Perdite stimate tra i 5,1 e i 10,5 miliardi di euro. Il Cerved non dà scampo alle imprese siciliane. Lo studio dell’agenzia di informazioni commerciali, assunto come modello dalla Regione per mettere in campo gli interventi economico-finanziari di contrasto alla crisi, ipotizza un paio di scenari: se l’emergenza dovesse terminare a maggio, le perdite per il sistema produttivo sarebbero del 9,6%, con un calo di fatturato di 5,1 miliardi; nell’ipotesi peggiore, con l’emergenza fino a dicembre, la contrazione arriverebbe al 19,7% con un crollo del fatturato di 10 miliardi e mezzo. I settori più in sofferenza sono quelli degli alberghi e delle agenzie di viaggio: nel primo caso le perdite vengono stimate tra il 37,5% e il 73,3%, nel secondo tra il 35,5 e il 68,8%. Da qui l’esigenza di inventarsi qualcosa, una ricetta magari, per attenuare il rischio.
“Il piano lo ribattezzerei Sicilia 20.0 perché, se il virus si chiama Covid-19, noi lo superiamo presentandoci sui mercati riorganizzati ed efficienti come non mai”. L’idea è di Fabrizio Bignardelli, consigliere delegato del Centro Studi di Sicindustria Palermo e docente dell’università telematica Pegaso. Una vita al servizio delle imprese. E una fiducia immensa in quello che la Sicilia, in una fase d’emergenza mondiale, potrebbe rappresentare: “Sicilia 20.0 potrebbe essere l’head line che dovrà accomunare un territorio, un tessuto produttivo ed una Pubblica Amministrazione – spiega Bignardelli – che, al di là di ataviche differenze di sviluppo rispetto ad altre aree del Paese, nel momento più grave dell’era moderna, sono riusciti, tutti insieme, a dare un colpo d’ala rivoltando se stessi per proporsi nel contesto internazionale come un sistema all’avanguardia”.
E’ un approccio che va spiegato un passo alla volta, ma non prima di aver scandagliato il presente. “Ci muoviamo in un terreno inesplorato, sconosciuto e particolarmente ostile oltre che pericoloso. In una situazione come quella che stiamo affrontando, l’unica cosa che si fa è quella di guardare a chi guida il nostro ‘branco’, nella fiduciosa speranza che, il “comandante in capo”, abbia in qualche modo previsto la situazione, e che metta in atto tutte quelle strategie, conservate nei cassetti, che ci consentiranno di venirne fuori. Per il Covid-19 evidentemente, a livello planetario, non è andata così: i cassetti si sono rivelati vuoti”.
Muoversi alla cieca comporta dei rischi. E le incertezze in questa fase si pagano.
“In emergenza, ai leader di Paesi come il nostro viene chiesto di saper prendere decisioni rapide, giuste e di assumersi le responsabilità delle conseguenze che definiranno l’essenza stessa del nostro vivere sociale, della nostra geo-politica, dei nostri diritti e dei nostri doveri. Assistiamo invece a inutili conferenze stampa quotidiane di Borrelli, ed a inconcludenti show mediatici ricchi di annunci su iniziative estemporanee, scoordinate e complessivamente insufficienti, tese a tamponare la situazione attuale. Il problema è che non c’è nessuno che sta pensando al dopo. Attenzione, non lo dico io ma persone come Luca Montezemolo o Romano Prodi”.
Quali conseguenze teme per il Sud e per la Sicilia?
“Il rischio è che grandi e piccole realtà economiche del Nord e straniere vengano a rilevare per due soldi le nostre aziende (ed i mercati che le stesse faticosamente avevano conquistato). Se le nostre imprese chiudono per troppo tempo, rischiano di non riaprire più; occorre farle immediatamente dotare di sistemi e procedure che assicurino l’immunità da contagio affinché la riapertura delle filiere manifatturiere e dei servizi avvenga nel più breve tempo e nella massima sicurezza dei lavoratori”.
Gli scienziati non sono d’accordo. In ogni caso, ci spieghi come.
“In Sicilia siamo sempre all’inseguimento di una condizione economica ‘normale’ rispetto alle altre aree del centro-nord. Abbiamo davanti una occasione irripetibile se avremo la capacità di ‘muoverci’ prima degli altri. Seguiamo la lezione cinese di questi giorni: aprire un attimo prima in maniera selettiva per singole filiere; mettersi in moto quando la curva è discendente e non a contagio finito”.
Su cosa bisogna intervenire?
