In principio fu Roberto Saviano che diventò «amico di Maria» in arrivo dall’allora binario Rai3 di Fabio Fazio: un precettore che alternava il volto bonario del fratello maggiore a quello severo del pedagogo. Poi si presentò l’Uomo del Cambiamento, Matteo Renzi, ancora ubriaco di Leopolda, per l’occasione scravattato, in chiodo, sottogiacca a “v” e jeans a dire che nessuno può fermare il talento che ha la meglio solo se conquistato col sudore, a costo di qualche ruzzolone, senza però avvisare – ché allora mai lo avrebbe pensato – che dal 40 per cento si passa al 4 nel bagliore di un lampo. Ieri sera sono arrivate invece le Sardine, tre portavoce e una trentina di supporter a fare da sfondo, per parlare di bellezza, inclusione e antifascismo.
I pesciolini moltiplicatisi in breve tempo in migliaia di migliaia nelle piazze d’ogni dove, il movimento giovane e inedito che gliele canta al potere, anche a quello «amico» che gli strizza l’occhio concupiscente, magari attirandolo artatamente – coi casini che ne conseguono – dentro un’inquadratura, una fotografia, una dichiarazione, una stretta di mano, ha conquistato il Palazzo d’inverno della zarina Maria (De Filippi) e da lì ha ri-lanciato la sua sfida ideologico-filosofico-estetica (non ancora del tutto pervenuta quella politica. scusate la parolaccia): pochi minuti soltanto, citazioni a go-gò, da Liliana Segre a Martin Luther King (ragazzi, però fateli chiari i nomi, se vedeste un po’ più di «Eredità» capireste che – ahinoi tutti – non è nota all’universo mondo la differenza tra un pastore-pastore e un pastore protestante), dal piccolo Aylan morto su una spiaggia alla pasionaria Greta evocati dalle immagini.
Contaminazione anche questa, così cara al movimento, nel senso che si va ovunque a portare il messaggio, ci si mischia, ci si tocca e ci si parla vis-à-vis anche in tempo di contagiose paure, e i giovanissimi «amici di Maria», si sa, anche se a Maria non piace perché le puzza un po’ di razzismo, non tutti sono attrezzatissimi, sono un po’ un generone sociale, e il talento, più che cercarlo in se stessi, lo applaudono, delegando utopie, nel sogno possibile di un aspirante cantante o di un aspirante ballerino, già idolo dopo breve permanenza davanti alle telecamere.
Missione compiuta, dunque, per Jasmine Cristallo, Lorenzo Donnoli e Mattia Santori (l’unico non tremebondo davanti a quel po’ po’ di telecamere: e che leader sarebbe, suo malgrado, altrimenti?). «Pronti al debutto – scrivevano ieri pomeriggio sulla loro pagina ufficiale facebook –. Con la giusta tensione di chi fa qualcosa che non ha mai fatto, ma con la felicità di portare un messaggio in cui crediamo in un posto che ci piace perché parla con l’arte, in cui abbiamo scelto di essere. Una decisione forte che rivendichiamo (replica alle bordate di critiche ricevute dalla base del movimento e dai “nemici”, ndr.) e che ci dà l’opportunità di parlare ai giovani e di portare i nostri valori in un programma che premia il talento».
Così come alla spicciolata erano entrate, così alla spicciolata le Sardine sono uscite e la vita televisiva è tornata alla placida, acquiescente normalità di canti e balli di sfrontata rivalità, di corsa al successo tra acuti e pirouettes, di insegnanti e allievi, di coretti con Al Bano e Romina, di Loredane incatafalcate nella propria icona bluastra, di giurati “vip” assoldati al volo, di quell’Italia insomma che fu, è stata ed è. L’importante, d’altronde, è che il messaggio fosse già stato consegnato al mittente, anche in un ex teatro di posa Titanus, sulla Tiburtina. Senza bisogno di dare il “via al televoto”. Sperando che, anche senza quello, chissà…