Che il cattivismo spinto di Matteo Salvini piacesse agli italiani, lo avevamo sospettato ancora prima dei sondaggi (più della metà dei nostri connazionali approva la sua linea sul caso Aquarius). Del resto qualcuno lo deve avere pur votato proprio per le sue idee e per come le brandisce. Ciò che sorprende è piuttosto lo scollamento di una buona parte dell’opinione pubblica dalla realtà più complessa e dolorosa del messaggio salviniano. Che non è quella legata al radicalismo di certe posizioni antiumanitarie e discriminatorie, ma quella inerente alla mistificazione e all’annientamento dei fatti.

Quando Salvini dice che chi era sull’Aquarius era in crociera, dice una cosa falsa, oltre che grottescamente fastidiosa. Su tutto si può discutere, sull’Europa, sulle politiche di accoglienza, sulla sorveglianza armata dei nostri mari, sulla fantomatica chiusura dei porti, persino sulla violenza di certe idee contundenti. Ma non su ciò che non è, sull’ontologicamente falso. L’Aquarius non faceva una crociera e i disperati che stavano a bordo non erano turisti gaudenti. Ma l’Italia che guarda il mondo con gli occhi di Salvini finge di non accorgersene per non uscire dalla echo chamber in cui si è rifugiata.