Nelle prime fasi dell’emergenza, la Regione siciliana aveva individuato 120 posti singoli “tenuti liberi” per i pazienti affetti da Coronavirus. Al momento quelli ricoverati in Terapia intensiva sono ventinove. Ma è evidente che i letti potrebbero non bastare appena si registrerà il picco dei contagi (“Previsto alla fine di questo mese e all’inizio del prossimo”). Per questo l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, in base alle necessità prospettate dal Ministero della Salute (ossia un incremento fino al 50% aggiuntivo), ha determinato che il numero dei posti letto previsti per i reparti di Terapia intensiva salisse dagli attuali 411 fino a 650 unità: “Alcune di quelle già attive sono già dotate di respiratori e ventilatori – ha detto Razza, durante le comunicazioni al parlamento siciliano – Come ci siamo riusciti? Innanzi tutto predisponendo la sospensione di tutte le attività chirurgiche non urgenti e indifferibili. Questo ha consentito a ciascuna azienda ospedaliera di riorganizzare la propria attività di sala operatoria, e determinato una crescita di posti letto di terapia intensiva pari al 30%. Applicando il peggiore moltiplicatore possibile, la dotazione di posti letto già disponibile a oggi consente alla Regione di non trovarsi in condizioni di asfissia. Comunque abbiamo richiesto al commissario nazionale, dott. Arcuri, di avere in dotazione ventilatori e respiratori per poter dotare i 650 posti letto previsti”.
Razza ha dichiarato, inoltre, che “abbiamo individuato mille posti letto “dedicati” per pazienti positivi al Covid-19 che non necessitano di cure in terapia intensiva, ed esteso il fabbisogno alle nove province delle regioni. Ieri abbiamo completato la ricognizione. Faremo in modo che ogni provincia possa gestire il suo segmento di contagio”. Per aprire i nuovi reparti di terapia intensiva – ha ricordato l’assessore alla Salute – “non sono necessari soltanto i posti, bensì chi li faccia funzionare, a partire dal personale”. A tal proposito l’Asp di Palermo e il Policlinico di Messina hanno bandito due avvisi pubblici a cui hanno risposto, per il momento, 600 infermieri e oltre 400 medici: “Queste professionalità – ha garantito Razza – non finiranno nella sacca del precariato. Potremmo richiedere a questi soggetti di aderire a un protocollo che riguardi anche i propri familiari, il documento è in elaborazione con linee guida dell’isolamento domiciliare”.
“Fra le misure adottate dalla Regione e dal presidente Musumeci c’è pure la creazione dei Covid Hospital – ha detto l’assessore -, con la riconversione delle strutture ospedaliere che in alcune province è già cominciata. Si tratta di una scelta necessaria”. Sul controesodo dalle Regioni del Nord, Razza parla di 35 mila siciliani tornati a casa nelle ultime settimane. Sono quelli registrati al portale messo a disposizione dalla Regione: “Ieri si è riunito l’osservatorio scientifico istituito dalla Regione. Stiamo lavorando per valutare la possibilità di allargare il campionamento a test con il tampone o con altri strumenti a questa popolazione che è rientrata, non ha senso farlo nell’immediatezza ma a sette o 14 giorni dal loro rientro in Sicilia, in maniera da isolare una platea potenzialmente asintomatica. Potremmo richiedere a questi soggetti – ha proseguito – di aderire a un protocollo che riguardi anche i propri familiari, il documento è in elaborazione con linee guida dell’isolamento domiciliare”.
L’ultima questione illustrata in aula da Razza riguarda i kit di protezione personale, cioè la dotazione di mascherine, occhiali e camici, che non bastano a soddisfare il fabbisogno sanitario: “All’inizio di questa emergenza il dipartimento nazionale di Protezione Civile aveva stabilito di accentrare i fabbisogni in un’unica centrale. Ci era sembrata una scelta lungimirante. Purtroppo molte commesse sono state bloccate alle frontiere e ciò ha determinato un rallentamento nella distribuzione. Tante imprese siciliane si sono offerte nelle ultime ore per riconvertire la propria produzione: è stato avviato un discorso coi distretti di Trapani ed Enna, e anche quello etneo ha iniziato a muoversi”.