“Non c’è nulla di più facile, per un avvocato, che accogliere la richiesta della vedova di un politico e dare la caccia a chi ha ammazzato suo marito”. Da qui prende spunto, ironicamente, il secondo romanzo di Vincenzo Lo Re, noto avvocato palermitano, pubblicato con la casa editrice Novantacento: si intitola “Nulla di più facile”. Per gli avvocati difendere un criminale è consuetudine. Ma in questo racconto la prospettiva si ribalta: il legale quasi si mimetizza con gli investigatori e va alla caccia dei colpevoli.
Vincenzo Lo Re, nella sua carriera che affonda le radici nel tempo (“Ho iniziato a 24 anni e quindi ho alle spalle 35 anni di avvocatura”), ha assistito personaggi celebri come l’ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ma è anche stato difensore di parte civile di Davide Grassi, il figlio di Libero, l’imprenditore palermitano fatto fuori dalla mafia per non essersi inchinato alla “legge del pizzo”. “Sono state due grandi esperienze. Ricordo ancora l’arringa per Grassi, contro gli assassini di suo padre. Per me è indimenticabile, perché so bene cosa rappresentasse per la città – spiega l’avvocato Lo Re, mettendo un attimo da parte la sua ultima fatica letteraria – Anche i processi a Crocetta hanno costituito un momento importante: ci ho messo un particolare impegno per dimostrare che alcune accuse a suo carico, come corruzione e abuso d’ufficio, fossero inesistenti. Un conto è il giudizio, positivo o negativo, che ciascuno di noi può avere sul politico, un altro la conoscenza dell’uomo e del rispetto che ha sempre avuto per il denaro pubblico. Rispetto ad altri presidenti che non badavano a spese per la rappresentanza, Crocetta è uno che in trasferta andava in pizzeria”.
Ma dedicarsi alla scrittura di un libro, come Lo Re ha evidenziato simpaticamente sui social, è roba ben diversa dal preparare la difesa di un cliente: “In Nulla di più facile ci sono frammenti di vari processi, alcuni inventati e altri vissuti, ma tutti filtrati con la fantasia. Il filo conduttore è la presenza di tre personaggi femminili che portano un avvocato a diventare investigatore privato, che si impegna a debellare una banda di personaggi poco raccomandabili di un quartiere popolare di Palermo, la città in cui è ambientato il romanzo. Mi piace evidenziare aspetti ironici e, per certi versi, grotteschi, con cui ha la possibilità di misurarsi solo chi ha fatto questo mestiere”:
Sono presenti spunti di vita reale di un avvocato-tipo, in cui ci si rende conto delle distorsioni del sistema: “C’è un ingegnere, arrestato per aver permesso le infiltrazioni della mafia durante l’esecuzione dei lavori, che scende dalla sua cella per l’interrogatorio di garanzia, con un’ordinanza di custodia cautelare alta un metro. Quando comincia a leggere sul dorso bianco dell’ordinanza, il giudice e l’avvocato pensano sia andato fuori di testa e se la ridono. In realtà s’era preso degli appunti utilizzando la forchettina di plastica che danno a quelli in isolamento. Un Paese civile dovrebbe dare carta, penna, block notes e post-it per difendersi, e invece prima dell’interrogatorio di garanzia non dà nemmeno la penna. Così lui s’era inciso quegli appunti tipo graffiti”. Robe da non credere.
L’esperienza del carcere è presente anche nel primo libro di Lo Re, scritto nel 2009: “Come un castello di sabbia”. La scintilla è una visita al “Pagliarelli” a Kurt Maier, l’imprenditore altoatesino che avrebbe dovuto salvare la fabbrica Keller di Palermo, ma poi fu arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta. “La prima volta che andai a trovarlo in carcere, mi chiese di fargli avere un accappatoio bianco. Ma gli risposi che non eravamo al Grand Hotel”. Anche in Nulla di più facile ci sono molti episodi legati alla detenzione, ma non mancano i riferimenti “ai luoghi della Sicilia e alla sua cucina”. Un viaggio nella tradizione, nella bellezza e nell’intrigo.