Prima l’emergenza sanitaria, poi tutto il resto. Nel maxi decreto economico varato questa mattina dal Consiglio dei Ministri, ma sui cui si è lavorato per tutta la giornata di ieri, un intervento da 3,5 miliardi (sui 25 totali) è stato destinato a sanità e protezione civile. L’obiettivo del governo Conte è contenere il virus. A tal proposito le disposizioni sono stringenti, pressoché obbligatorie, e prevedono la precettazione delle cliniche private. Cosa vuol dire? Che nel caso in cui le Regioni non dovessero raggiungere l’obiettivo dell’aumento dei posti in Terapia intensiva o nelle unità operative di Malattie Infettive, possono sottoscrivere contratti con strutture private non accreditate al Sistema Sanitario Nazionale (cosa che, fra l’altro, è già avvenuta ad esempio in Lombardia). Alle cliniche, proprio in nome dell’emergenza, non verranno richiesti i requisiti che di solito occorrono. Nella bozza del decreto, si leggeva che le prestazioni saranno remunerate dalle regioni “corrispondendo al proprietario dei beni messi a disposizione, una somma di denaro a titolo di indennità di requisizione”.
Requisire è la parola d’ordine: ad esempio, a chiunque potranno essere requisiti dalla Protezione Civile i kit di protezione individuale che in queste ore scarseggiano nelle strutture sanitarie. Al commissario Domenico Arcuri, che vigila sugli approvvigionamenti, andranno in dote 50 milioni di euro per le agevolazioni o finanziamenti a fondo perduto verso le aziende produttrice di mascherine, guanti e camici. I prefetti potranno requisire gli alberghi, fin qui vuoti, e decidere di destinarli a succursali di reparti ospedalieri, sempre allo scopo di recuperare posti letto. Un altro elemento “forte” è il ricordo a personale sanitario militare. Ufficiali medici (120) e sottoufficiali infermieri (200) saranno arruolati per un anno: tra i requisiti richiesti c’è l’età (non devono aver superato i 45 anni) e che siano laureati in medicina o infermieristica. Inoltre vengono stanziati poco meno di 35 milioni per il potenziamento dei servizi sanitari militari e per l’acquisto di dispositivi medici o presidi sanitari utili alla gestione dei casi urgenti e al biocontenimento del Covid-19.
Per far fronte a un fabbisogno sempre maggiore, sarà tenuto in servizio il personale medico e tutti gli operatori socio-sanitari che sarebbero dovuti andare in pensione, mentre si potranno riconoscere come valide le qualifiche professionali conseguite all’estero. Anche la laurea in medicina varrà come abilitazione. Le aree sanitarie temporanee, inoltre, potranno essere allestite – in deroga rispetto ai piani regolatori e ai regolamenti edilizi – dentro e fuori le strutture ospedaliere.
Sul fronte economico, la manovra prevede sostegni alle imprese: sia per quelle che si sono fermate, sia per quelle che continuano a lavorare. Agli autonomi, inclusi i lavoratori del turismo e dello spettacolo, arriva una una tantum da 500 euro. Per tutte le aziende c’è la possibilità, invece, di usufruire per nove settimane di cassa integrazione in deroga (ammonta a 5 miliardi l’investimento per gli ammortizzatori sociali). La Cig verrà estesa a tutti i settori attualmente non coperti, come i comparti dell’agricoltura e della pesca (escluso solo il settore domestico). Il capitolo “occupazione” vale nel complesso 10 miliardi.
Come già annunciato, vengono rinviate le scadenze fiscali e vengono sospesi i mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. Nasce un fondo “di ultima istanza” da 200 milioni per aiutare chi nel 2019 aveva guadagnato meno di 10mila euro e ora a causa del virus si è dovuto fermare. Chi ha continuato ad andare al lavoro a marzo avrà un bonus di 100 euro. Per le famiglie con i figli a casa arrivano congedi speciali retribuiti al 50% fino a 15 giorni o in alternativa un bonus baby sitter da 600 euro che salgono a 1000 euro per medici e tecnici sanitari. Ci sono misure per proteggere gli autisti di scuolabus, i taxisti, i postini, ma anche rimborsi degli spettacoli e sostegno all’editoria.
“Mettiamo in campo 25 miliardi di denaro fresco e attiviamo flussi per 350 miliardi: è una manovra economica poderosa – ha detto il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa coi ministri Gualtieri (Economia) e Catalfo (Lavoro) -. Non abbiamo pensato e non pensiamo di combattere un’alluvione con gli stracci. Stiamo cercando di costruire una diga per proteggere imprese famiglie lavoratori. Il governo è vicino alle imprese, i professionisti, le famiglie, alle donne e gli uomini, i giovani che stanno facendo enormi sacrifici per tutelare il bene più alto. Nessuno deve sentirsi abbandonato”. “Possiamo parlare di modello italiano non solo per la strategia di contrasto – ha rilevato il presidente del consiglio – ma anche di un modello italiano per la strategia” di risposta economica all’epidemia del Coronavirus.