L’orizzonte della crisi è talmente vasto che è impossibile abbracciarlo tutto. Il Coronavirus rischia di lasciare sul campo parecchie vittime. Lavoratori che oggi hanno dovuto chiudere o ridurre notevolmente la propria attività, viste le misure di contenimento imposte dal governo di Roma; e che domani temono l’abbandono da parte delle istituzioni sorde. Il Pil siciliano, come ha annunciato l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, rischia di perdere oltre dieci punti di prodotto interno lordo. Un dramma che merita, però, di essere declinato. Al di là dei numeri, esistono le persone.

Qualche giorno fa, dalla coda del gruppo, ha alzato la manina Giuseppe La Grassa, portavoce di FederAnimazione Palermo, aderente a Confcommercio. “Ma a noi animatori turistici, chi ci pensa?”. Già, chi ci pensa? Il mondo degli animatori, che quest’estate difficilmente farà divertire spiagge e villaggi (destinati, in molti casi, a rimanere vuoti), rischia di non tornare al lavoro prima di un anno. Ma, come spiega La Grassa, “non avremo diritto né alla cassa integrazione né a contributi a fondo perduto”. Invisibili. “Lavoriamo per intrattenere voi e far ridere i vostri figli. Adesso, in questa drammatica situazione, vorremmo far sorridere anche le nostre famiglie e i nostri figli. Paghiamo le tasse, gli affitti e i mutui ma nessuno si è ricordato di noi, siamo esclusi da qualunque aiuto economico e senza prospettive nel breve e medio periodo”. E’ uno dei tanti sfoghi registrati nelle ultime ore. Sfoghi che si uniscono a sfoghi, che nella maggior parte trovano spazio su un trafiletto di giornale e poi boh, chissà come andrà a finire.

La crisi è così. Non fa prigionieri, e ne risparmia pochissimi (supermercati, farmacie). Anzi, fa riemergere dal baule dei ricordi i mestieri e le professioni più disparate, che magari avevamo imparato ad apprezzare e dato per scontate, e adesso si rivelano fragili, di cartapesta, maledettamente sole. Persino lo Stato, per dire, si è scordato degli animatori. Giovani per lo più sotto i 35 anni, impegnati negli alberghi, nelle ludoteche, nei parchi giochi. E’ uno di quei settori meglio rappresentato negli annunci online. Un’esperienza di mezza estate che può diventare vitale, se l’abbracci con coraggio e una buona dose di spensieratezza. Ma anche questo aspetto è rimesso in discussione dalla pandemia: “Il nostro è un lavoro a tutti gli effetti, che prevede esperienza e professionalità – spiega La Grassa, con toni grevi -. Noi, in molti casi, rappresentiamo il valore aggiunto di un’offerta turistica, ma siamo spesso sottovalutati e altrettanto spesso sottopagati, con rapporti di lavoro regolati da contratti lontani dalla realtà perché – nonostante le pressioni degli ultimi anni – siamo ancora equiparati dal contratto collettivo ai camerieri, ai facchini o agli addetti alla reception, mestieri rispettabilissimi ma che hanno dinamiche diverse”. Chiedono un incontro a Musumeci, che ha già la coda fuori dalla porta: “La Regione, che è a statuto speciale, può fare da apripista a livello nazionale e dare una seria regolamentazione alle imprese del settore”. Se gli animatori diventano seri, c’è davvero un problema.

L’indotto del turismo è falcidiato dalla pandemia. Le agenzie di viaggi, già messe a dura prova dalla concorrenza di Booking e simili, temono la ripartenza più dell’emergenza. A breve dovranno riaprire ma non hanno alcun prodotto da vendere. Sono dei semplici intermediari, alle prese con clienti e tour operator. “Il turismo – si lamenta Viviana Manfrè, proprietaria di un’agenzia viaggi da 26 anni – non è solo strutture alberghiere, lidi balneari o trasporti: ci siamo anche noi, anche se non veniamo mai menzionati. In questa fase stiamo lavorando gratis e in smart working per cancellare le pratiche degli ultimi sei mesi, relative alla stagione estiva”. Ma a inquietare è soprattutto il futuro, dato che “non sono state decise le norme che regolano il distanziamento sociale sia per i mezzi di trasporto che per i servizi alberghieri; dovranno essere rischedulati i voli di linea e low cost; dovranno essere riaperte le destinazioni estere. Non possiamo vendere un tour o una crociera perché è ancora tutto chiuso”.