“Sono tre le aree strategiche che certamente daranno, a chi avrà la capacità di ripartire prima degli altri, la possibilità di acquisire un vantaggio competitivo difficilmente colmabile. La prima è lo snellimento delle procedure burocratiche: far diventare normali le procedure accelerate dall’emergenza. Il capo della Protezione Civile Borrelli ha detto che “il virus è più veloce della burocrazia”. Quindi bisogna sburocratizzare, evitare che le imprese siano costrette a trascorrere il tempo a riempire moduli”.
Le altre due?
“Innanzitutto, digitalizzare. Abbiamo scoperto di potere lavorare e studiare da casa; ma quante famiglie hanno un solo pc e devono fare i turni per usarlo? I sistemi di rete sono ancora insufficienti, occorre una decisa accelerazione per completare l’infrastrutturazione in corso, approfittiamo del fatto che in questo momento il traffico nelle grandi aree urbane è azzerato e non creando disagi si può procedere speditamente. L’altra chiave è la ricerca insieme all’alta formazione: siamo il territorio che investe meno di tutti in ricerca e sviluppo e che da troppo tempo non riesce a creare una classe dirigente a proprio uso e consumo. I nostri ricercatori ed i nostri giovani manager sono all’estero”.
Per il potenziamento di queste tre aree strategiche – pragmaticamente – cosa propone?
“L’attivazione immediata di una cabina di regia (le Camere di Commercio?) che vada nel dettaglio delle filiere produttive, analizzando le necessità specifiche, e le iniziative da mettere in campo per fare ripartire comparti come il turismo o l’edilizia che sono trainanti per la nostra economia. Secondo il Cerved, in Sicilia, la filiera turismo e trasporti rischia di perdere, per il Covid-19, nell’arco di un anno quasi 1,5 miliardi di fatturato. Non penso sia complicato approfittare della chiusura per mettere a norma gli edifici scolastici (anche soltanto facendo una manutenzione straordinaria, ridipingendo le aule e sostituendo i vetri rotti) o cancellare le buche nell’asfalto cittadino”.
Che misure propone?
“Ad esempio, approfittare della momentanea possibilità di fornire Aiuti di Stato per erogare: un contributo ai trasportatori (anche sotto forma di buoni carburante) da rigirare alle imprese che esportano fuori dal territorio regionale, per abbattere i costi di commercializzazione; un contributo su ogni passeggero straniero che arriva negli aeroporti siciliani, che è una procedura rapidissima, già adottata dalla Regione negli anni ’80: liste dei passeggeri consegnate all’arrivo nello scalo, vidimate dall’Enac locale, e trasmesse in tempo reale agli uffici della Regione per l’erogazione; e ancora, un contributo alle aziende horeca (hotels, restaurant, café) che utilizzano prodotti locali per la ristorazione; e poi, azzerare per almeno tre anni i canoni demaniali di arenili e porti turistici, e le tasse di soggiorno comunali. C’è un’ultima cosa…”.
Prego.
“Ripensare il modello di supporto finanziario, ma anche manageriale, alle imprese. Immettere capitale di rischio nelle imprese, ad esempio allargando la platea del “prestito partecipativo” ed esemplificandone al massimo la procedura. Creare uno ‘sportello’, affidato a grandi players internazionali, ma gestito con professionisti siciliani che possa supportare per periodi specifici le aziende soprattutto quelle piccole, nel ripartire velocemente e nel conquistare nuovi mercati”.
Sicilia 20.0 come sistema integrato d’eccellenza.
“Esatto. Safe, Smart, Stupor. Serve poi una grande campagna di marketing che ci proietti su tutti i mercati. Verrà fuori l’immagine di un territorio prima di tutto sicuro e sotto tutti i punti di vista decontaminato (Safe); dove la burocrazia, con un agile supporto digitale, riesce a fornire servizi, autorizzazioni e supporto cognitivo ai cittadini, e soprattutto alle imprese, in tempi immediati e con procedure semplici, limitando lo spostamento di persone, lunghe attese, e contenziosi infiniti; dove le Università ed il sistema formativo non obbligano i giovani a spostare le residenze per anni, costringendo le famiglie a sforzi spesso non sostenibili, ma dando a tutti opportunità formative diversamente non conseguibili (Smart); dove i turisti abbiano la possibilità di dotarsi di biglietti unici per trasporti, visite guidate, accessi in aree archeologiche o naturali; dove nel sistema della ristorazione possano consumare i prodotti agroindustriali siciliani e che prima di ripartire possano ordinarne per il consumo a casa propria, magari trovandoli dietro la porta al loro rientro (Stupor). Solo in questo modo avremo saputo trasformare una minaccia (di morire) in una opportunità (di crescere come non mai)”.