E’ uguale a lui, ma questo con i truccatori che ci sono in giro non fa impressione. Gary Holdman, per dirne una, è diventato un impressionante Churchill ne “L’ora più buia”. Ma Favino “è” Craxi. Oltre all’aspetto fisico, la voce è la sua, i movimenti sono i suoi, l’incedere è il suo. La sensazione non è di guardare un attore che interpreta il leader socialista, ma è di vedere il segretario del PSI. Favino, già grandissimo Buscetta, qui supera se stesso. Non so se lo candideranno all’oscar ma lo meriterebbe tutto. Fine del film. Almeno per me.
Sinceramente non ho colto né un intento agiografico (il Craxi di Amelio è francamente antipatico), né una lettura “revisionistica” sulla figura dell’ex presidente del Consiglio. Hammamet racconta di un uomo malato, bilioso, ossessionato, che scappa dalla giustizia che l’ha condannato due volte con sentenze in giudicato. Non so che idea si farà chi non ha vissuto quegli anni, chi conoscerà Craxi attraverso questo film. Per chi c’era ricorda quelle vicende, si tratta della riproposizione della linea craxiana, cristallizzata nel famoso discorso in parlamento, sui costi della democrazia, sul “così fan tutti”, sulla giustizia politicizzata che ha perseguitato alcuni (Psi e Dc) e ignorato altri (il Pci). Argomenti che in Italia sono riecheggiati, con meno spessore politico, poi a lungo nell’era berlusconiana. Tutto già molto sentito, su cui ciascuno negli anni ha maturato le proprie convinzioni. Resta la mostruosa prova attoriale, il resto è noia. (tratto dal blog Strummerleaks, di Toi Bianca)