avuto i suoi buoni risultati, eletto i suoi sindaci, ma Musumeci non ha fatto il benché minimo sforzo per proporre un assessorato diverso dei dodici che ha a propria disposizione. Gliel’avevamo chiesto noi del Pd, ma anche il popolo siciliano. Lui ha preferito agire con la solita tracotanza, senza ascoltare nessuno. Su Samonà posso dirle che lo aspetteremo al varco: dovrà valorizzare e promuovere i beni culturali nel mondo, metterli in rete. Su questo verrà giudicato”.