E’ sui rapporti con Paolo Arata che ha provato a far luce l’interrogatorio dello scorso 28 gennaio, quando l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon, è comparso di fronte al procuratore aggiunto Paolo Guido e al sostituto Gianluca De Leo: “L’ho conosciuto casualmente all’interno dell’assessorato all’Energia – ha detto Pierobon su Arata, come contenuto nei verbali – insieme al direttore generale D’Urso, mentre usciva dal portone d’ingresso. Arata si presentò come ex parlamentare di Forza Italia, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente, responsabile dell’energia per il centrodestra e futuro presidente dell’Arera”. Ma l’audizione di Pierobon è condita da numerosi “non ricordo”.

Uno riguarda un’intercettazione del 2018 dai toni molti confidenziali con il faccendiere, arrestato assieme al figlio per lo scandalo dell’eolico e in affari con Vito Nicastri, uno dei finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro: “Ciao Paolo – diceva Pierobon – ascoltami, allora, domani lui firma quell’atto dovuto… perché è dovuto, ok?”. La firma riguardava un impianto di biogas che stava molto a cuore alla coppia Arata-Nicastri, che si sarebbe dovuto fare a Siracusa. Ma quella firma – da parte del direttore del dipartimento Rifiuti Salvo Cocina – non arriverà mai. Eppure Arata esultava per le parole dell’assessore che annunciavano lo sblocco della pratica: “Ah, che bella notizia”. Ma Pierobon lo metteva in guardia: “Eh, beh, ma finché non è… non portiamo a casa la pelle dell’orso”. Nell’audizione in procura, i pm hanno letto queste parole. E Pierobon ha candidamente ribadito: “Non riesco a ricordare se tra l’incontro casuale e la telefonata di cui mi avete dato lettura vi siano stati altri incontri o telefonate con Paolo Arata. In effetti – ha aggiunto – il tono confidenziale della chiamata del 25 giugno 2018 lascia presupporre contatti precedenti che però ribadisco di non essere in grado di ricordare e riferire”.