Un altro pasticcio è servito. A poche ore dallo scoccare del nuovo anno, il presidente della Regione Nello Musumeci, attraverso un decreto, ha affidato un incarico da dodicimila euro al prof. Uccio Barone, che qualche mese fa è finito al centro dello scandalo “Università Bandita”, nel sistema di corruzione che riguarda l’ateneo catanese. L’obiettivo dell’incarico è redigere un opuscoletto per conto di palazzo d’Orleans, che affronti il tema “i moti europei del 1820 nel corso dei quali la Sicilia ha rivendicato l’indipendenza, l’affermazione dell’autonomia e il ripristino della Costituzione del 1812”. Al netto dell’inchiesta, Uccio Barone sembra possedere i requisiti ideali: infatti è uno studioso dell’Italia liberale, come scrive nel curriculum, e ha “pubblicato studi sulla Sicilia e sul Mezzogiorno, occupandosi delle trasformazioni del territorio in seguito ai progetti di bonifica in età giolittiana e, più di recente, di temi relativi all’unificazione istituzionale dei Regni di Napoli e Sicilia dopo il Congresso di Vienna, al Risorgimento e alla transizione dal Regno delle Due Sicilie allo Stato unitario, alla Grande Guerra, al fascismo e alle sue ripercussioni sull’Italia meridionale”.
Ma c’è un “però”, ed è grande così. Riguarda l’inchiesta Università Bandita, in cui il docente – l’incarico gli venne sospeso, poi revocato, ma lui preferì andare in pensione – è tirato in ballo in prima persona. E la cui presenza sarebbe servita per far ottenere una cattedra al figliolo Antonio. Barone è infatti accusato di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta. E’ stato professore ordinario di storia contemporanea all’università di Catania, e per un periodo docente alla Facoltà di Magistero dell’Università di Palermo. Dal 2003 diventa coordinatore del dottorato di ricerca di Storia Contemporanea sempre a Catania, prima di essere eletto, nel 2009, preside della Facoltà di Scienze Politiche. Dal 2011 è presidente della fondazione Giovan Pietro Grimaldi di Modica. Una carriera quasi esemplare intaccata da qualche telefonata che di ordinario ha ben poco. Parlando con uno dei candidati alla vittoria di un concorso, definì la prova bella tosta “perché ci sono 10 domande, con sette idonei (…) Quindi ci vuole la preselezione… io le sparo alcuni nomi ma ora mi faccio dare l’elenco tutto… e vediamo chi sono questi stronzi che dobbiamo schiacciare”.
Barone, che nell’incarico affidatogli da Musumeci viene definito un ex docente, a Focusicilia.it, ha spiegato la natura della prestazione e la portata economica dell’incarico: “È un compenso lordo per cui circa la metà ritorna al fisco”. Il docente considera la cifra “una sorta di rimborso spese” per “una ricerca scientifica di prima mano con documentazione archivistica”, che richiederà “lunghi soggiorni all’Archivio di Stato di Palermo” e viaggi a “a Roma e a Parigi per prendere documenti su fondi del ministero francese”. Nessun accenno all’opportunità dell’incarico medesimo. Barone, tuttavia, ha confermato di aver ricevuto un avviso di garanzia e di voler correre di fronte ai giudici per dire che “sono una persona pulita e non ho fatto nulla”.
L’iniziativa di Musumeci ha agitato il Movimento 5 Stelle: “Il presidente Musumeci ha scelto, arbitrariamente e senza alcuna procedura comparativa, di destinare la somma al professore Barone, proprio colui il quale parlava testualmente di “stronzi da schiacciare” durante i concorsi universitari – ha detto la senatrice Simona Suriano – Proprio colui che secondo le accuse avrebbe cercato appoggi ed entrature per portare il figlio docente a Catania: e poi c’è riuscito. Proprio colui che, secondo i magistrati, organizzava finti convegni, in realtà mai effettuati per ottenere dall’ateneo i rimborsi e distribuirli con altri docenti che facevano parte delle commissioni dei concorsi. La commissione di questo studio grida allo scandalo. Musumeci torni indietro revocando l’incarico”.