Nasce quasi per gioco, da una richiesta di alcuni amici e compagni di lavoro del Brass, che qualche giorno addietro hanno suggerito al Maestro Ignazio Garsia di reinterpretare il brano “Palermo dai”, la canzone musicata dal Maestro Ignazio Garsia negli anni ‘80 con il testo di Salvo Licata. Ed è con questa richiesta che il presidente della Fondazione the Brass Group è tornato ad esibirsi, in video, con un unico desiderio: dare coraggio ai cittadini palermitani per trasmettere loro speranza e fiducia. Un racconto poetico in musica, un omaggio alla città di Palermo che Garsia ha voluto riprendere aggiungendo in modo significativo al testo la parola “Rinascerai”. Un atto d’amore dovuto in un momento di gravi tensioni e di sicure incertezze. Nel video Garsia racconta anche alcuni ricordi, aneddoti ed emozioni vissuti e legati al brano.
Caro maestro Garsia, la quarantena fa anche cose buone: ad esempio, le ha fatto venir voglia di esibirsi.
“Più che voglia di esibirmi, la quarantena mi ha convinto che nessuno può sottrarsi agli insegnamenti di chi ha pagato con la vita le parole ‘se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto’”.
Qual è il ruolo della musica, per lei e per tutti, in questi giorni di reclusione forzata?
“La musica è una delle cose più belle della vita. Ci aiuta a sognare, a immaginare, a sperare, ad amare, a essere più tolleranti. In una parola, ci aiuta a vivere. La musica, senza distinzioni di genere, dovrebbe ritornare ad avere una funzione fondamentale nella formazione dell’individuo. Sin dall’infanzia”.
Qual è il ricordo più bello legato all’interpretazione di “Palermo dai”?
“Quello che sto vivendo in questi giorni. Per la prima volta sento che la musica che ho interpretato, nonostante non abbia più voce, possa servire a qualcosa. Non essendo – oramai da troppi anni – nel giro della produzione musicale, difficilmente avrei potuto “piazzare” il dono che avevo scritto per Palermo. Negli anni ’90 la mia squadra del cuore non l’ha ritenuta idonea neanche per una stagione, nonostante non avesse un inno da oltre un decennio. Per un certo periodo ho tentato pure di convincere qualche cantante a utilizzare la mia musica ma, un po’ come racconta la leggenda genovese su la storia della Bella di Torriglia “tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia”. Così come tanti altri miei spartiti restano, sbiaditi dal tempo, nei cassetti della mia scrivania. Provi a immaginare, quindi, quanta gioia io viva oggi con “Palermo dai”.
Che tipo di sensibilità, secondo lei, ha mostrato Palermo nell’adottare le misure di contrasto e contenimento del Covid-19? Più alta o più bassa rispetto alle sue aspettative?
“Noi siamo gente del Sud. Abbiamo scorte di aria che gli altri non hanno. Vivendo tutto l’anno all’aperto, grazie al clima più bello che esista, i siciliani riescono a resistere più a lungo al chiuso”.
Che sensazione, un decano come lei, si aspetta di provare non appena sarà possibile partecipare – di nuovo – a un concerto jazz dal vivo? Se c’è una cosa che ci insegna il virus, è non dare (più) nulla per scontato.
“Sono certo che stia per nascere un nuovo mondo. Caratterizzato dal bisogno di sentire più in profondità una melodia, un’improvvisazione. Convinto come sono che anche l’ascolto di alcune note, di alcune frasi, sarà più consapevole. Più profondo. Più blues”.
(ha collaborato Rosanna Minafò)