Oggi mi toccava una visita di controllo e per raggiungere lo studio del medico ho pensato di prendere un autobus della civile città di Palermo. Arrivo alla fermata di via Libertà, all’incrocio con via D’Annunzio, e il “101” non si ferma. Scopro un cartello dove si legge che la fermata è temporaneamente sospesa e che i passeggeri sono invitati a servirsi della “fermata successiva”. Pazienza. Arrivo, come da cartello, alla fermata successiva, quella di Villa Paino. Ma qui c’è un secondo cartello che ripete la stessa solfa: recarsi alla “fermata successiva”. Altra pazienza e vado, non senza fatica, a quella situata all’angolo con via Ariosto. Ma neanche questa è la fermata dove l’autobus si ferma. Bisogna raggiungere – sempre a piedi, manco a dirlo – il tratto di via Libertà oltre via Notarbartolo. Dove quella volpe di Michele Cimino, messo lì dalla politica politicante per amministrare non una azienda degna di questo nome ma un bidone, ha collocato due precari incaricati di regolare il traffico antivirus, di stabilire quanti passeggeri possono salire a bordo, di indicare i posti che possono essere occupati per mantenere il cosiddetto distanziamento sociale.
Da precari, ovviamente, non sanno nulla. Chiedo quale potrà essere per il ritorno la fermata utile ma non ne hanno idea, sanno solo dire che molte fermate sono state temporaneamente soppresse per evitare assembramenti. Boh. A occhio e croce, quando devo affrontare il rientro, mi reco comunque in via Turati, a fianco del teatro Politeama. E già mi intimorisco perché, non vedendo i guardiani antivirus, penso di essere finito in un’altra fermata “temporaneamente sospesa” e prevedo già la fatica di dovere percorrere un altro chilometro a piedi prima di potere salire finalmente a bordo del sospirato “101”. Ma mi sbagliavo: poiché la fermata di via Turati è fiammeggiata dal sole di mezzogiorno i guardiani avevano trovato rifugio all’ombra del marciapiede di fronte. L’autobus è passato ma non si è fermato lo stesso. Tanto chi se ne frega del virus e anche dei passeggeri.