Il legno dell’umanità storto è, ritorto rimane, e l’Unione sovietica crolla. Il materialismo scientifico non raddrizza le gambe ai cani, la granitica Cortina di ferro frana con le patrie del socialismo reale alla deriva – il marxismo-leninismo non ce la fa più – e svanisce il paradiso dei lavoratori.
I volenterosi progettisti del progresso si adoperano per una luminosa meta, la storia però non termina, piuttosto si ripete e così – in questi frangenti, nel mondo libero – anche l’Unione Europea, figlia di una chimera transnazionale, col Coronavirus che fa tabula rasa su tutto sembra replicare l’atmosfera immediatamente precedente a un crollo.
Ben poco può il progetto Erasmus, l’Eden di stelle in circolo su bandiera blu non ha neppure quell’internazionalismo che comunque – quando si dice il dispetto del destino, con la Cina – per interposta potenza asiatica domina lo scacchiere mondiale.
I sinologi sapranno dirci quanto di Karl Marx sopravviva nel Partito Comunista di Pechino, l’Ideologia Tedesca va ben oltre la critica alla “società degli straccioni”, fonda il materialismo storico e liquida, con l’hegelismo, anche Max Stirner.
L’autore de L’Unico e la sua proprietà è, infatti, quasi un antesignano dell’Europa dei carini. È la dottrina della giustificazione, la “Fenomenologia dell’egoista coerente con se stesso”. Marx – con Friedrich Engels – ne maltratta la millanteria individualistica scovando i capovolgimenti delle equazioni laddove “il denaro come mezzo di scambio dell’uomo” diventa, con Stirner, “il denaro di mio proprio conio, come mezzo di scambio egoista” e “il diritto in generale come diritto dell’uomo” si muta in “diritto di ciò che è giusto per me”.
La rappresentazione tutta carina della società, delle relazioni e della pratica politica, ha pur sempre una riserva mentale.
Si ritorce contro di sé, l’umanità, nella costruzione storica “unica”. S’immagina di scalare il cielo, l’umanità, seguendo le sorti progressive – sia esso il regno dell’etica o quello dell’economia – ma ogni vera scala ascende e si estranea sempre dall’invadenza del mondo e delle cose.
“Neppure un bombardamento inglese può sulla Cina”, segnalavano Marx ed Engels leggendo l’Unico. Neppure le navi a vapore o i proiettili Shrapnell ancora sconosciuti a Stirner, annotavano ancora gli autori de l’Ideologia Tedesca. E chissà quale potrebbe essere l’analisi del Coronavirus in un’edizione aggiornata se la Cina per Stirner altra forza non ha che l’abitudine: “In Cina tutto è previsto; qualunque cosa possa accadere il cinese sa sempre come contenersi e non ha bisogno di risolversi secondo le circostanze; nessun caso imprevisto può farlo cadere dal cielo della sua tranquillità.”
Ogni asola ha il suo bottone e quel che succede a Bruxelles – per tramite di Pechino, con rimbalzo a New York – torna ineluttabilmente all’inciampo stirneriano messo a nudo dai fondatori del comunismo: “sopportare il male per non diventare proprietario del peggio”.
Gli strascichi conseguenti alla crisi da Covid-19 sono globali, travalicano il recinto dei carini, ma il codice è interamente “occidentale”, il canone è forgiato nel “secolo americano” e siccome è impossibile scappare dalla realtà, con l’Inghilterra che ha tolto il disturbo, con nessuno dei 27 membri dell’Unione Europea che pensi agli altri, tutto il male sopportato per evitare il peggio è un menare per il naso – per dirla con lo stesso Stirner – “la grande maggioranza composta di cervelli naturalmente limitati”. Il legno dell’umanità storto è, e ancora più storto torna a essere.