I numeri sono addirittura superiori alle attese: solo nella giornata di ieri, sulla piattaforma del Silav, istituita dalla Regione siciliana, sono giunte poco meno di ventimila richieste da parte delle aziende per attivare la cassa integrazione in deroga, ossia uno degli ammortizzatori sociali previsti dal decreto Cura Italia. E’ questa la cartina da tornasole di una crisi generalizzata, che investe numerosi comparti e si rivolge soprattutto alle imprese con meno di cinque dipendenti, che non hanno altri tipi di garanzie come la cassa integrazione ordinaria o il fondo di integrazione salariale. Non è ancora nota la platea dei dipendenti, ma secondo i sindacati saranno ben superiori alle 200 mila unità (dato che ogni singola istanza può riguardare un numero variabile di lavoratori.
Il che, secondo il segretario regionale della Cisal, Nicola Scaglione, “fa presagire che i 110 milioni di euro finora previsti non saranno sufficienti: l’accordo siglato tra la Regione e le parti sociali va completato con un ulteriore intervento statale che metta sul piatto almeno altri 300 milioni, così come avevamo già chiesto”. “Gli uffici del Dipartimento Lavoro – ha detto Scaglione, durante un’audizione all’Ars – avranno il compito di istruire le pratiche da passare poi all’Inps per l’erogazione della Cig, ma la procedura in alcuni punti è eccessivamente farraginosa: bisogna snellirla di più, creando per esempio un automatismo tra la presentazione della pratica e l’emissione del decreto e ammettendo non solo la firma digitale ma anche l’uso della Pec. Sono necessari dei correttivi per andare incontro alle esigenze delle aziende, specie quelle con meno di 5 dipendenti, così da ridare fiato a migliaia di famiglie”.
Una ulteriore indicazione è giunta da Claudio Barone, segretario della Uil, che analizza i problemi operativi emersi fin qui: “Occorre uniformare il numero degli addetti aziendali con il “criterio dell’utilizzo medio”, e non con il numero assoluto dei lavoratori. Per esempio: due part time possono essere calcolati come un solo rapporto di lavoro, così come avviene già nelle altre regioni. Bisogna poi semplificare l’accesso delle aziende con più sedi operative nell’Isola, che devono essere trattate come sito unici”. Ma fuori dal calcolo della cassa integrazione in deroga, a cui sarà possibile accedere in base all’ordine cronologico di presentazione della domanda (e che dura, per decreto, fino a un massimo di nove settimane), ci sono alcune categorie che protestano. L’ha fatto rilevare Luca Sammartino, presidente della commissione Lavoro all’Assemblea regionale: “I problemi tecnici sul click day sono stati in gran parte risolti ma troppe categorie rimarranno fuori: lavoratori dipendenti ed autonomi non inclusi in queste ed altre tutele salariali. Penso a settori come artigianato, pesca, formazione professionale. Il governo deve attivarsi immediatamente per la ripresa delle attività economiche”.
Anche gli operatori del turismo, alcuni dei quali non metteranno nemmeno piede a lavoro, sono rimasti fuori dalla Cig in deroga. Secondo i sindacati si parla di una platea di cinquantamila persone, di cui 35 mila con contratti stagionali che non sono stati attivati. A loro resta la tiepida consolazione dell’una tantum da seicento euro. Ma anche in quel caso le risorse messe a disposizione da Roma potrebbero non bastare.