Alla stregua di una Sea Watch qualunque, il presidente della Regione Nello Musumeci, nel pomeriggio, ha chiesto all’unità di crisi nazionale se non fosse il caso di impedire lo sbarco alla nave da crociera Opera, che con un giorno d’anticipo rispetto ai programmi, è approdata al porto di Messina. Colpa di Malta, che come avviene coi migranti, ha negato il porto all’imbarcazione turistica della MSC, pur in presenza di autorizzazione sanitaria. Il comandante ha così deciso di fare rotta sulla città dello Stretto: “Non conoscendo la situazione sanitaria a bordo – ha evidenziato Musumeci – bisogna garantire utili misure sanitarie”.
Mentre Musumeci parlava, qualcuno a terra agiva. Gli operatori al terminal crociere, che sono stati istruiti sulle procedure, hanno effettuato il controllo della temperatura dei passeggeri utilizzando un termoscanner mobile. Al termine delle operazioni, l’autorità sanitaria di Messina ha concesso il nulla-osta allo sbarco, e le 2.200 persone a bordo hanno abbandonato la nave. Anche il sindaco Cateno De Luca, che non è solito sottrarsi alla polemica, ha rigirato il coltello nella piaga: “Ho ricevuto più di una sollecitazione a non fare approdare le navi da crociera a Messina. Desidero confermare che al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza che si è tenuto in Prefettura è stato ribadito con le Autorità presenti che prima dello sbarco dei passeggeri sarebbero stati eseguiti i controlli a carico dell’USMAF, che è l’organo deputato alla sanità in ambito marittimo. Non sono stati riscontrati pericoli sanitari. L’interdizione all’approdo, comunque, poteva essere disposta solo dal Prefetto che rappresenta il Governo in ambito locale, e con il quale siamo in costante contatto. Terminati i controlli dunque, non vi erano ragioni per le quali impedire lo sbarco dei passeggeri”.
Altra sconfitta per Musumeci, che nei giorni scorsi aveva chiesto al governo nazionale di impedire lo sbarco della Sea Watch, carica di migranti, perché l’hotspot di Messina non era attrezzato per un’accoglienza di questo tipo. Anche in quel caso i profughi ottennero l’autorizzazione. Anche questa volta Musumeci ha avuto da ridire sulle scelte di Roma: “La scelta dell’Unità di crisi e del ministero dell’Interno appare non improntata a spirito di responsabilità. A Roma cercano a parole la collaborazione con le Regioni, ma nei fatti agiscono con arroganza. Ne prendiamo atto, ma non ci rassegniamo”.