Siamo stati colti di sorpresa ed abbiamo capito, sulla nostra pelle, che non eravamo, e forse non lo siamo ancora, preparati ad affrontare un’emergenza di questo tipo. Abbiamo fatto fatica a capire, ci siamo mossi in modo confuso, disordinato e a volte poco efficace e senza mezzi adeguati. Sono venuti al pettine, in un solo momento, tutti i nodi causati da scelte-comportamenti sbagliati e perpetrati negli anni. Le nostre certezze sono diventate angosce, le nostre abitudini sogni. Ai nostri figli abbiamo dovuto confessare la dura verità : Il mondo è malato, il modello su cui si è basato lo sviluppo ha fallito, l’ambiente ci si è rivoltato contro dopo oltre mezzo secolo di abuso indiscriminato. E noi, come generazione, abbiamo una parte delle responsabilità. Ci siamo mossi freneticamente, impegnati in quelle che ritenevamo priorità, spinti dall’egoismo del tornaconto personale, sprezzanti del pericolo, complici di politiche poco rispettose del prossimo, colpevoli di comportamenti irresponsabili, salvo poi scoprire improvvisamente che siamo andati tutti indietro. Abbiamo per tanti anni confuso il movimento con il progresso. Puoi muoverti tanto, ma se non hai la direzione corretta da seguire, nella migliore ipotesi ti perdi. E noi ci siamo un po’ persi. Normalmente un padre spera sempre di lasciare qualcosa di buono ai propri figli. Oggi abbiamo capito che l’eredità migliore che possiamo lasciargli è un mondo più sano, più responsabile, più equo e più solidale. Abbiamo fatto spaventare i nostri figli, privandoli anche della loro libertà, gli abbiamo fatto vedere bollettini di guerra con i morti stipati nei mezzi dell’esercito, città vuote, scuole e parchi chiusi, e l’angoscia nei nostri volti per la preoccupazione di non riuscire a soddisfare i loro desideri fino ad arrivare ai loro bisogni.
Si dice che i cambiamenti non avvengono mai in maniera spontanea, e, cosi dicendo, ci si illude che, dopo oltre 20 mila morti, una perdita economica stimata in quasi dieci punti percentuali ed un tasso di occupazione che si ridurrà mediamente di oltre il 20%, forse qualcosa cambierà. Abbiamo curato i nostri malati COVID, nonostante le informazioni cinesi fossero approssimative, con terapie che sono migliorate nel tempo grazie al lavoro incessante dei nostri scienziati e del personale sanitario.
Ora, nella fase discendente dell’emergenza sanitaria ci ritroviamo nel picco dell’emergenza sociale ed economica. E dalla cura dei pazienti COVID dobbiamo passare alla cura della nostra società. E qui il compito diventa molto più difficile. Dobbiamo rivedere il modello di sviluppo che fino ad oggi abbiamo seguito, dobbiamo anche intervenire su una democrazia che ha bisogno di evolversi assicurando al popolo una rappresentatività altamente qualificata.
Abbiamo la grande fortuna di avere una guida spirituale illuminata che ci ha, in maniera molto semplice, fotografato la realtà ed indicato la direzione da seguire. Francesco, parla a tutti i laici, i cristiani e i credenti di tutte le religioni: “…E’ il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. …Siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo ridestati di fronte a guerre ed ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme…’’.
Ora è il tempo di remare insieme, come dice Francesco, spostando la prua della nostra barca comune verso la direzione del progresso, del benessere diffuso, cercando di non sprecare questa grande opportunità di cambiamento che la crisi ci ha consegnato. Ognuno nel suo piccolo provi a mettere nero su bianco, cosa ha imparato da questa crisi, cosa conta e cosa passa come dice il Papa, provando ad essere più responsabile nei confronti del prossimo. Mettiamoci tutti al lavoro; siamo ancora in tempo per recuperare e lasciare ai nostri figli un mondo migliore. In fondo ognuno di noi è un essere speciale.