“Finalmente si è intrapreso un percorso di chiarezza nei confronti di tutti i siciliani e grazie al lavoro del Governo regionale, degli uffici e della commissione di appartenenza dopo una attenta valutazione dei dati trasmessi si è approvato il ddl su rendicontazione e assestamento, un provvedimento molto asciutto e rigido che farà ripartire la nostra regione ed ha evitato conseguenze nefaste per le categorie più deboli dei siciliani”. Lo ha detto Riccardo Savona, presidente della Commissione Bilancio dopo l’ok ai documenti contabili – non sono stati presentati emendamenti – che già domattina verranno incardinati all’Ars. La commissione ha approvato, con l’astensione dei tre membri del Movimento 5 Stelle e di Gucciardi (Pd) il ripiano del disavanzo in dieci anni accordato da Roma al governo siciliano. Anche in aula, vista la ristrettezza dei tempi, tutto dovrebbe filare liscio.

“C’è un iter delineato – aggiunge Savona all’Ansa – Adesso, superato il passaggio dell’Aula, si lavorerà per una politica che persegua il rigore ma al contempo che apra a un percorso che vede margini per lo sviluppo e gli investimenti del territorio siciliano attraverso una sana collaborazione con tutti gli enti collegati alla Regione e che si possa tracciare un percorso politico e di governo di ampio respiro e senza ulteriori problematiche finanziarie”. Domani, come anticipato, il presidente Micciché ha convocato una seduta d’aula per incardinare il rendiconto parificato e l’assestamento di bilancio, più l’esercizio provvisorio. Il termine per gli emendamenti scade domenica. Mentre l’aula comincerà a votare lunedì (probabilmente di mattina) per chiudere la partita entro e non oltre il 31 dicembre.

LA SOLUZIONE ROMANA DI MUSUMECI

“E’ stato trovato l’accordo: le soluzioni normative individuate saranno utili alla Regione Siciliana per ripianare il disavanzo di amministrazione, e le quote di disavanzo non recuperate, in un periodo di 10 anni”. Così il Sottosegretario al Ministero dell’Economia, Alessio Villarosa, ha annunciato l’accordo fra Stato e Regione per consentire alla Sicilia di spalmare 2,2 miliardi in dieci anni. La trattativa sembrava sul punto di saltare per la resistenza di Italia Viva, il partito di Renzi. Invece l’accordo è quagliato. Il governo potrà evitare un assestamento lacrime e sangue – anche se restano 87 milioni congelati per i comuni – ma dovrà dare a Roma delle garanzie, come riporta oggi Repubblica: 1) la costituzione di un collegio dei revisori dei conti; 2) l’esternalizzazione del cassiere regionale; 3) entro i prossimi 90 giorni, Palazzo d’Orleans dovrà presentare un piano di riforme concordate con Roma per ridurre il disavanzo, pena la riduzione della spalmatura in tre anni (e non in dieci).

Il quasi-commissariamento prende forma nelle parole del Ministro per il Sud, Peppe Provenzano: “Musumeci non può dire che lo Stato non c’è mentre chiede aiuto allo Stato – ha spiegato a Repubblica – Se è vero che Roma non ha fatto molto negli ultimi decenni, questo governo si sta impegnando tanto. Io però vedo la Sicilia sempre più isolata dal resto del Paese. Musumeci invece di fare polemiche avvii le riforme e dia una prospettiva a questa terra”. E ancora: “Per la Regione è il momento, dopo il giudizio severo della Corte dei Conti, di una riflessione su se stessa e sulla sostenibilità di un assetto che non ha visto in questi anni alcuna riforma, a partire dalla riscossione. Caricare le colpe sulla burocrazia, come fa Musumeci, non è coraggioso. E’ lui che deve riformarla”.

