Il ruolo e le responsabilità di Alberto Pierobon, che non risulta indagato, sulla questione riguardante Paolo Arata, vanno colte anche nei rapporti e nelle interlocuzioni col collega Toto Cordaro, che nel suo interrogatorio ha “denunciato” di aver avvertito pressioni da parte del collega per sbloccare la pratica dei due impianti di biogas che Arata e Nicastri avrebbero voluto realizzare in Sicilia. Nel corso dell’intercettazione del 25 giugno, Paolo Arata pronuncia un’altra frase al telefono con l’interlocutore: “Ricordati l’altra cosa se vuoi”. Pierobon risponde: “Non sono in grado di ricordare il riferimento di Arata, posso immaginare – dice l’assessore – che si riferisse alla sollecitazione di Cordaro in vista del procedimento per la valutazione di impatto ambientale”. Pierobon dice di aver “messo in contatto Paolo Arata con l’assessore al Territorio, anche se non ho mai dato per scontato l’esito del procedimento”. In un’altra occasione, aggiunge, “ho presentato l’assessore Armao ad Arata, un incontro del tutto casuale”. Pierobon arrivò persino a chiedere ad Arata una relazione sul biogas, “ma non era legata al progetto portato avanti da Arata”. Bensì “gli ho chiesto la relazione perché lo ritenevo competente sulla base dei titoli di cui lui stesso si vantava”. L’assessore ha ammesso anche di aver messo due avvocati a disposizione di Arata dopo che la commissione Via aveva bocciato il progetto del biogas. “Coinvolsi il mio staff – ha detto Pierobon – perché Arata paventava azioni giudiziarie, esposti e denunce contro la mala gestio della Regione”. Il prossimo passo dei magistrati è un confronto diretto fra Pierobon e Cordaro.