A destare sorpresa, più che il cambio in sé, è che la Lega, dopo appena tre mesi dal suo insediamento all’Ars, ha già perso un deputato: si tratta di Giovanni Bulla, che ieri ha deciso di tornare nell’Udc. Ossia lo stesso partito che l’aveva lanciato alle Regionali del 2017 con oltre 5 mila voti di preferenza. Doveva essere il riferimento di Salvini nell’area etnea. Ma il primo amore non si scorda mai, così Bulla s’è separato dal Carroccio prima di completare il rodaggio: “Torno nella casa naturale di chi, come me, per cultura e storia appartiene all’esperienza politica democratico cristiana”. Sulla via di Damasco l’onorevole si è riconvertito (“Non rinnego l’esperienza nella Lega, ma si tratta di un mondo troppo lontano dalla mia cultura politica”) e ha deciso di rimpolpare il gruppo dei centristi, che ora a livello numerico è il più sostanzioso del centrodestra dopo Forza Italia. Qualcosa vorrà pur dire alla vigilia del rimpasto. Figuccia e soci vorranno tenersi stretti i due assessori – Mimmo Turano e Alberto Pierobon – lasciando il cerino in mano agli altri partiti della coalizione.
Non cambia, non tanto, la posizione della Lega: con tre deputati (Catalfamo, Ragusa e Caronia) ha tutto il diritto di accaparrarsi un posto in giunta. Ma è indubbio che dall’inizio abbia perso un po’ di smalto. Alcune voci di corridoio, risalenti alle scorse settimane, davano per ‘incerta’ anche la posizione di Marianna Caronia, tentata da altre sirene centriste (quelle di Saverio Romano e del Cantiere Popolare). Ma fin qui l’esponente palermitana del gruppo, eletta con Forza Italia e poi transitata nel misto, ha resistito. Alla Lega nei prossimi giorni dovrebbe andare l’assessorato all’Agricoltura, anche se l’ultimo scoglio è rappresentato da alcune associazioni di categoria che hanno chiesto a Musumeci di non toccare il forzista Edy Bandiera.
Ma la stessa Forza Italia sembra avere altri piani: lasciare a Toto Cordaro l’assessorato alla Funzione pubblica, spostare la Grasso ai Beni culturali e prendersi il Territorio e Ambiente. Il commissario regionale Gianfranco Micciché nelle ultime ore è arrivato a chiedere persino l’azzeramento. Il risultato di questo marasma è che Musumeci, dopo aver rinviato il vertice di coalizione in programma oggi, potrebbe bloccare tutto e procedere soltanto alla nomina dell’assessore ai Beni culturali, una casella ormai vacante dalla morte di Sebastiano Tusa (che verrebbe proposta alla Lega). Nella debole coalizione di governo, comunque, non mancano le crepe: Ora Sicilia, con un comunicato stampa, ha espresso tutto il proprio rancore nei confronti di Marco Falcone, assessore alle Infrastrutture, reo di non aver invitato i componenti del gruppo (Lantieri, Gennuso e Genovese) all’inaugurazione della nuova bretella da Pachino a Noto. Tormenti di metà primavera o trascurabili mal di pancia?