“Quando il centro-destra si presenta unito non c’è partita”: è questo il vecchio mantra rispolverato di recente da Salvini e Berlusconi, che all’indomani della “non vittoria” del 4 marzo, hanno fatto man bassa di regioni. La conquista del Friuli e del Molise, oltre allo scippo della Sicilia a Crocetta e ai 5 Stelle (nel novembre scorso), conferma la regola non scritta che vuole la destra italiana come la forza politica più forte del Paese. Che non significa per forza la più unita.

Il caso molisano – in cui il Movimento 5 Stelle, rispetto alle Politiche, ha bruciato 15 punti di margine sulla coalizione salvoberlusconiana – lo dimostra. E rischia di fare proseliti. In Sicilia, il prossimo 10 giugno, si vota per le Amministrative. Lo scenario, attualmente assai frastagliato, non impedisce di cogliere nell’area di centro-destra la favorita del lotto.

A Ragusa, Siracusa e Trapani, tre dei cinque capoluoghi di provincia in cui si va alle urne, Forza Italia e Lega, con l’apporto determinante dei movimenti civici, può spazzare via quel giallo grillino che alle ultime Politiche ha toccato vette inaspettate.

Il caso emblematico in cui forza elettorale e bramosia di potere collimano è Ragusa. Il centro-destra si presenta diviso in tre tronconi, ma in molti sussurrano che due di essi raggiungeranno il fatidico secondo turno (senza il 40% al primo non si vince). Forza Italia, nelle ultime ore, sembra aver trovato la convergenza sul nome di Maurizio Tumino, che parte un gradino sotto rispetto a Sonia Migliore – “Sonia non la fermi” è il suo slogan – e Peppe Cassì, dei tre quello con meno nemici e meno militanza politica. La città grillina rischia di svegliarsi nuda: dopo la mancata ricandidatura del sindaco Piccitto (reduce da cinque anni di scelte tormentate), la base e i vertici del movimento risultano entità lontane, tanto da mettere in dubbio l’agognato accesso al ballottaggio.

A Siracusa, dove l’uscente Garozzo ha scelto di non ricandidarsi e spaccare l’area di centro-sinistra, tutti i favori del pronostico sono per Ezechia Paolo Reale, candidato (quasi) unitario del centro-destra. L’assenza di Granata e Diventerà Bellissima non preoccupa più di tanto e la forza di Reale è talmente acclarata che gli addetti ai lavori/bookmakers hanno sospeso le puntate sul ballottaggio del 24 giugno. Più della grillina Silvia Russoniello, la più classica delle candidature “deboli”, preoccupa – si fa per dire – la consistenza di Fabio Moschella, candidato del Pd “ufficiale” con buona pace di Garozzo, che lo osteggia. La potenza del centro-destra si farà comunque largo in una roccaforte del Movimento 5 Stelle, che qui alle ultime Politiche ha sbancato con oltre il 55%.

Le Amministrative, però, sono un’altra cosa. E venendo meno i populismi di Di Maio e compagnia urlante, difficilmente gli elettori si rispecchiano nei proclami di un Mazzonello qualunque. E’ proprio lui, il 48enne architetto Giuseppe Mazzonello, a contendere, nella città di Trapani, il secondo gradino del podio a Giacomo Tranchida, appoggiato in incognito (e senza simbolo) dal Pd. I trapanesi, reduci da un anno di “vulnus commissariale”, punterebbero volentieri su Vito Galluffo, candidato unitario (o anche qui, quasi) del centro-destra, nonostante le resistenze di una parte di Diventerà Bellissima. Solo la Lega spariglia. Anche in questo caso manca l’unità, ma potrebbe arrivare la vittoria. Sebbene si tratti di una rivoluzione “in fieri” rispetto alle Politiche, sembra tutto fuorché una sorpresa. Friuli e Molise insegnano.