I Cinque Stelle l’hanno definita “una strage” di progetti. E in effetti si fa fatica a trovare un’altra definizione per la stroncatura, da parte degli uffici della Regione Siciliana, di 92 (dei 97) progetti di impianti di compostaggio presentati dai comuni – e quindi, pubblici – della Sicilia. Gli unici ammessi a finanziamento (la torta è grande, e vale 16 milioni di fondi comunitari) sono quelli di Motta Sant’Anastasia, Acireale, Malvagna, San Fratello e Mazara del Vallo. Molti sono caduti sotto i colpi dei funzionari, che hanno ravvisato – talvolta – anche piccole imprecisioni materiali. Ad esempio, “perché la firma digitale apposta sull’elaborato non era valida o uno dei documenti presenti nel dvd non era firmato digitalmente” ci ha tenuto a spiegare l’onorevole Sunseri, grillino.
Fa specie che in una terra martoriata dalla burocrazia e dai rifiuti, in cui la percentuale di raccolta differenziata (nonostante il trend di crescita) si attesti solo al 38%, e il resto della monnezza venga conferita nelle discariche, più che altro private, si utilizzi questo metodo per dire “no” alle proposte che provengono dagli enti locali. L’assessore all’Energia Alberto Pierobon ha già spiegato che “l’avviso non prevedeva soccorso istruttorio”, tuttavia il dipartimento “ha ascoltato, ha fornito informazioni, ha messo a disposizione moduli e schemi di regolamento. Ha anche concesso due proroghe per dare più tempo”. Ha fatto il possibile, insomma, ma “se le istanze presentavano degli errori è giusto che gli uffici le abbiano rilevate”. Per chi è rimasto fuori, però, ci sarà modo di recuperare alla riapertura dei termini.
Suona strano, stranissimo, che la Regione avalli le proroghe ai signori delle discariche – un ampliamento di 1,8 milioni di metri cubi all’impianto della famiglia Leonardi, a Lentini, e dieci anni di autorizzazione ulteriore a quella dei Proto, a Motta – mentre non può soprassedere su vizi formali di questa natura. Gli impianti di compostaggio (pubblici e di comunità) sono una delle poche, pochissime alternative alle discariche, dove i siciliani concentrano tuttora il 62% dei rifiuti. Il compost, che non può fare tutta la differenza del mondo ma aiuta, serve a smaltire la frazione umida, trasformandola in fertilizzanti buoni per l’irrigazione dei campi.
Una forma di riuso che si dovrebbe incentivare in ogni modo, in attesa di conoscere o adottare nuovi sistemi di smaltimento come il biogas e il biometano. Questa “grandissima, inaudita severità, del tutto fuori luogo”, come la definisce Sunseri, stoppa i Comuni che in quanto a virtuosismo devono ancora apprendere molto: specie quelli di grosse dimensioni, la cui percentuale di differenziata condanna il resto dell’Isola a un’emergenza perenne, e ormai quasi insostenibile.