Neanche Gianfranco Miccichè, stando al racconto di “Repubblica”, avrebbe preso bene l’intervento in tackle di Musumeci sul caso Mineo. L’ex deputato forzista, da sempre molto legato al presidente dell’Ars, si è dimesso dal gabinetto dell’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, dopo la nota dello stesso Musumeci che richiamava all’ordine e alla moralità i partiti. Miccichè non si è mai espresso sull’argomento, lasciando trasparire un certo fastidio per l’invito consegnato da Musumeci al suo assessore di riferimento. La tensione nel centrodestra rischia di contaminare anche le alleanze in chiave amministrative. Sono molti i comuni in cui il centrodestra si presenta diviso alla meta. A Termini Imerese, ad esempio, Forza Italia fa corsa da sola, senza tener conto della volontà degli alleati: e ha già candidato a sindaco Francesco Caratozzolo. Altra questione “interna” tutta da dirimere ad Agrigento: dove Micciché appoggia la candidatura di Giorgia Iacolino, mentre l’area del partito che fa riferimento al deputato regionale Riccardo Gallo farà votare Zambuto, l’ex presidente dell’assemblea regionale del Pd, sostenuto però da tante anime del centrodestra. Della frammentazione si è lamentato anche Gino Ioppolo, segretario regionale di Diventerà Bellissima: “Gli esponenti di alcuni partiti hanno presentato candidature che non sono il frutto di un accordo di coalizione”. Innescando la scintilla.

A far crescere il tono della polemica ha contribuito anche una nota pubblicata da Saverio Romano, leader del Cantiere Popolare e una delle due anime, assieme a Raffaele Lombardo, del gruppo dei Popolari e Autonomisti all’Ars: “Ho chiesto a Musumeci un vertice tra i partiti che lo hanno eletto. In Sicilia la coalizione di centrodestra se non è un valore non può nemmeno essere una camicia di forza – ha detto Romano – Le elezioni Europee del 2019 ed i continui spostamenti del ceto politico, unitamente all’inesistente dialettica all’interno della coalizione, hanno determinato uno stato di fibrillazione che più volte si è manifestato, soprattutto nel Parlamento regionale, condizionando e rallentando provvedimenti urgenti e necessari. Ne è riprova l’esercizio provvisorio e le tante riforme promesse ai siciliani ma ferme al palo. Ho chiesto, in un incontro di due giorni fa, al Presidente Musumeci, di farsi carico di un incontro con i soggetti politici della coalizione che lo ha eletto per affrontare insieme i temi più rilevanti dell’agenda politica siciliana. Mi ha promesso che prenderà l’iniziativa come Presidente della Regione e riferimento di sintesi della coalizione. È fin troppo ovvio invece che, i tentativi posti in essere da altri soggetti, per discutere di elezioni amministrative, in queste condizioni non possono vederci presenti e saranno costrette a naufragare, soprattutto se volute da chi ritiene ancora di esercitare un ruolo di leadership che non gli riconosciamo”.