Al Cdm ha partecipato anche il governatore. “Non oso neanche immaginare senza questa norma quali conseguenze disastrose potrebbero verificarsi in futuro anche sul bilancio dello Stato Italiano – ha detto Villarosa, annunciando l’accordo sul Salva-Sicilia -. Sono veramente soddisfatto dell’obiettivo raggiunto per per la Sicilia e per l’Italia”. Battuta, quindi, la resistenza di Italia Viva. Il capogruppo alla Camera, Luigi Marattin, aveva definito la norma come “un dito in un occhio a tutti gli amministratori pubblici che si fanno in quattro per rispettare le regole” e aveva chiesto di modificarla. Era parso sulla stessa linea Davide Faraone, capogruppo al Senato dei renziani: “Non si può scaricare sui sindaci, sui lavoratori, sui cittadini siciliani il malgoverno passato e presente – ave a detto l’ex segretario regionale del Pd -. Il governo regionale deve garantire riforme, non può pretendere che vengano finanziati la cattiva politica e gli sprechi. Musumeci proponga riforme utili ai siciliani e tagli alle spese inutili, solo così avrà le carte in regola per chiedere di aver spalmato il debito. Non si possono firmare cambiali in bianco ad un presidente di regione totalmente immobile”. Alla fine della giornata entrambi i renziani si sono dichiarati soddisfatti per la soluzione trovata.

IL COMMENTO DI MUSUMECI E ARMAO

“L’intesa col governo Conte – ha dichiarato Nello Musumeci, all’uscita dal Consiglio dei Ministri – ci consente di proseguire nell’azione di risanamento, avviata già due anni fa, e di contenimento della spesa, tanto che non abbiamo contratto alcun debito sin dal momento dell’insediamento. Anzi, abbiamo ridotto l’indebitamento di ben settecento milioni di euro, rispetto agli otto miliardi che abbiamo trovato. Eviteremo così di effettuare tagli pesanti, che graverebbero sulle fasce più deboli della popolazione”. L’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha sottolineato, come riportato da Repubblica, che “entro novanta giorni sarà definito con lo Stato un accordo che contenga le prescrizioni richieste dal governo nazionale, ma soprattutto chiuda definitivamente le intese sull’autonomia finanziaria regionale”.

I CINQUE STELLE: EVITATO IL DEFAULT

“Grazie alla norma del governo Conte bis, che consente di spalmare il disavanzo 2018 in 10 anni, la Regione è salva da sicuro default. Non possiamo fare a meno, assieme a tutti i siciliani, di tirare un grosso sospiro di sollievo, ma ora la Regione non ha più scuse, deve iniziare quel cammino virtuoso che chiediamo da sempre e consenta di ridurre il disavanzo già dal prossimo anno”. Lo affermano i deputati del Movimento 5 stelle all’Ars che con una mini delegazione (composta dai deputati della commissione Bilancio di Palazzo dei Normanni, Luigi Sunseri e Sergio Tancredi) oggi hanno incontrato, insieme al viceministro delle infrastrutture e trasporti Giancarlo Cancelleri, il premier Conte a Roma per perorare la causa Sicilia.

Nel pomeriggio, presso il Ministero degli affari regionali si è svolto un incontro fra il Ministro Boccia, il presidente della Regione Musumeci e il viceministro Cancelleri che ha permesso di trovare l’intesa politica per poter portare a termine il salvataggio della Sicilia. “Siamo soddisfatti – afferma la delegazione – del risultato raggiunto anche grazie al nostro contributo: la Regione ora sarà costretta a fare con serietà e col massimo impegno i compiti a casa previsti dalla norma, e cioè, predisporre una serie di riforme che riducano il disavanzo, ma deve muoversi in fretta. Entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo, varato oggi, la regione dovrà sottoscrivere un accordo con lo Stato contenente specifici impegni di rientro del disavanzo, altrimenti la spalmatura dovrà essere contenuta in soli tre anni”.

CAMBIA IL CALENDARIO DEI LAVORI ALL’ARS

Il presidente Gianfranco Micciché ha disposto il rinvio della seduta dell’Assemblea regionale a sabato 28 dicembre. Non sono ancora arrivati all’Ars (“Ma il governo ha garantito che li presenterà entro domani” ha detto Miccichè) i documenti concernenti il rendiconto parificato e quello relativo all’assestamento, che il governo regionale non ha varato in attesa dei provvedimenti del Consiglio dei Ministri sul ripianamento del disavanzo. I documenti contabili verranno incardinati il 28 mattina, mentre i termini per gli emendamenti scadranno il 29. Giorno 30 la discussione e il voto. Il governo depositerà pure il disegno di legge sul prossimo esercizio provvisorio. E’ slittata pure l’elezione del vice-presidente dell’assemblea, ancora in stand-by dopo la nomina di Cancelleri a vice-ministro dei Trasporti.