E’ ambientato nelle Grotte della Gurfa di Alia, in provincia di Palermo, il cortometraggio “Alto Giove” della flautista e direttrice d’orchestra siciliana Roberta Faja, disponibile su Youtube. Figlia d’arte che dopo il primo periodo di formazione sulle orme del padre Angelo, noto flautista e direttore d’orchestra di fama internazionale, si consacra alla musica barocca. Un lavoro multimediale senza testo tra immagini e musica, “Alto Giove”, ispirato all’omonima aria settecentesca dell’opera “Polifemo” di Nicolò Porpora. L’opera della Faja è un nuovo modo di intendere la musica barocca pensata solitamente per luoghi come le chiese. Nelle Grotte di Alia, di straordinario interesse storico, artistico e ambientale, si muovono delle entità che raffigurano il desiderio umano: sono i musicisti dell’ensemble “Cordes et vent”, con i loro strumenti della tradizione come il clavicembalo, il traversiere, la tiorba e gli archi. Uniti alla voce di un soprano.
All’interno delle Grotte, Roberta Faja racconta di un desiderio incompiuto ma contemplato. Non solo il desiderio d’amore. Undici minuti di riflessione per ricercare le parti più oscure dell’anima. Spesso messe da parte. Così racconta la Faja: “Il desiderio nasce dentro l’uomo non sempre consapevole della radice dello stesso. Nel suo evolversi questo desiderio non sempre è concretizzabile. Un impulso volitivo – spiega la Faja – diretto a qualcosa di cui si desidera la contemplazione oppure il possesso. Nel buio della grotta il desiderio nasce da ombre indefinite che prendono vita divenendo corpo, strumento e infine musica per poi fallire e tradire le più forti aspettative. Il desiderio rimasto inespresso o non raggiungibile brucia come lava rovente in un vulcano spento”.
“Un cortometraggio che lascia spazio a soggettive interpretazioni”. Sulla scena di “Alto Giove” ci sono i “Cordes et vent”: il soprano Elena Carlino, i traversieri Roberta Faja ed Ester Prestia. I violini Valeria Mannoia, Annalisa Scalia, Irene Piazza e Rosa Alongi. Le viole Vincenzo Bono e Carmelo Fallea. I violoncelli Ramashanty Cappello e Mauro Greco. Il contrabbasso Luciano Nania. La tiorba Silvio Natoli e il clavicembalo Rosalba Coniglio. Dentro le Grotte che ospiterebbero la tomba del re cretese Minosse, la cui datazione risalirebbe all’età del Bronzo, si consuma perciò il desiderio. Perché conclude la Faja: “Concretizzata la fase della contemplazione, la storia finisce male. Non tutte le cose che desideriamo si possono realizzare”.
Come raggiungere le Grotte di Alia? Percorrendo la SS 121 da Palermo per Agrigento uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al km 189 si entra nell’abitato, si attraversa e percorrendo la SP 53 si giunge alla collina dove sul fianco sud-ovest si aprono suggestivamente nella roccia le aperture di questo antichissimo e misterioso insediamento rupestre. Non si tratta di grotte naturali ma di un imponente monumento di architettura rupestre cavato nell’arenaria rossastra che compone il nucleo della collina. Gli ipogei sono stati ininterrottamente abitati fino agli anni ‘90 del ‘900, con uso agricolo. Alcuni studiosi le hanno definite “granai”. Le Grotte della Gurfa sono la più grande Thòlos, una costruzione funeraria del Mediterraneo. Si narra inoltre che in questo luogo impregnato di sacralità, si trovi la tomba del re Minosse, venuto in Sicilia in seguito all’inseguimento di Dedalo, il geniale costruttore del labirinto di Cnosso.