Non è tutto: in Italia, almeno nella prima fase, verrà consigliato a tutti di spostarsi con la propria auto per evitare occasioni di contagio. E ancora: si prenoterà in anticipo o sottodata per non “incappare” in ulteriori voucher? E per una o due notti in hotel (la Regione dovrebbe pagare la terza) ci si affiderà al web o a un’agenzia? “E questo a noi agenzie di viaggio basterà per pagare i costi fissi (spese di locazione, tasse, utenze, assicurazioni, dispositivi sanitari) e magari prendere anche un minimo di stipendio come rimborso spese? – si chiede la Manfrè – Io non apro finché lo Stato non mi metterà in condizione di non chiudere. Questa non è una situazione che si risolve in due giorni. Servono 6-7 mesi prima che il turismo riparta e due o tre anni prima che noi recuperiamo le perdite”. Nell’attesa ci sarebbero “piccoli” interventi da fare: “Stiamo preparando un documento, condiviso con i colleghi, in cui chiediamo il credito d’imposta, prestiti a fondo perduto, agevolazioni per il personale dipendente e i lavoratori autonomi, sospensione della Tari e imposte varie. Oppure il governo ci dica se vuole farci chiudere, mandando all’aria centinaia di aziende: in quel modo perderà partite Iva, contribuenti, e dovrà anche darci l’assegno di disoccupazione”.

Anche un gruppo di operatori turistici delle isole Eolie, giorni fa, ha rivolto un appello al presidente della Regione per mettere a punto un pacchetto di misure che li aiuti a venir fuori dal guado. Chiedono, ad esempio, la possibilità di accedere a finanziamenti commisurati al 25% del fatturato prodotto nel 2019, purché siano garantiti dallo Stato a tasso zero e rimborsabili in dieci anni a partire dal 2022; la sospensione di tutti i tributi locali e delle tasse fino ad aprile 2021; e per finire, almeno questa sembra fattibile, una serie di agevolazioni sul prezzo del biglietto di navi e aliscafi per tutte le tratte da e per le Eolie. In modo tale che non appena la natura si risveglierà, e anche l’uomo, sarà possibile trascorrere un weekend fra Lipari e Panarea, e dare una mano agli stagionali che vivono soltanto di quello. A proposito di trasporti, piangono i tassisti e le attività di noleggio con conducente: “La commissione Bilancio all’Ars ha dato il via libera ad un emendamento alla legge di stabilità regionale che stanzia 10 milioni di euro – spiega il “dem” Anthony Barbagallo, primo firmatario della proposta – Con tutte le imprese ferme ed il turismo in stand-by l’attività di tassisti e noleggio con conducente si è ridotta al lumicino. I dieci milioni serviranno ad aiutare i lavoratori privati degli incassi e ad acquistare i dispositivi per mettere in sicurezza conducente e passeggeri che serviranno alla ripartenza del servizio”.

Riguardo ai servizi turistici va sottolineato lo stop dei campeggi. I numeri parlano del 95% di disdette da qui a ottobre e 15 milioni di perdita solo fra le attività associate di Assocamping Sicilia: “I campeggi sono strutture complesse – ha spiegato il presidente regionale Salvatore Di Modica – perché al contrario degli alberghi noi abbiamo molti spazi e servizi in comune. Chiediamo di poter sedere al tavolo tecnico della Regione e del Governo nazionale per esporre le nostre peculiarità e provare a ripartire con un protocollo di sicurezza che rispecchi le nostre esigenze”.

Di turismo, e di spiagge, si occuperanno infine i concessionari balneari dell’Isola. Sono circa tremila. Quelli che ogni anno, per cinque o sei mesi, rimettono a posto stabilimenti e chalet, offrono servizi e – nota da non sottovalutare – pagano un canone. Hanno riaperto da qualche giorno per lavoretti di manutenzione, ma non sanno ancora come attrezzare le spiagge: se col plexiglass e con quanti ombrelloni. Qualche giorno fa avevano ottenuto la possibilità di essere esentati dal pagamento della concessione demaniale. Solo che l’esenzione, nella legge di Stabilità che oggi è stata incardinata all’Ars, viene trasformata in “sospensione”. Una beffa bell’e buona. Presuppone che quest’anno la passeranno liscia, ma il prossimo dovranno pagare due volte. “Questa è vera emergenza anche per noi – ha spiegato Antonello Firullo, rappresentante dei balneari – Insistiamo per l’esonero dei pagamenti dei canoni per l’anno 2020 altrimenti sarà default anche per noi che paghiamo le tasse, diamo lavoro a tanti giovani e garantiamo quei servizi che nemmeno gli enti pubblici garantiscono, come il primo soccorso e la pulizia della spiaggia per tutto l’anno solare”. Ieri la polemica si è comunque ridimensionata, grazie a un emendamento votato all’unanimità che prevede il ritorno da “sospensione” a “esenzione” per il 2020, e una riduzione del 50% a valere sul 2021. Tocca all’aula. E non è detta l’ultima parola.