L’esercizio provvisorio di quattro mesi è scaduto ieri. E la Finanziaria non è ancora stata approvata. Ma all’Ars, per recuperare il tempo perduto, si è deciso di riconvocare l’aula per stamattina alle 11. Il problema è che sui 26 articoli della manovra ne sono stati approvati solo sette. Materialmente, la questione dovrebbe chiudersi entro domani. Ma l’intervento di Nello Musumeci contro Luca Sammartino, due sere fa, non ha avuto l’effetto sperato: ieri il Parlamento siciliano si è impantanato a causa dei numerosi emendamenti (circa 900), riuscendo ad approvare solo due articoli e a discuterne un terzo. Poi quando erano trascorse da poco le 21, Gianfranco Micciché ha deciso di spedire tutti a casa, cercando di ricreare un clima di positività che era venuto meno.

“Questa finanziaria rischia di andare a gambe all’aria per colpa dei continui litigi tra il governo e la stessa maggioranza – ha evidenziato Giorgio Pasqua, capogruppo del Movimento 5 Stelle – Mentre l’opposizione ha tenuto un comportamento improntato alla serietà, sia durante la predisposizione del testo che in questi due giorni di trattazione della finanziaria, il senso di responsabilità invece manca proprio alle forze di maggioranza che dovrebbero sostenere Musumeci ma che restano invischiati nelle proprie beghe interne”. Anche il Pd aveva toccato più o meno le stesse corde: “Il presidente Musumeci procede come Penelope, disfacendo in aula il lavoro fatto nelle commissioni. Il comportamento tenuto dal governo Musumeci è totalmente incoerente con quanto approvato dalle commissioni parlamentari. Solo all’articolo 6, che riguarda la sospensione e l’esenzione di tributi e pagamenti di canoni di concessione demaniali e marittimi, nelle ultime ore il governo e la maggioranza hanno presentato, senza fondate ragioni, ben sei emendamenti di riscrittura che di fatto hanno paralizzato i lavori parlamentari”. Lo scoglio è stato superato, con tutte le difficoltà del caso.

In serata, dopo aver provato a snellire l’iter, convincendo l’opposizione a trasformare numerosi emendamenti in ordini del giorno, Miccichè ha riproposto la questione non senza imbarazzo: “Non esiste una maggioranza che ha scritto la finanziaria e si lamenta, che vuole intervenire su ogni cosa, mentre le opposizioni ascoltano. Stiamo esagerando, siamo ancora all’articolo 8”. Al presidente dell’Ars, che mercoledì si era dissociato dall’intervento di Musumeci (raccogliendo gli applausi da parte dell’opposizione), sono arrivati i complimenti del Pd, attraverso il deputato Nello Dipasquale: “Questa finanziaria l’ha salvata lei presidente, lei in aula sta svolgendo un ruolo importante perché questa manovra è stata costruita da questo Parlamento, dal centrosinistra e dal centrodestra. Tutti insieme abbiamo fatto squadra”. Un modo per mettere all’angolo Musumeci, che ieri non ha voluto saperne di tornare a Sala d’Ercole ed è rimasto asserragliato a Palazzo d’Orleans. Il governatore non ha intenzione di chiedere scusa al Parlamento dopo le frasi di mercoledì sera. Ieri il deputato Sammartino, di Italia Viva, ha mostrato un video di Musumeci, a maggio 2016, quando il presidente era capo dell’opposizione: “E’ stato creato un clima di intimidazione – diceva intervenendo in aula – sottile e pericoloso, come se il voto segreto fosse una manovra ignobile e non invece un legittimo diritto del Parlamento”. Si fa presto a cambiare idea.